giovedì, ottobre 27, 2016
Tra morti, malori e crolli, il centro Italia è vessato da un incubo che non sembra avere fine. Compromesso anche il patrimonio artistico religioso.

di Dario Cataldo

Tramite una nota della diocesi di Spoleto-Norcia emanata a seguito delle due scosse di terremoto, che ieri hanno colpito - ancora una volta - il centro Italia, l'arvivescovo Renato Boccardo,impegnato in servizi pastorali extra-diocesani, ha fatto sapere che: "Mentre si stava lentamente superando la paura e ritrovando la speranza dopo il terremoto del 24 agosto, nuove e intense scosse hanno interessato il nostro territorio. È ancora una volta gravissima la ferita al patrimonio di arte e di fede delle nostre valli. Ma la solidarietà - continua Boccardo - ricevuta in questi due mesi da ogni parte d’Italia e non solo ci dice che non siamo soli e ci aiuta a continuare con forza il cammino della ricostruzione morale e materiale. La Chiesa, infine, rinnova la sua collaborazione agli Enti competenti affinché la gente così duramente provata possa riprendere presto la vita normale".

Putroppo, oltre al dramma umano, così devastante per lo strazio di intere famiglie falcidiate dalle continue scosse di terremoto, si somma il disastro del patrimonio artistico. Recita la nota diocesana: "Il patrimonio artistico religioso, fulcro da secoli della fede delle popolazioni della Valle Castoriana, è seriamente compromesso: si è letteralmente sbriciolata la bellissima chiesa di S. Salvatore a Campi di Norcia le cui immagini stanno facendo il giro d’Italia; il rosone e parte della facciata dell’Abbazia di S. Eutizio sono crollati; danni seri anche alla facciata della chiesa della Madonna delle Grazie a Norcia".

Nei prossimi giorni sarà possibile, con più lucidità, quantificare i danni, programmando un serie piano di interventi "che la Chiesa, tramite la Caritas e in accordo con la Protezione Civile, sosterrà”. Il problema è serio perché la maggior parte della popolazione è per lo più appartenente alla categoria degli agricoltori e degli allevatori.

Con il rischio di perdere tutto, non hanno voluto lasciare i loro animali, vivendo nei moduli prefabbricati accanto alle stalle. Con l'Inverso alle porte, il rischio neve e pioggia potrebbe ulteriormente isolare gli abitanti. Ecco perché la situazione non è delle migliori.

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