Azienda tedesca presenta il piano: investimenti per 3,5 miliardi di euro, ma i posti tagliati in tutto saranno 30mila. Negli Stati Uniti, Trump rivendica lo stop al trasferimento della fabbrica del Kentucky in Messico, ma il progetto non c'è mai stato.
Il presidente di Volkswagen Herbert Diess, ha presentato a Wolfsburg il piano sul futuro, frutto dell'accordo con il consiglio di fabbrica che prevede il taglio di 30.000 posti di lavoro globali, di cui 23.000 in Germania. Vw investirà invece 3,5 miliardi di euro nell'elettromobilità e nella digitalizzazione, con 9.000 posti di lavoro nuovi nel settore del software. Una ristrutturazione radicale "per renderla pronta al grande cambiamento che affronterà il settore dell'auto", ha aggiunto.
In particolare, con le misure contenute nel patto, Vw conta di migliorare di 3,7 miliardi di euro all'anno fino al 2020 il risultato operativo, secondo quanto riferito dall'azienda e riportato dall'Handelsblatt, con 3 miliardi risparmiati negli stabilimenti tedeschi e 700 milioni in quelli all'estero. Un modo di rispondere allo scandalo emissioni che che comporta oneri straordinari per 18,2 miliardi.
L'intero gruppo Volkswagen occupa 624.000 addetti, 282.000 dei quali in Germania. Il taglio dei 30.000 posti di lavoro sarà accompagnato da ammortizzatori sociali come il prepensionamento progressivo, ha spiegato il presidente Diess. Non sono stati, però, forniti dettagli su come la ristrutturazione si rifletterà sugli stabilimenti; parimenti Volkswagen si impegnerebbe a non forzare sui licenziamenti fino al 2025.
Intanto dall'altra parte dell'Atlantico, si consuma lo scontro fra il neo presidente eletto Donald Trump ed il colosso automobilistico Ford. Uno scontro a suo di tweet del tycoon e comunicati stampa. Pomo della discordia un progetto di trasferimento della fabbrica dal Kentucky (stato fortemente repubblicano) al Messico.
Trump ha annunciato che a comunicargli la decisione è stato il presidente Bill Ford Jr., ed ha rivendicato di aver "lavorato duro" per arrivare a questo risultato. Peccato il progetto non sia mai esistito. Da un lato la stessa compagnia ha sempre negato di voler spostare in Messico lo stabilimento che produce la Lincoln. Inoltre, a bloccarla sono gli accordi sindacali, che la impegnano a mantenere i livelli attuali di occupazione negli Stati Uniti per i prossimi tre anni.
La Ford ha sì aperto due stabilimenti oltreconfine: uno a Chihuahua, dove produce soprattutto motori, e un altro a San Luis de Potosi, dove sposterà la produzione delle auto di piccola cilindrata, come Fiesta e Focus. Produzioni che prima si trovavano in Michigan. Tuttavia in gioco non ci sarebbero mai stati posti di lavoro (per le fabbriche in Michigan sarebbero stati pianificati altri modelli). La Ford lo ha ripetutamente negato contro Trump che affermava che sarebbero stati licenziati migliaia di lavoratori.
Il presidente di Volkswagen Herbert Diess, ha presentato a Wolfsburg il piano sul futuro, frutto dell'accordo con il consiglio di fabbrica che prevede il taglio di 30.000 posti di lavoro globali, di cui 23.000 in Germania. Vw investirà invece 3,5 miliardi di euro nell'elettromobilità e nella digitalizzazione, con 9.000 posti di lavoro nuovi nel settore del software. Una ristrutturazione radicale "per renderla pronta al grande cambiamento che affronterà il settore dell'auto", ha aggiunto.
In particolare, con le misure contenute nel patto, Vw conta di migliorare di 3,7 miliardi di euro all'anno fino al 2020 il risultato operativo, secondo quanto riferito dall'azienda e riportato dall'Handelsblatt, con 3 miliardi risparmiati negli stabilimenti tedeschi e 700 milioni in quelli all'estero. Un modo di rispondere allo scandalo emissioni che che comporta oneri straordinari per 18,2 miliardi.
L'intero gruppo Volkswagen occupa 624.000 addetti, 282.000 dei quali in Germania. Il taglio dei 30.000 posti di lavoro sarà accompagnato da ammortizzatori sociali come il prepensionamento progressivo, ha spiegato il presidente Diess. Non sono stati, però, forniti dettagli su come la ristrutturazione si rifletterà sugli stabilimenti; parimenti Volkswagen si impegnerebbe a non forzare sui licenziamenti fino al 2025.
Intanto dall'altra parte dell'Atlantico, si consuma lo scontro fra il neo presidente eletto Donald Trump ed il colosso automobilistico Ford. Uno scontro a suo di tweet del tycoon e comunicati stampa. Pomo della discordia un progetto di trasferimento della fabbrica dal Kentucky (stato fortemente repubblicano) al Messico.
Trump ha annunciato che a comunicargli la decisione è stato il presidente Bill Ford Jr., ed ha rivendicato di aver "lavorato duro" per arrivare a questo risultato. Peccato il progetto non sia mai esistito. Da un lato la stessa compagnia ha sempre negato di voler spostare in Messico lo stabilimento che produce la Lincoln. Inoltre, a bloccarla sono gli accordi sindacali, che la impegnano a mantenere i livelli attuali di occupazione negli Stati Uniti per i prossimi tre anni.
La Ford ha sì aperto due stabilimenti oltreconfine: uno a Chihuahua, dove produce soprattutto motori, e un altro a San Luis de Potosi, dove sposterà la produzione delle auto di piccola cilindrata, come Fiesta e Focus. Produzioni che prima si trovavano in Michigan. Tuttavia in gioco non ci sarebbero mai stati posti di lavoro (per le fabbriche in Michigan sarebbero stati pianificati altri modelli). La Ford lo ha ripetutamente negato contro Trump che affermava che sarebbero stati licenziati migliaia di lavoratori.
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