La Santa catanese raccontata da Beatrice Immediata per le edizioni Paoline. Un testo che approfondisce molteplici aspetti di un periodo funesto per il Cristianesimo, tormentato dall'Impero romano ma non per questo privo di esempi di vera fede.
Chi pensava che la Patrona di Catania fosse un personaggio da relegata alla città della Sicilia orientale, dopo aver letto "Sant'Agata. Cristianesimo e martirio nei primi secoli" il libro di Beatrice Immediata, religiosa della Congregazione delle Figlie di San Paolo, dovrà ricredersi. Un culto quello per la Santa siciliana, che supera i confini locali per estendersi in tutto lo Stivale e oltre, toccando luoghi impensabili quali l'Europa, l'Argentina e l'India. Tutto questo per l'esempio dato in vita, che riecheggia a distanza di diciassette secoli. Vissuta nel III secolo dell'era cristiana, le fonti che narrano la sua vicenda sono posteriori, ecco perché la Storia - come in molti casi in periodi così lontani - si fonda con la leggenda .
Dagli Atti del Martirio, dalle testimonianze scritte e artistiche, sparse in diversi luoghi di culto in giro per l'Italia, si apprende che la Martire dell'antica Trinacria fosse una diaconessa di almeno 21 anni - età necessaria per accedere al diaconato femminile.
L'Istituzione per le donne nella primitiva Chiesa delle origini era consuetudine, abolita in seguito per "probabili latenti motivi di genere". Sta di fatto che Agata era dedita al Signore, vergine, bella e di buona famiglia. Ciò era inviso al potere romano, nella persona del proconsole di Catania, Quinziano, il quale per mire libidinose nei confronti della ragazza, così come per fini opportunistici per via dei beni della famiglia di lei, cercò di tirare acqua al suo mulino.
Approfittando delle persecuzioni cristiane in tutto l'Impero romano, tentò la carta della corruzione per costringere Agata ad abbandonare la fede cristiana e seguire il culto pagano - oltre che iniziarla ai piaceri della carne. L'animo depravato del proconsole non scalfirono le convinzioni della Siciliana, neanche di fronte al martirio, passanto per atroci torture e culminato con la morte, nella metà del III secolo d.c.
Con un testo in cui la scrittura è scorrevole e si presta alla lettura tutta d'un fiato, l'Autrice propone due blocchi: il primo in cui si indaga sulla figura di Sant'Agata, attraverso gli Atti del Martirio, passando in rassegna un culto che conosce l'apice nel triduo dal 3 al 5 Febbraio - in memoria del suo Dies Natalis - e il 17 Agosto - per celebrare il ritorno delle reliquie della Santa a Catania, dopo una lunga sosta a Costantinopoli.
Una festa impressionante, che dal 2002 è protetta dall'UNESCO come bene etno-antropologico di valenza mondiale. D'altronde per importanza i festeggiamenti in onore di Sant'Agata sono secondi solo alla Settimana Santa di Siviglia e al Corpus Domini di Guzco in Perù.
Il secondo blocco del libro affronta invece la piaga delle persecuzioni dei romani ai danni del Cristianesimo, ponendo una domanda legittima. Perché un Impero tollerante con i culti religiosi dei popoli conquistati e soggiogati, non accetta la fede in Gesù Cristo? Aspetti di natura socio-economica, politica e personale, chiariscono il dilemma.
L'uguaglianza, il considerare tutti fratelli, in aggiunta alla venerazione di un solo Dio, oltre che l'attitudine al proselitismo, inducono gli Imperatori - specie da Commodo a Diocleziano - a intraprendere una campagnia spietata in nome del paganesimo. Fiumi di sangue cristiano furono versarti in nome del rispetto verso divinità pagane.
La pretesa di essere venerati come divinità, il rispetto delle gerarchie tra liberi e schiavi e il paganesimo legato al potere statale, non permettevano una visione cristologica del mondo. Tra alti e bassi, ci vollero 3 secoli per porre fine allo scempio. Ci volle Costantino che con l'Editto di Milano del 313 impose una tolleranza per tutte le religioni, specie per quella cristiana.
Il sacrificio di Sant'Agata, a distanza di parecchi secoli produce ancora copiosi frutti. Giovani e adulti continuano a venerare una Santa del popolo, a cuore a diverse generazioni distanti per tempo e spazio. Il suo radicamento ai veri valori ne fanno un modello da seguire per coloro i quali perseguono lo scopo della sequela di Cristo.
Oggi sono cambiati i presupposti - anche se i martiri cristiani continuano ad essere numerosi - ma il discorso di fondo è sempre lo stesso: la fede non conosce mezze misure. La testimonianza che accomuna tutti i martiri della Storia del cristianesimo è sempre la stessa: la comunione con Dio.
SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: Sant'Agata. Cristianesimo e martirio nei primi secoli
Autore: Beatrice Immediata
Collano: I Radar
Editore: Paoline
Argomento: Santi e Beati
Anno di pubblicazione: 2016
ISBN: 9788831546775
Pagine: 200
Prezzo di copertina: €12,32 (acquista on line)
Chi pensava che la Patrona di Catania fosse un personaggio da relegata alla città della Sicilia orientale, dopo aver letto "Sant'Agata. Cristianesimo e martirio nei primi secoli" il libro di Beatrice Immediata, religiosa della Congregazione delle Figlie di San Paolo, dovrà ricredersi. Un culto quello per la Santa siciliana, che supera i confini locali per estendersi in tutto lo Stivale e oltre, toccando luoghi impensabili quali l'Europa, l'Argentina e l'India. Tutto questo per l'esempio dato in vita, che riecheggia a distanza di diciassette secoli. Vissuta nel III secolo dell'era cristiana, le fonti che narrano la sua vicenda sono posteriori, ecco perché la Storia - come in molti casi in periodi così lontani - si fonda con la leggenda .
Dagli Atti del Martirio, dalle testimonianze scritte e artistiche, sparse in diversi luoghi di culto in giro per l'Italia, si apprende che la Martire dell'antica Trinacria fosse una diaconessa di almeno 21 anni - età necessaria per accedere al diaconato femminile.
L'Istituzione per le donne nella primitiva Chiesa delle origini era consuetudine, abolita in seguito per "probabili latenti motivi di genere". Sta di fatto che Agata era dedita al Signore, vergine, bella e di buona famiglia. Ciò era inviso al potere romano, nella persona del proconsole di Catania, Quinziano, il quale per mire libidinose nei confronti della ragazza, così come per fini opportunistici per via dei beni della famiglia di lei, cercò di tirare acqua al suo mulino.
Approfittando delle persecuzioni cristiane in tutto l'Impero romano, tentò la carta della corruzione per costringere Agata ad abbandonare la fede cristiana e seguire il culto pagano - oltre che iniziarla ai piaceri della carne. L'animo depravato del proconsole non scalfirono le convinzioni della Siciliana, neanche di fronte al martirio, passanto per atroci torture e culminato con la morte, nella metà del III secolo d.c.
Con un testo in cui la scrittura è scorrevole e si presta alla lettura tutta d'un fiato, l'Autrice propone due blocchi: il primo in cui si indaga sulla figura di Sant'Agata, attraverso gli Atti del Martirio, passando in rassegna un culto che conosce l'apice nel triduo dal 3 al 5 Febbraio - in memoria del suo Dies Natalis - e il 17 Agosto - per celebrare il ritorno delle reliquie della Santa a Catania, dopo una lunga sosta a Costantinopoli.
Una festa impressionante, che dal 2002 è protetta dall'UNESCO come bene etno-antropologico di valenza mondiale. D'altronde per importanza i festeggiamenti in onore di Sant'Agata sono secondi solo alla Settimana Santa di Siviglia e al Corpus Domini di Guzco in Perù.
Il secondo blocco del libro affronta invece la piaga delle persecuzioni dei romani ai danni del Cristianesimo, ponendo una domanda legittima. Perché un Impero tollerante con i culti religiosi dei popoli conquistati e soggiogati, non accetta la fede in Gesù Cristo? Aspetti di natura socio-economica, politica e personale, chiariscono il dilemma.
L'uguaglianza, il considerare tutti fratelli, in aggiunta alla venerazione di un solo Dio, oltre che l'attitudine al proselitismo, inducono gli Imperatori - specie da Commodo a Diocleziano - a intraprendere una campagnia spietata in nome del paganesimo. Fiumi di sangue cristiano furono versarti in nome del rispetto verso divinità pagane.
La pretesa di essere venerati come divinità, il rispetto delle gerarchie tra liberi e schiavi e il paganesimo legato al potere statale, non permettevano una visione cristologica del mondo. Tra alti e bassi, ci vollero 3 secoli per porre fine allo scempio. Ci volle Costantino che con l'Editto di Milano del 313 impose una tolleranza per tutte le religioni, specie per quella cristiana.
Il sacrificio di Sant'Agata, a distanza di parecchi secoli produce ancora copiosi frutti. Giovani e adulti continuano a venerare una Santa del popolo, a cuore a diverse generazioni distanti per tempo e spazio. Il suo radicamento ai veri valori ne fanno un modello da seguire per coloro i quali perseguono lo scopo della sequela di Cristo.
Oggi sono cambiati i presupposti - anche se i martiri cristiani continuano ad essere numerosi - ma il discorso di fondo è sempre lo stesso: la fede non conosce mezze misure. La testimonianza che accomuna tutti i martiri della Storia del cristianesimo è sempre la stessa: la comunione con Dio.
SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: Sant'Agata. Cristianesimo e martirio nei primi secoli
Autore: Beatrice Immediata
Collano: I Radar
Editore: Paoline
Argomento: Santi e Beati
Anno di pubblicazione: 2016
ISBN: 9788831546775
Pagine: 200
Prezzo di copertina: €12,32 (acquista on line)
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