Il premier parla di ricostruzione a "Effetto giorno" (Radio24): "Sono finiti i tempi in cui il giorno dopo il terremoto si annunciava un aumento della benzina e delle sigarette".
Nella giornata in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato il suo saluto ai terremotati e la promessa di ricostruire laddove il sisma non ha lasciato che rovine, il premier Matteo Renzi a "Effetto giorno", il programma di Radio24, è entrato nel merito delle misure che dovranno essere prese da qui in avanti per avviare, in concreto, le opere di ricostruzione. Nella discussione non sono però mancate stoccate all'Unione Europea ed ai paesi dell'Est.
Da tempo, la parola d'ordine del Governo è "snellire" le procedure, con uno sguardo al territorio. Così il premier si è rivolto, in particolare, ai sindaci chiamati ad affrontare l'emergenza:"La sintesi è siamo in presenza di una situazione eccezionale di cui tutti dobbiamo farcene carico. Hanno ragione i sindaci che chiedono più libertà nelle procedure e noi ci attrezziamo a dargliela sempre con saggezza e equilibrio perché non possiamo avere la certezza di come si spendono i soldi".
Dopo le stime del ministro Graziano Del Rio, la ricostruzione si potrebbe aggirare intorno a una cifra fra 4 e 7 miliardi l'anno. Una quantità di risorse notevole, che il premier sembra disposto a mettere in campo: "I soldi ci sono. Tutto quello che servirà per la ricostruzione, dalle case alle chiese, lo mettiamo".
La vera domanda, però, è se si sia disposti a proseguire in questo cammino anche a costo di alzare il deficit. Queste le parole del presidente: "Le risorse sono già stanziate nel piano pluriennale di legge di bilancio. Già sul 2017 c'è uno spazio di 3 miliardi, diventano 5 o 6 nel 2018. Non c'è uno stanziamento puntuale perché ancora non si sa quanto servirà. Ci sono spazi di azione. Poi se ci sarà bisogno di ulteriori spazi di deficit, metteremo i denari necessari. Al momento non ve n'è la necessità".
Escluse dal patto di stabilità le scuole: "Se un sindaco di un comune anche non terremotato, oggi è nelle condizioni di dover mettere a posto la propria scuola io dico a lui 'fai il progetto perché i denari li liberiamo, sono fuori dal computo del patto di stabilità".
Ma tutto ciò non porterà ad un inevitabile aumento delle tasse? Il premier, in piena campagna referendaria, cerca di rassicurare: "Sono finiti i tempi in cui il giorno dopo il terremoto si annunciava un aumento della benzina e delle sigarette e il presidente del Consiglio andava sul luogo del terremoto tre mesi dopo. Io sono andato il giorno dopo e non aumento le tasse: nel tempo in cui faccio il presidente del Consiglio io non si aumentano le tasse".
Un'operazione che, ha sottolineato Renzi, non dovrà portare a sacrificare i controlli e la trasparenza. Il premier ha confermato così che al presidente Anac Raffaele Cantone, sul monitoraggio degli appalti per i territori terremotati, sarà affiancato il prefetto Francesco Paolo Tronca. "Il decreto" di venerdì "semplificherà le regole ma non annullerà i controlli". Il Governo intende dire "Sì a regole più semplici, ma certezza assoluta della trasparenza, con gare monitorate".
Non è mancata la polemica con Bruxelles, ormai in atto da mesi: "Noi siamo al 2,3% di rapporto tra deficit e Pil, la Francia è sopra il 3% e non rispetta neanche Maastricht. L'Europa oltre a che a dire, inizi anche un po' a dare all'Italia, visto che ogni anno mettiamo 20 miliardi e ne riceviamo 12 e non riceviamo sostegno degli altri Paesi sull'immigrazione".
"Prendono i nostri soldi e poi ci fanno anche la morale...". La critica riguarda soprattutto i paesi dell'Est che "recuperano dalle tasse italiane ciò che serve per il loro Paese". Ma "non possono pensare di prendere soltanto". Su leader ungherese Orban, però, Renzi sembra correggere il tiro: "E' una persone intelligente anche se io non condivido nulla della sua politica, ha perfettamente capito che nella politica italiana c'è stato un cambiamento strutturale".
