Aveva 90 anni. Oncologo di fama mondiale, ha speso la sua vita per la ricerca e la lotta al cancro. Uomo laico, in prima linea in molte battaglie, dall'eutanasia alla cultura scientifica.
Umberto Veronesi, oncologo e uomo politico, è morto nella sua casa di Milano all'età di 90 anni. Da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate. Se ne è andato circondato dalla famiglia. Avrebbe compiuto 91 anni il 28 novembre. Ha dedicato la sua vita alla lotta ai tumori. E' stato fondatore e presidente della Fondazione per la ricerca sul cancro che porta il suo nome, ministro della Sanità nel secondo governo Amato e senatore.
In un comunicato, la Fondazione scrive: "Siamo tutti profondamente colpiti da questa dolorosissima perdita. Il Professore non aveva paura della morte, considerandola un evento naturale della vita. Da persona illuminata e fiduciosa nel futuro, ha voluto che la Fondazione continuasse a porsi grandi obiettivi da raggiungere".
Ascoltato e riconosciuto, Umberto Veronesi non ha mai esitato ad uscire allo scoperto su temi complessi, anche andando controcorrente, mai in modo banale. Ricerca e laicità. Questo il suo credo per tutta la vita, sin dall'Istituto tumori di Milano, dove l'oncologia moderna italiana è di fatto nata e cresciuta. Da quel modello che diventò internazionale si capì per la prima volta l'importanza del lavoro d'equipe nella lotta ai tumori.
Con gli anni '70 arrivarono anche le grandi lotte "politiche" per la medicina, col sostegno agli ospedali di ricerca. Una speranza nell'allora in divenire panorama sanitario italiano che avrebbe però presto tradito le vere intenzioni dei partiti, per i quali l'unica ricerca era quella del consenso, con i finanziamenti a pioggia.
Poi fu il turno della ricerca pubblica, una chimera intorno alla quale ancora oggi vaghiamo senza una soluzione, se non in alcune, rare e virtuose, eccezioni dei centri di ricerca (Cnr). La critica a Big Pharma, sulle cure in base alle molecole che scoperte e dei fatturati possibili. In ultimo la lotta per l'eutanasia e sulla scelta vegetariana.
Dunque il mondo della scienza e della medicina italiana si ritrovano senza una delle sue voci più autorevoli, capace di mostrare il volto umano dietro a formule ed esperimenti, coniugando la ricerca col grande fine di solidarietà che caratterizza la professione medica.
Umberto Veronesi, oncologo e uomo politico, è morto nella sua casa di Milano all'età di 90 anni. Da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate. Se ne è andato circondato dalla famiglia. Avrebbe compiuto 91 anni il 28 novembre. Ha dedicato la sua vita alla lotta ai tumori. E' stato fondatore e presidente della Fondazione per la ricerca sul cancro che porta il suo nome, ministro della Sanità nel secondo governo Amato e senatore.
In un comunicato, la Fondazione scrive: "Siamo tutti profondamente colpiti da questa dolorosissima perdita. Il Professore non aveva paura della morte, considerandola un evento naturale della vita. Da persona illuminata e fiduciosa nel futuro, ha voluto che la Fondazione continuasse a porsi grandi obiettivi da raggiungere".
Ascoltato e riconosciuto, Umberto Veronesi non ha mai esitato ad uscire allo scoperto su temi complessi, anche andando controcorrente, mai in modo banale. Ricerca e laicità. Questo il suo credo per tutta la vita, sin dall'Istituto tumori di Milano, dove l'oncologia moderna italiana è di fatto nata e cresciuta. Da quel modello che diventò internazionale si capì per la prima volta l'importanza del lavoro d'equipe nella lotta ai tumori.
Con gli anni '70 arrivarono anche le grandi lotte "politiche" per la medicina, col sostegno agli ospedali di ricerca. Una speranza nell'allora in divenire panorama sanitario italiano che avrebbe però presto tradito le vere intenzioni dei partiti, per i quali l'unica ricerca era quella del consenso, con i finanziamenti a pioggia.
Poi fu il turno della ricerca pubblica, una chimera intorno alla quale ancora oggi vaghiamo senza una soluzione, se non in alcune, rare e virtuose, eccezioni dei centri di ricerca (Cnr). La critica a Big Pharma, sulle cure in base alle molecole che scoperte e dei fatturati possibili. In ultimo la lotta per l'eutanasia e sulla scelta vegetariana.
Dunque il mondo della scienza e della medicina italiana si ritrovano senza una delle sue voci più autorevoli, capace di mostrare il volto umano dietro a formule ed esperimenti, coniugando la ricerca col grande fine di solidarietà che caratterizza la professione medica.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.