Fertility day, dal caos per la campagna alle proteste a Roma. Il cortocircuito del Ministero della Salute
È stata chiamata Fertility Fake, la contro-iniziativa sui social e di gruppi di manifestanti ieri a Roma per protestare contro la campagna per la fertilità sostenuta dalla ministra Lorenzin. Molte le critiche piovute sul Ministero della Salute, anche da parte del premier Renzi: "Lo hanno detto in un modo che fa alzare i capelli anche a Berlusconi".
Clessidre, cuscini per dire di essere in attesa "di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali". È iniziata così la protesta a Roma contro il Fertility Day, la prima giornata nazionale dedicata alla formazione e all'informazione sulla fertilità, chiedendo le dimissioni della ministra Lorenzin e di poter intervenire all'incontro. Una contro-iniziativa chiamata Fertility Fake che ha avuto successo sui social con l'hashtag #SonoInAttesa.
La protesta partita sul web ha visto l'adesione di alcune organizzazioni e associazioni, tra cui Cgil, Arci, Act, Artemisia, Rete della conoscenza, Anddos, Unite in rete, Libere tutte, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, A Sud e Udi, Unione donne in Italia, con manifestazioni in varie città italiane.
Dal canto suo la ministra Lorenzin, finita sotto assedio negli ultimi giorni, ha cercato di salvare il salvabile, allontanando già mercoledì, allo scoppio del secondo putiferio sulla campagna pubblicitaria, Daniela Rodorigo, responsabile della comunicazione del dicastero e principale candidata a capro espiatorio per l'intero, clamoroso, cortocircuito avvenuto alla Salute. L'accusa all'avvocato Rodorigo, dal 2005 all'interno del Ministero, è quella di aver presentato alla ministra una foto diversa da quella poi pubblicata, dove il contrasto bianchi-neri era più evidente. Il problema, però, resta: perché nessuno prima di dare il via al materiale non si è premurato di verificare l’effetto sul web?
La ministra, ieri, ha comunque cercato di tagliare corto sulla vicenda, preferendo concentrarsi sull'evento in sé: "Nel Fertility Day parliamo di salute, poi c'è l'aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c'è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere".
A farle da eco il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, secondo cui l'Italia "è il Paese che più al mondo ha visto precipitare la fertilità dagli anni '70: il tasso di fertilità delle donne italiane è infatti a 1,3 dal 1976. Sarà a questi livelli in Francia, ad esempio, solo nel 2020 e in Usa solo nel 2050". Anche secondo Paola Binetti di Ap: "Prendersi cura tempestivamente della salute riproduttiva delle donne e degli uomini è quindi un obiettivo chiave in un Paese che vuole difendere il diritto alla prevenzione prima ancora che alla cura".
Tuttavia, a posare il macigno sulla campagna pubblicitaria è stato proprio il premier Renzi, intervenuto ieri sera al programma Otto e mezzo di La7: "Tecnicamente parlando è inguardabile dal punto di vista della comunicazione. E' sbagliato, lo ha detto anche lei. Lorenzin ha posto un tema vero di mancata crescita demografica. Ma lo hanno detto in un modo che fa alzare i capelli anche a Berlusconi". Una bocciatura senza appello che, se non porterà alle dimissioni della ministra (come chiesto da diversi parlamentari e personaggi pubblici, su tutti Roberto Saviano), di certo avrà ripercussioni sulle scelte da fare su tutte le prossime iniziative: "Faremo scelte più condivise".
Clessidre, cuscini per dire di essere in attesa "di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali". È iniziata così la protesta a Roma contro il Fertility Day, la prima giornata nazionale dedicata alla formazione e all'informazione sulla fertilità, chiedendo le dimissioni della ministra Lorenzin e di poter intervenire all'incontro. Una contro-iniziativa chiamata Fertility Fake che ha avuto successo sui social con l'hashtag #SonoInAttesa.
La protesta partita sul web ha visto l'adesione di alcune organizzazioni e associazioni, tra cui Cgil, Arci, Act, Artemisia, Rete della conoscenza, Anddos, Unite in rete, Libere tutte, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, A Sud e Udi, Unione donne in Italia, con manifestazioni in varie città italiane.
Dal canto suo la ministra Lorenzin, finita sotto assedio negli ultimi giorni, ha cercato di salvare il salvabile, allontanando già mercoledì, allo scoppio del secondo putiferio sulla campagna pubblicitaria, Daniela Rodorigo, responsabile della comunicazione del dicastero e principale candidata a capro espiatorio per l'intero, clamoroso, cortocircuito avvenuto alla Salute. L'accusa all'avvocato Rodorigo, dal 2005 all'interno del Ministero, è quella di aver presentato alla ministra una foto diversa da quella poi pubblicata, dove il contrasto bianchi-neri era più evidente. Il problema, però, resta: perché nessuno prima di dare il via al materiale non si è premurato di verificare l’effetto sul web?
La ministra, ieri, ha comunque cercato di tagliare corto sulla vicenda, preferendo concentrarsi sull'evento in sé: "Nel Fertility Day parliamo di salute, poi c'è l'aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c'è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere".
A farle da eco il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, secondo cui l'Italia "è il Paese che più al mondo ha visto precipitare la fertilità dagli anni '70: il tasso di fertilità delle donne italiane è infatti a 1,3 dal 1976. Sarà a questi livelli in Francia, ad esempio, solo nel 2020 e in Usa solo nel 2050". Anche secondo Paola Binetti di Ap: "Prendersi cura tempestivamente della salute riproduttiva delle donne e degli uomini è quindi un obiettivo chiave in un Paese che vuole difendere il diritto alla prevenzione prima ancora che alla cura".
Tuttavia, a posare il macigno sulla campagna pubblicitaria è stato proprio il premier Renzi, intervenuto ieri sera al programma Otto e mezzo di La7: "Tecnicamente parlando è inguardabile dal punto di vista della comunicazione. E' sbagliato, lo ha detto anche lei. Lorenzin ha posto un tema vero di mancata crescita demografica. Ma lo hanno detto in un modo che fa alzare i capelli anche a Berlusconi". Una bocciatura senza appello che, se non porterà alle dimissioni della ministra (come chiesto da diversi parlamentari e personaggi pubblici, su tutti Roberto Saviano), di certo avrà ripercussioni sulle scelte da fare su tutte le prossime iniziative: "Faremo scelte più condivise".
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.