Nella giornata in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato il suo saluto ai terremotati e la promessa di ricostruire laddove il sisma non ha lasciato che rovine, il premier Matteo Renzi a "Effetto giorno", il programma di Radio24, è entrato nel merito delle misure che dovranno essere prese da qui in avanti per avviare, in concreto, le opere di ricostruzione. Nella discussione non sono però mancate stoccate all'Unione Europea ed ai paesi dell'Est.
Da tempo, la parola d'ordine del Governo è "snellire" le procedure, con uno sguardo al territorio. Così il premier si è rivolto, in particolare, ai sindaci chiamati ad affrontare l'emergenza:"La sintesi è siamo in presenza di una situazione eccezionale di cui tutti dobbiamo farcene carico. Hanno ragione i sindaci che chiedono più libertà nelle procedure e noi ci attrezziamo a dargliela sempre con saggezza e equilibrio perché non possiamo avere la certezza di come si spendono i soldi".
Dopo le stime del ministro Graziano Del Rio, la ricostruzione si potrebbe aggirare intorno a una cifra fra 4 e 7 miliardi l'anno. Una quantità di risorse notevole, che il premier sembra disposto a mettere in campo: "I soldi ci sono. Tutto quello che servirà per la ricostruzione, dalle case alle chiese, lo mettiamo".
La vera domanda, però, è se si sia disposti a proseguire in questo cammino anche a costo di alzare il deficit. Queste le parole del presidente: "Le risorse sono già stanziate nel piano pluriennale di legge di bilancio. Già sul 2017 c'è uno spazio di 3 miliardi, diventano 5 o 6 nel 2018. Non c'è uno stanziamento puntuale perché ancora non si sa quanto servirà. Ci sono spazi di azione. Poi se ci sarà bisogno di ulteriori spazi di deficit, metteremo i denari necessari. Al momento non ve n'è la necessità".
Escluse dal patto di stabilità le scuole: "Se un sindaco di un comune anche non terremotato, oggi è nelle condizioni di dover mettere a posto la propria scuola io dico a lui 'fai il progetto perché i denari li liberiamo, sono fuori dal computo del patto di stabilità".
Ma tutto ciò non porterà ad un inevitabile aumento delle tasse? Il premier, in piena campagna referendaria, cerca di rassicurare: "Sono finiti i tempi in cui il giorno dopo il terremoto si annunciava un aumento della benzina e delle sigarette e il presidente del Consiglio andava sul luogo del terremoto tre mesi dopo. Io sono andato il giorno dopo e non aumento le tasse: nel tempo in cui faccio il presidente del Consiglio io non si aumentano le tasse".
Un'operazione che, ha sottolineato Renzi, non dovrà portare a sacrificare i controlli e la trasparenza. Il premier ha confermato così che al presidente Anac Raffaele Cantone, sul monitoraggio degli appalti per i territori terremotati, sarà affiancato il prefetto Francesco Paolo Tronca. "Il decreto" di venerdì "semplificherà le regole ma non annullerà i controlli". Il Governo intende dire "Sì a regole più semplici, ma certezza assoluta della trasparenza, con gare monitorate".
Non è mancata la polemica con Bruxelles, ormai in atto da mesi: "Noi siamo al 2,3% di rapporto tra deficit e Pil, la Francia è sopra il 3% e non rispetta neanche Maastricht. L'Europa oltre a che a dire, inizi anche un po' a dare all'Italia, visto che ogni anno mettiamo 20 miliardi e ne riceviamo 12 e non riceviamo sostegno degli altri Paesi sull'immigrazione".
"Prendono i nostri soldi e poi ci fanno anche la morale...". La critica riguarda soprattutto i paesi dell'Est che "recuperano dalle tasse italiane ciò che serve per il loro Paese". Ma "non possono pensare di prendere soltanto". Su leader ungherese Orban, però, Renzi sembra correggere il tiro: "E' una persone intelligente anche se io non condivido nulla della sua politica, ha perfettamente capito che nella politica italiana c'è stato un cambiamento strutturale".
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