Trovato l'accordo per il trattato commerciale intercontinentale, dopo il no della Vallonia.
Via libera al Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada. Il trattato apre un nuovo capitolo nel commercio tra le due parti che, insieme costituiscono un mercato di 536 milioni di consumatori. Negoziato nel corso degli ultimi 7 anni, l'accordo eliminerà il 98 per cento delle barriere doganali tra Unione Europea e Canada e permetterà agli esportatori europei di risparmiare fino a 500 milioni di euro l’anno.
La firma è arrivata al termine di un summit convocato di domenica, a seguito della cancellazione per le resistenze del parlamento regionale vallone, preoccupato per le possibili ricadute del nuovo strumento. Un'opposizione superata grazie a una clausola aggiunta negli ultimi giorni, che tutela ulteriormente alcuni produttori della regione belga.
Secondo le stime della Commissione Ue, l'eliminazione delle barriere commerciali produrrà un aumento dei volumi di affari fino a 12 miliardi di euro l'anno, con l'abbattimento dei costi all'esportazione. Prevista anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Della possibilità di un accordo tra Europa e Canada si era parlato per la prima volta in una conferenza ad Ottawa, nel marzo del 2004, ma in pratica non se ne sarebbe parlato fino al 2009. Già 2 anni fa i negoziati erano stati conclusi e da allora è iniziato il processo di approvazione da parte di tutti i paesi europei.
Un documento di 1598 pagine in cui si parla non solo di tariffe, ma anche della possibilità per le imprese europee di partecipare alle gare per gli appalti pubblici in Canada e viceversa, il reciproco riconoscimento di titoli professionali, nuove regole per il diritto d'autore e i brevetti industriali. Ascoltati, infine, i produttori agricoli europei, con la tutela dei marchi di indicazione geografica per i prodotti alimentari che dovrebbe portare all'eliminazione delle contraffazioni canadesi dei prodotti.
Molto controversa la parte relativa alle "Investor-state dispute settlement", per le quali il Ceta stabilisce la creazione di un tribunale permanente, con giudici scelti da Canada e Unione Europea: si è, infatti, pensato che si possa creare un clima più attraente per gli investimenti consentendo alle imprese straniere di accedere a un "tribunale internazionale" per proteggersi da eventuali decisioni scorrette da parte dello stato estero dove operano. Una scelta problematica, che lascia tuttora perplessi, dal momento che permetterebbe alle società private di fare causa agli stati.
Nonostante la firma, il trattato, per entrare effettivamente in vigore, avrà bisogno della ratifica dei 28 Parlamenti nazionali. Solo allora potrà essere davvero vincolante, ma a questo punto non dovrebbero esserci più sorprese, superate le obiezioni valloni. L'Europa si appresta, così, a fare il suo ingresso nel mercato unico nordamericano sancito dagli accordi Nafta tra Canada, Stati Uniti e Messico, permettendo anche al TTIP, l'accordo con gli Stati Uniti, di "rientrare dalla finestra".
Via libera al Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada. Il trattato apre un nuovo capitolo nel commercio tra le due parti che, insieme costituiscono un mercato di 536 milioni di consumatori. Negoziato nel corso degli ultimi 7 anni, l'accordo eliminerà il 98 per cento delle barriere doganali tra Unione Europea e Canada e permetterà agli esportatori europei di risparmiare fino a 500 milioni di euro l’anno.
La firma è arrivata al termine di un summit convocato di domenica, a seguito della cancellazione per le resistenze del parlamento regionale vallone, preoccupato per le possibili ricadute del nuovo strumento. Un'opposizione superata grazie a una clausola aggiunta negli ultimi giorni, che tutela ulteriormente alcuni produttori della regione belga.
Secondo le stime della Commissione Ue, l'eliminazione delle barriere commerciali produrrà un aumento dei volumi di affari fino a 12 miliardi di euro l'anno, con l'abbattimento dei costi all'esportazione. Prevista anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Della possibilità di un accordo tra Europa e Canada si era parlato per la prima volta in una conferenza ad Ottawa, nel marzo del 2004, ma in pratica non se ne sarebbe parlato fino al 2009. Già 2 anni fa i negoziati erano stati conclusi e da allora è iniziato il processo di approvazione da parte di tutti i paesi europei.
Un documento di 1598 pagine in cui si parla non solo di tariffe, ma anche della possibilità per le imprese europee di partecipare alle gare per gli appalti pubblici in Canada e viceversa, il reciproco riconoscimento di titoli professionali, nuove regole per il diritto d'autore e i brevetti industriali. Ascoltati, infine, i produttori agricoli europei, con la tutela dei marchi di indicazione geografica per i prodotti alimentari che dovrebbe portare all'eliminazione delle contraffazioni canadesi dei prodotti.
Molto controversa la parte relativa alle "Investor-state dispute settlement", per le quali il Ceta stabilisce la creazione di un tribunale permanente, con giudici scelti da Canada e Unione Europea: si è, infatti, pensato che si possa creare un clima più attraente per gli investimenti consentendo alle imprese straniere di accedere a un "tribunale internazionale" per proteggersi da eventuali decisioni scorrette da parte dello stato estero dove operano. Una scelta problematica, che lascia tuttora perplessi, dal momento che permetterebbe alle società private di fare causa agli stati.
Nonostante la firma, il trattato, per entrare effettivamente in vigore, avrà bisogno della ratifica dei 28 Parlamenti nazionali. Solo allora potrà essere davvero vincolante, ma a questo punto non dovrebbero esserci più sorprese, superate le obiezioni valloni. L'Europa si appresta, così, a fare il suo ingresso nel mercato unico nordamericano sancito dagli accordi Nafta tra Canada, Stati Uniti e Messico, permettendo anche al TTIP, l'accordo con gli Stati Uniti, di "rientrare dalla finestra".
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