Siria, le forze Usa colpiscono infrastrutture siriane e il portavoce Usa John Kirby minaccia la Russia
La coalizione anti-Isis ieri ha distrutto due ponti vicino a Deir Ezzor, rendendoli insisponibili alle forze armate siriane nella prospettiva di riprendere il territorio al di là dell'Eufrate. Tensione alle stelle tra Usa e Russia. Gli Usa minacciano apertamente di far tornare i soldati russi in Patria nei sacchi per cadaveri
di Patrizio Ricci
La coalizione occidentale anti-Isis a guida Usa ha compiuto ieri due attacchi contro due ponti sull'Eufrate nelle immediate vicinanze di Deir Ezzor. Dopo aver distrutto il ponte al Mayadin, le forze aeree alleate hanno distrutto anche il ponte di al-Asharah. Non sono chiare le finalità strategiche della distruzione delle infrastrutture siriane. Gli attacchi sono avvenuti senza preavviso e senza prima consultarsi con le autorità legittime nella regione.
Anche se le finalità di quest'ultima azione non sono chiare, però è certo che gli Stati Uniti e loro alleati stanno agendo in Siria al di fuori della legge, contravvenendo al diritto internazionale. E' altrettanto chiara la posizione americana di piena ostilità alle forze dello stato siriano: il 17 dicembre la coalizione occidentale ha compiuto un attacco deliberato contro le forze siriane vicine all'aeroporto di Deir Ezzor. Dopo aver compiuto vari sorvoli di ricognizione ha ucciso 62 militari ferendone un centinaio durante un attacco prolungatosi ben 50 minuti. E' ovvio che dopo quella orrenda strage (a cui non sono seguite nemmeno scuse ufficiali), gli Usa si sarebbero dovuti almeno astenere nel compiere ulteriori azioni 'contro Isis' nelle vicinanze di Deir Ezzor avendo perso ormai ogni legittimità anche finalizzata alla lotta al terrorismo.
Non è la prima volta che la coalizione anti-Isis distrugge infrastrutture siriane con la giustificazione che sono usate da Isis. In precedenza le forze aeree alleate hanno distrutto centrali elettriche, raffinerie e anche silos per il grano. In definitiva la coalizione a guida Usa, dice di combattere Isis ma la realtà dei fatti dimostra che agisce in funzione anti-Assad e anti-siriana.
Quando la coalizione attacca le milizie dell'Isis lo fa in modo che queste si dirigano contro le postazioni siriane, come fa il cane da pastore con le pecore di testa del gregge, costringendole 'in un imbuto' ed obbligandole in una direzione o nell'altra.
Al di là della retorica umanitaria la guerra in atto è aspra: nell'ultima settimana gli Stati Uniti hanno cominciato l'invio attraverso la Turchia di una quantità impressionante di lanciatori BM21 Grad capaci di lanciare missili a 40 km di distanza. Questo atto non varrà a migliorare la situazione dalla stessa coalizione lamentata. Non sarà comunque l'ultimo atto di plateale ipocrisia: sono previsti ulteriori invii di armi antiaeree ai jihadisti, forse non solo manpads ma anche sistemi più sofisticati del tipo Sa-8 o Buk.
John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha detto che in caso di continuazione della guerra civile, i terroristi arriveranno a colpire interessi e città russe. Inoltre ha predetto che che la Russia vedrà presto l'abbattimento dei suoi aerei da parte dei ribelli e vedrà i soldati russi tornare in patria nei sacchi per defunti.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov ha risposto dicendo che queste parole sono l'ammissione più franca da parte americana che l'opposizione (il presunto leader della guerra civile in Siria) è controllata insieme dai terroristi internazionali e dagli Stati Uniti ed ha aggiunto che le maschere sono state definitivamente rimosse. Konashenkov ha anche richiamato "all'onore" l'ufficiale americano ed ha anche detto che all'esercito russo è ben noto che 'consiglieri americani in Siria' gestiscono e pianificano le operazioni dei militanti. Cionostante ha assicurato la piena volontà della Russia di proseguire il dialogo con la parte americana. "Tuttavia - aggiunto - da questo dialogo deve essere escluso, anche un il solo accenno ad una minaccia per i nostri soldati e per i cittadini russi". In definitiva per la Russia non è accettabile che gli Usa cerchino addirittura di contrattare le concessioni minacciando apertamente con il terrorismo.
