L'Arcivescovo di Genova in merito alle politiche di accoglienza, mostra quanto rilevante è stato l'apporto del Cristianesimo nella storia del Vecchio continente.
Una esortazione prima della Messa celebrata ieri pomeriggio nella cattedrale di San Lorenzo in occasione del Giubileo con le persone senza dimora e rifugiate cristiane organizzato dalla diocesi di Genova. L'invito è a fare di più, a rendere l'Europa un posto più accogliente, nei limiti del possibile.
Ecco che il Presidente della Conferenza episcopale italiana dichiara: "Auspichiamo che l’Europa faccia molto di più, ma potrà fare di più soltanto se ripenserà se stessa alle sue basi che non possono essere prevalentemente economiche, finanziarie e di profitto, ma devono essere anzitutto fondamentalmente delle basi spirituali e morali, che sono in linea con le loro radici che sono cristiane e religiose".
Il Porporato conclude: "Questo non vuol dire un continente confessionale ma un continente che riconosce la propria storia, la propria sorgente, i doni di questa storia, che è una visione umanistica, profonda, globale” perché “staccandosi dalle proprie radici religiose e morali, e nella sua profonda prevalenza cristiana, si perde anche il senso della solidarietà, a livello dei paesi e dei popoli e ne vediamo già le conseguenze".
di Dario Cataldo
Una esortazione prima della Messa celebrata ieri pomeriggio nella cattedrale di San Lorenzo in occasione del Giubileo con le persone senza dimora e rifugiate cristiane organizzato dalla diocesi di Genova. L'invito è a fare di più, a rendere l'Europa un posto più accogliente, nei limiti del possibile.
Ecco che il Presidente della Conferenza episcopale italiana dichiara: "Auspichiamo che l’Europa faccia molto di più, ma potrà fare di più soltanto se ripenserà se stessa alle sue basi che non possono essere prevalentemente economiche, finanziarie e di profitto, ma devono essere anzitutto fondamentalmente delle basi spirituali e morali, che sono in linea con le loro radici che sono cristiane e religiose".
Il Porporato conclude: "Questo non vuol dire un continente confessionale ma un continente che riconosce la propria storia, la propria sorgente, i doni di questa storia, che è una visione umanistica, profonda, globale” perché “staccandosi dalle proprie radici religiose e morali, e nella sua profonda prevalenza cristiana, si perde anche il senso della solidarietà, a livello dei paesi e dei popoli e ne vediamo già le conseguenze".
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