Il sindaco Pazzaglino critica la distribuzione dei fondi per la ricostruzione. I commercianti: "Nel piano della Protezione Civile non sono previsti aiuti".
Mentre prosegue la conta dei danni ed i primi sfollati vengono inviati negli hotel della costa, è il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, ad accusare: "I soldi del '97 per la ricostruzione sono finiti a comuni che l'avevano visto solo in televisione. E adesso ecco il risultato". Allora Pazzaglini era già sindaco di Visso e la ricostruzione di quasi vent'anni fa la visse in prima persona: "I comuni terremotati erano piccoli e non avevano i tecnici e il personale per redigere molti progetti".
"Così - ha spiegato ieri il primo cittadino - si sono visti scavalcare da Comuni che avevano questa possibilità", ma non erano stati colpiti dal sisma. Dunque la colpa allo stato: "L'errore fu indicare come terremotata l'intera regione Marche così poi i progetti per riparare i nostri edifici, che avevano veramente bisogno di fondi, erano in graduatoria", peccato che i soldi fossero già finiti, "perché la Regione li aveva spesi".
Certo, gli edifici ristrutturati nel '97 avrebbero retto bene ed il numero di feriti è esiguo, ma il problema sono i negozi e le aree commerciali, le più colpite. Veri punti di ritrovo, la Proloco ha espresso preoccupazione per il futuro precario del paese: "Qui viviamo di turismo. Siamo gente semplice, se chiudono le attività non sappiamo di che vivere".
La via commerciale principale, via Paolo da Visso, vede raccolto il cuore della cittadina. E qui i negozi sono tutti a rischio inagibilità: "Forse riesco a bloccare il mututo - spiega il padrone di un negozio sportivo - Ma sono in arrivo le bollette e nel decreto della Protezione Civile non ci sono aiuti per i commercianti". Poco distante, in un bar, la titolare ha spiegato la sua condizione: "Abbiamo già perso più di 2mila euro più i danni. Il forno è caduto ed ora devo pagare i fornitori, la bolletta della luce".
Molti di loro non intendono allontanarsi dal proprio esercizio, ben consapevoli che l'inagibilità è vicina. Questo il caso del macellaio locale, che staziona davanti all'ingresso, in attesa di notizie. Alcuni di loro hanno passato la notte alla Croce Rossa o al camping Quercione a Ussita. Tutti, in realtà, sanno che gran parte del patrimonio immobiliare non è agibile, al massimo si cerca di recuperare il recuperabile, l'essenziale.
Alcuni sono esasperati, il sindaco ha annunciato servizi per aiutare i più anziani, scossi e spaventati. Altri non se ne vogliono andare e non vogliono sentir parlare di abusivismo, come il gestore di un negozio di telefoni locale: "Ma perché sette mesi per avere le casette di legno? Non basterebbe coinvolgere tutti i produttori italiani e suddividere la commessa in parti uguali?".
Negli accampamenti di fortuna, le brande sono sistemate in fila e la sera le persone si accingono a vivere la seconda notte da sfollati, in attesa di notizie per un domani quantomai incerto. Un operaio del posto: "Io casa l'ho ristrutturata nel '97 e mi è costata 20 milioni. Non doveva andare così".
Mentre prosegue la conta dei danni ed i primi sfollati vengono inviati negli hotel della costa, è il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, ad accusare: "I soldi del '97 per la ricostruzione sono finiti a comuni che l'avevano visto solo in televisione. E adesso ecco il risultato". Allora Pazzaglini era già sindaco di Visso e la ricostruzione di quasi vent'anni fa la visse in prima persona: "I comuni terremotati erano piccoli e non avevano i tecnici e il personale per redigere molti progetti".
"Così - ha spiegato ieri il primo cittadino - si sono visti scavalcare da Comuni che avevano questa possibilità", ma non erano stati colpiti dal sisma. Dunque la colpa allo stato: "L'errore fu indicare come terremotata l'intera regione Marche così poi i progetti per riparare i nostri edifici, che avevano veramente bisogno di fondi, erano in graduatoria", peccato che i soldi fossero già finiti, "perché la Regione li aveva spesi".
Certo, gli edifici ristrutturati nel '97 avrebbero retto bene ed il numero di feriti è esiguo, ma il problema sono i negozi e le aree commerciali, le più colpite. Veri punti di ritrovo, la Proloco ha espresso preoccupazione per il futuro precario del paese: "Qui viviamo di turismo. Siamo gente semplice, se chiudono le attività non sappiamo di che vivere".
La via commerciale principale, via Paolo da Visso, vede raccolto il cuore della cittadina. E qui i negozi sono tutti a rischio inagibilità: "Forse riesco a bloccare il mututo - spiega il padrone di un negozio sportivo - Ma sono in arrivo le bollette e nel decreto della Protezione Civile non ci sono aiuti per i commercianti". Poco distante, in un bar, la titolare ha spiegato la sua condizione: "Abbiamo già perso più di 2mila euro più i danni. Il forno è caduto ed ora devo pagare i fornitori, la bolletta della luce".
Molti di loro non intendono allontanarsi dal proprio esercizio, ben consapevoli che l'inagibilità è vicina. Questo il caso del macellaio locale, che staziona davanti all'ingresso, in attesa di notizie. Alcuni di loro hanno passato la notte alla Croce Rossa o al camping Quercione a Ussita. Tutti, in realtà, sanno che gran parte del patrimonio immobiliare non è agibile, al massimo si cerca di recuperare il recuperabile, l'essenziale.
Alcuni sono esasperati, il sindaco ha annunciato servizi per aiutare i più anziani, scossi e spaventati. Altri non se ne vogliono andare e non vogliono sentir parlare di abusivismo, come il gestore di un negozio di telefoni locale: "Ma perché sette mesi per avere le casette di legno? Non basterebbe coinvolgere tutti i produttori italiani e suddividere la commessa in parti uguali?".
Negli accampamenti di fortuna, le brande sono sistemate in fila e la sera le persone si accingono a vivere la seconda notte da sfollati, in attesa di notizie per un domani quantomai incerto. Un operaio del posto: "Io casa l'ho ristrutturata nel '97 e mi è costata 20 milioni. Non doveva andare così".
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