Quattro deputati regionali dai pm. Il direttorio non sapeva. E un nuovo testimone si auto-accusa. Nel 2012 furono copiate le firme da presentare a sostegno della lista per le elezioni comunali di Palermo.
I 5 Stelle che ammettono di avere partecipato alla falsificazione delle firme sono diventati tre. Il terzo si è aggiunto nelle ultime ore e complica la posizione degli indagati. Si allarga, dunque, il fronte di chi ha deciso di aiutare i magistrati di Palermo. Rischiano l'incriminazione una trentina di persone. Mentre proseguono le audizioni in Procura, decine di elettori disconoscono la propria firma apposta negli elenchi presentati nel 2012 per la lista pentastellata alle Amministrative di Palermo.
Una vicenda venuta fuori a tre anni di distanza, dopo l'archiviazione di una prima indagine, grazie all'attivista Vincenzo Pintagro e ai servizi televisivi de Le Iene. La deflagrazione è arrivata, però, a partire dal nome di Claudia La Rocca, 35 anni, deputata regionale siciliana M5S.
Recatasi dai magistrati ancor prima della convocazione, la giovane esponente ha ammesso di avere partecipato a quei momenti di isteria collettiva, nella notte che precedette la presentazione della lista, il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Claudia Ferrari l’hanno fermata, avvisandola che da quel momento si doveva considerare indagata e che poteva avvalersi della facoltà di non rispondere. Lei però ha scelto di andare avanti, così come ha detto di aver concordato col proprio gruppo, che fa capo a Cancelleri, per fare chiarezza.
Assistita dall'avvocato Valerio D'Antoni, ha fatto i nomi dei presenti e di coloro che, per rimediare all'errore nel luogo di nascita di uno dei candidati, ricopiarono circa duemila firme. Tra i coinvolti lo stesso Pintagro, testimone che fece i primi nomi, ma anche Claudia Mannino, poi eletta deputato nazionale, e Samantha Busalacchi, oggi aspirante alla candidatura come sindaco di Palermo.
Dopo lo scandalo, nel capoluogo della Trinacria le "comunarie" restano al palo. "Aspettiamo i magistrati" dice il deputato regionale Giancarlo Cancelleri. Sono giorni frenetici negli uffici della Digos, dove gli investigatori sono alle prese con centinaia di riconoscimenti da effettuare in poco tempo.
Come nel corso di ogni bufera, emergono numerose indiscrezioni sull'ambiente tra i 5 Stelle siciliani: con lo "sconforto" de La Rocca, affiorano le faide interne, tra chi vuol fare pulizia, in testa il capogruppo all'Assemblea regionale, Giancarlo Cancelleri, candidato cinque anni fa alla presidenza della Regione e di nuovo in attesa di nomination, e il gruppo del parlamentare nazionale Riccardo Nuti, ex aspirante sindaco di Palermo, considerato uno degli artefici del pasticcio di via Sampolo, la strada di Palermo in cui c’era la sede del comitato in cui si sarebbe consumato l'errore che può costare l’azzeramento del Movimento nel capoluogo siciliano.
L'ultimo aggiornamento arriva proprio da Giancarlo Cancellieri:"Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati". La parola ora passa ai magistrati, per quanto riguarda il filone "legale" della vicenda, ma anche a Beppe Grillo, che proprio nell'isola circa un mese fa aveva annunciato il suo ritorno al centro del Movimento.
Una vicenda venuta fuori a tre anni di distanza, dopo l'archiviazione di una prima indagine, grazie all'attivista Vincenzo Pintagro e ai servizi televisivi de Le Iene. La deflagrazione è arrivata, però, a partire dal nome di Claudia La Rocca, 35 anni, deputata regionale siciliana M5S.
Recatasi dai magistrati ancor prima della convocazione, la giovane esponente ha ammesso di avere partecipato a quei momenti di isteria collettiva, nella notte che precedette la presentazione della lista, il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Claudia Ferrari l’hanno fermata, avvisandola che da quel momento si doveva considerare indagata e che poteva avvalersi della facoltà di non rispondere. Lei però ha scelto di andare avanti, così come ha detto di aver concordato col proprio gruppo, che fa capo a Cancelleri, per fare chiarezza.
Assistita dall'avvocato Valerio D'Antoni, ha fatto i nomi dei presenti e di coloro che, per rimediare all'errore nel luogo di nascita di uno dei candidati, ricopiarono circa duemila firme. Tra i coinvolti lo stesso Pintagro, testimone che fece i primi nomi, ma anche Claudia Mannino, poi eletta deputato nazionale, e Samantha Busalacchi, oggi aspirante alla candidatura come sindaco di Palermo.
Dopo lo scandalo, nel capoluogo della Trinacria le "comunarie" restano al palo. "Aspettiamo i magistrati" dice il deputato regionale Giancarlo Cancelleri. Sono giorni frenetici negli uffici della Digos, dove gli investigatori sono alle prese con centinaia di riconoscimenti da effettuare in poco tempo.
Come nel corso di ogni bufera, emergono numerose indiscrezioni sull'ambiente tra i 5 Stelle siciliani: con lo "sconforto" de La Rocca, affiorano le faide interne, tra chi vuol fare pulizia, in testa il capogruppo all'Assemblea regionale, Giancarlo Cancelleri, candidato cinque anni fa alla presidenza della Regione e di nuovo in attesa di nomination, e il gruppo del parlamentare nazionale Riccardo Nuti, ex aspirante sindaco di Palermo, considerato uno degli artefici del pasticcio di via Sampolo, la strada di Palermo in cui c’era la sede del comitato in cui si sarebbe consumato l'errore che può costare l’azzeramento del Movimento nel capoluogo siciliano.
L'ultimo aggiornamento arriva proprio da Giancarlo Cancellieri:"Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati". La parola ora passa ai magistrati, per quanto riguarda il filone "legale" della vicenda, ma anche a Beppe Grillo, che proprio nell'isola circa un mese fa aveva annunciato il suo ritorno al centro del Movimento.
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