Concerto celebrativo di Sting. Un anno fa gli attentati scossero la capitale francese.
Giornata di celebrazioni e ricordo a Parigi. E' cominciata alle 9 allo Stade de France, dove 3 kamikaze si fecero esplodere dando il via alle stragi di un anno fa, la commemorazione solenne delle vittime del 13 novembre, dove il presidente Francois Hollande, al fianco del primo ministro Manuel Valls, ha scoperto una lapide in ricordo di quella notte e della morte di Manuel Dias, davanti alla porta D. Altre lapidi saranno scoperte davanti al Bataclan e ai bistrot dove le vittime furono 130.
Onorare i morti e ricominciare a vivere, ieri come un anno fa, gli obiettivi non sono cambiati, ma la Francia sì, eccome. Da quel 13 Novembre è emersa scarsa efficacia dell'intelligence francese (e belga) e le inchieste portate avanti finora hanno svelato tutta l'impreparazione della macchina statale di fronte all'emergenza. Da allora anche la politica è cambiata. Da Nizza a Molenbeek, dalla Brexit a Putin, da Erdogan a Trump, un moto di rabbia che ha portato alla ribalta "chirurghi di ferro" chiamati a somministrare una medicina immediata a nuove emarginazioni e disagi.
La stessa Francia, uno dei più importanti esempi di multiculturalismo continentale, si prepara a mettere in soffitta la breve primavera Hollandiana, per trincerarsi dietro le spalle larghe dei lepenisti del Blue Marine - ritorni di fiamma di Sarkò permettendo.
Dal 13 Novembre di un anno fa il mondo si è accorto delle banlieue, ma non ne ha risolto neppure un enigma, continuando a guardarlo come si osserva la sfinge, mentre all'Occidente come lo conoscevamo si sgretola il terreno sotto i piedi. La sicurezza prima del welfare, senza capire che proprio quest'ultimo è il primo motore dell'integrazione. L'orticello di casa, prima del quadro internazionale, così Bruxelles è diventata sinonimo di "burocrazia", quindi da combattere.
Intanto al Bataclan, dove una generazione si è spezzata, ieri sera ha cercato di ritrovarsi e non avere più paura. Un minuto di silenzio e Sting comincia a correre da "Fragile", "Message in a Bottle", fino a "Roxane" e tanti altri successi. Tra i 1.500 spettatori in sala nella serata di riapertura, c'è anche Aurélien, cuoco francese di 25 anni, che ha deciso di tornare nel luogo in cui ha perso il suo migliore amico. E nel quale lui si è salvato per miracolo nascondendosi dietro al bancone del bar. Tanti altri, tra familiari e superstiti, hanno voluto esserci.
Una notte non per dimenticare, ma per tenere vivo il ricordo di una tragedia che ha contribuito enormemente a cambiare la nostra visione del mondo e di noi stessi. A ricordarcelo, se non è la rockstar inglese, è l'enorme sistema di sicurezza messo in piedi: telecamere di videosorveglianza, un sistema di chiusura automatica delle porte in caso di emergenza e un esercito di addetti alla protezione del sito tra guardie private, gendarmi e Police Nationale. Tutti il quartiere blindato, unità cinofile ad ogni angolo.
Prove generali nella speranza di un progressivo ritorno alla normalità, ma quale. Quella di allora non è più pensabile, quella di oggi somiglia più ad una sospensione nel tempo.
Giornata di celebrazioni e ricordo a Parigi. E' cominciata alle 9 allo Stade de France, dove 3 kamikaze si fecero esplodere dando il via alle stragi di un anno fa, la commemorazione solenne delle vittime del 13 novembre, dove il presidente Francois Hollande, al fianco del primo ministro Manuel Valls, ha scoperto una lapide in ricordo di quella notte e della morte di Manuel Dias, davanti alla porta D. Altre lapidi saranno scoperte davanti al Bataclan e ai bistrot dove le vittime furono 130.
Onorare i morti e ricominciare a vivere, ieri come un anno fa, gli obiettivi non sono cambiati, ma la Francia sì, eccome. Da quel 13 Novembre è emersa scarsa efficacia dell'intelligence francese (e belga) e le inchieste portate avanti finora hanno svelato tutta l'impreparazione della macchina statale di fronte all'emergenza. Da allora anche la politica è cambiata. Da Nizza a Molenbeek, dalla Brexit a Putin, da Erdogan a Trump, un moto di rabbia che ha portato alla ribalta "chirurghi di ferro" chiamati a somministrare una medicina immediata a nuove emarginazioni e disagi.
La stessa Francia, uno dei più importanti esempi di multiculturalismo continentale, si prepara a mettere in soffitta la breve primavera Hollandiana, per trincerarsi dietro le spalle larghe dei lepenisti del Blue Marine - ritorni di fiamma di Sarkò permettendo.
Dal 13 Novembre di un anno fa il mondo si è accorto delle banlieue, ma non ne ha risolto neppure un enigma, continuando a guardarlo come si osserva la sfinge, mentre all'Occidente come lo conoscevamo si sgretola il terreno sotto i piedi. La sicurezza prima del welfare, senza capire che proprio quest'ultimo è il primo motore dell'integrazione. L'orticello di casa, prima del quadro internazionale, così Bruxelles è diventata sinonimo di "burocrazia", quindi da combattere.
Intanto al Bataclan, dove una generazione si è spezzata, ieri sera ha cercato di ritrovarsi e non avere più paura. Un minuto di silenzio e Sting comincia a correre da "Fragile", "Message in a Bottle", fino a "Roxane" e tanti altri successi. Tra i 1.500 spettatori in sala nella serata di riapertura, c'è anche Aurélien, cuoco francese di 25 anni, che ha deciso di tornare nel luogo in cui ha perso il suo migliore amico. E nel quale lui si è salvato per miracolo nascondendosi dietro al bancone del bar. Tanti altri, tra familiari e superstiti, hanno voluto esserci.
Una notte non per dimenticare, ma per tenere vivo il ricordo di una tragedia che ha contribuito enormemente a cambiare la nostra visione del mondo e di noi stessi. A ricordarcelo, se non è la rockstar inglese, è l'enorme sistema di sicurezza messo in piedi: telecamere di videosorveglianza, un sistema di chiusura automatica delle porte in caso di emergenza e un esercito di addetti alla protezione del sito tra guardie private, gendarmi e Police Nationale. Tutti il quartiere blindato, unità cinofile ad ogni angolo.
Prove generali nella speranza di un progressivo ritorno alla normalità, ma quale. Quella di allora non è più pensabile, quella di oggi somiglia più ad una sospensione nel tempo.
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