E' chiaro che le motivazioni 'umanitarie' mascherano sempre di meno una pervasiva e spregiudicata volontà di conseguire l'obiettivo della vittoria a qualsiasi costo, indifferente delle conseguenze in termini di distruzione e sofferenza.
di Patrizio Ricci
La coalizione occidentale anti-Isis a guida Usa ha compiuto ieri due attacchi contro due ponti sull'Eufrate nelle immediate vicinanze di Deir Ezzor. Dopo aver distrutto il ponte al Mayadin, le forze aeree alleate hanno distrutto anche il ponte di al-Asharah. Non sono chiare le finalità strategiche della distruzione delle infrastrutture siriane. Gli attacchi sono avvenuti senza preavviso e senza prima consultarsi con le autorità legittime nella regione.
Anche se le finalità di quest'ultima azione non sono chiare, però è certo che gli Stati Uniti e loro alleati stanno agendo in Siria al di fuori della legge, contravvenendo al diritto internazionale. E' altrettanto chiara la posizione americana di piena ostilità alle forze dello stato siriano: il 17 dicembre la coalizione occidentale ha compiuto un attacco deliberato contro le forze siriane vicine all'aeroporto di Deir Ezzor. Dopo aver compiuto vari sorvoli di ricognizione ha ucciso 62 militari ferendone un centinaio durante un attacco prolungatosi ben 50 minuti. E' ovvio che dopo quella orrenda strage (a cui non sono seguite nemmeno scuse ufficiali), gli Usa si sarebbero dovuti almeno astenere nel compiere ulteriori azioni 'contro Isis' nelle vicinanze di Deir Ezzor avendo perso ormai ogni legittimità anche finalizzata alla lotta al terrorismo.
Non è la prima volta che la coalizione anti-Isis distrugge infrastrutture siriane con la giustificazione che sono usate da Isis. In precedenza le forze aeree alleate hanno distrutto centrali elettriche, raffinerie e anche silos per il grano. In definitiva la coalizione a guida Usa, dice di combattere Isis ma la realtà dei fatti dimostra che agisce in funzione anti-Assad e anti-siriana.
Quando la coalizione attacca le milizie dell'Isis lo fa in modo che queste si dirigano contro le postazioni siriane, come fa il cane da pastore con le pecore di testa del gregge, costringendole 'in un imbuto' ed obbligandole in una direzione o nell'altra.
Al di là della retorica umanitaria la guerra in atto è aspra: nell'ultima settimana gli Stati Uniti hanno cominciato l'invio attraverso la Turchia di una quantità impressionante di lanciatori BM21 Grad capaci di lanciare missili a 40 km di distanza. Questo atto non varrà a migliorare la situazione dalla stessa coalizione lamentata. Non sarà comunque l'ultimo atto di plateale ipocrisia: sono previsti ulteriori invii di armi antiaeree ai jihadisti, forse non solo manpads ma anche sistemi più sofisticati del tipo Sa-8 o Buk.
John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha detto che in caso di continuazione della guerra civile, i terroristi arriveranno a colpire interessi e città russe. Inoltre ha predetto che che la Russia vedrà presto l'abbattimento dei suoi aerei da parte dei ribelli e vedrà i soldati russi tornare in patria nei sacchi per defunti.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov ha risposto dicendo che queste parole sono l'ammissione più franca da parte americana che l'opposizione (il presunto leader della guerra civile in Siria) è controllata insieme dai terroristi internazionali e dagli Stati Uniti ed ha aggiunto che le maschere sono state definitivamente rimosse. Konashenkov ha anche richiamato "all'onore" l'ufficiale americano ed ha anche detto che all'esercito russo è ben noto che 'consiglieri americani in Siria' gestiscono e pianificano le operazioni dei militanti. Cionostante ha assicurato la piena volontà della Russia di proseguire il dialogo con la parte americana. "Tuttavia - aggiunto - da questo dialogo deve essere escluso, anche un il solo accenno ad una minaccia per i nostri soldati e per i cittadini russi". In definitiva per la Russia non è accettabile che gli Usa cerchino addirittura di contrattare le concessioni minacciando apertamente con il terrorismo.
E' chiaro che le motivazioni 'umanitarie' mascherano sempre di meno una pervasiva e spregiudicata volontà di conseguire l'obiettivo della vittoria a qualsiasi costo, indifferente delle conseguenze in termini di distruzione e sofferenza.
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