venerdì, novembre 25, 2016
A tre mesi dalla prima scossa di terremoto in Italia centrale, l'impegno della Caritas resta costante. Lo assicura l'organismo pastorale della ‘Cei’ secondo cui è doveroso rispondere con impegno nel lungo periodo.

Radio Vaticana - Ammonta a 16 milioni di euro la cifra raccolta dalla Caritas italiana e sarà distribuita alle diocesi colpite per i primi interventi. Lunedì 28 novembre, avrà luogo nella sede della Cei a Roma, un nuovo incontro con i vescovi delle diocesi interessate ed in quella occasione sarà presentato un protocollo per la risoluzione dei problemi post-sisma. Determinante per l’operatività delle norme prese in esame è stato anche l’incontro tra il commissario straordinario del Governo per la ricostruzione, Vasco Errani, Fabrizio Curcio, capo Dipartimento della Protezione Civile; Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero dei Beni culturali e turismo e monsi. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Clarissa Guerrieri ha intervistato Don Andrea La Regina, responsabile nazionale macro-progetti Caritas: ascolta

R. – Dal punto di vista della raccolta, noi abbiamo il doppio canale che viene dai cittadini che mandano direttamente a Caritas italiana la loro offerta, il loro dono. Poi c’è la colletta nazionale che è stata indetta dalla Conferenza episcopale nel settembre scorso. Questi 16 milioni verranno impiegati… Il primo milione, quello erogato subito dalla Conferenza episcopale, è stato già trasferito alle diocesi interessate per tutto ciò che riguarda viveri, vestiario, aiuti alle famiglie… Mentre, invece, la realtà dell’emergenza attuale è quella di fare in modo che attraverso i gemellaggi ci sia la possibilità di pensare alle famiglie. Noi riteniamo che la concretizzazione di questa nostra prossimità possa passare attraverso la costruzione anche di centri e di comunità che rendano possibile la vita delle comunità alle diocesi colpite. Però accanto a questi centri polifunzionali per le attività della comunità riteniamo importante sostenere il tessuto socioeconomico. Attendiamo anche le scelte delle istituzioni pubbliche, con cui noi siamo in dialogo, per fare in modo che accanto ai loro interventi ci siano interventi di natura economica o strutturale da parte di un organismo pastorale come la Caritas.

D. – In che modo sono organizzati questi centri funzionali all’interno delle comunità?

R. – Con una struttura che essendo polifunzionale fa in modo che questi centri possano essere trasformati da luogo in cui si prega, luogo di culto, a luoghi che possano prevedere le attività educative per i ragazzi o le attività sportive.

D. – Che tipo di rapporto è presente tra enti pubblici ed istituzioni ecclesiastiche?

R. – E’ un rapporto con finalità diverse ma con la finalità comune di dare le risposte da mettere in campo bene, subito, commisurate ai bisogni delle comunità. Abbiamo come finalità quella di essere prossimi alle persone, vicini alle persone.

D. - Che ruolo svolge la Chiesa in questa situazione tanto delicata?

R. – La Chiesa è consapevole di avere una responsabilità forte. Attraverso i gemellaggi abbiamo la possibilità di assicurare una presenza umana prima che di beni o di cose. La cosa importante nei gemellaggi non è il fatto che chi ha più dà a chi ha meno: è un cammino ecclesiale che si fa insieme.

D. - Secondo lei le persone colpite dal terremoto stanno ricevendo il giusto supporto e sono soddisfatti?

R. – In questo momento dire di essere “soddisfatti” è una parola grossa. Certamente la risposta delle istituzioni è stata pronta però ho visto che le popolazioni hanno la forza di saper far valere anche i propri diritti. Bisogna passare dalle parole previste dalla normativa all’attuazione che va fatta nell’ascolto costante e capace di riscatto che possiamo anche dare noi come Chiesa ma che è anche una finalità delle istituzioni civili.


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