L’esercito iracheno ha preso il controllo dei primi quartieri a nord di Mosul, mentre crescono gli sfollati dalla seconda città irachena e l’Unicef lancia l’allarme per i circa 600mila bambini intrappolati nel centro abitato. Avanzata lealista anche in Siria, con le truppe governative che riprendono il controllo di alcuni quartieri di Aleppo controllati dai ribelli. Il servizio di Marco Guerra: ascolta
Radio Vaticana - Sostenute dall’aviazione di Mosca, le forze di Damasco hanno strappato ai ribelli una zona chiave di Aleppo, e tengono sempre più sotto assedio la parte orientale della città. E raid russi e governativi si segnalano nella provincia di Idlib: 32 le vittime civili; mentre sono 20 i civili uccisi da un raid della coalizione a guida Usa su un villaggio a nord di Raqqa. Intanto, forze curde annunciano di aver iniziato ad isolare la capitale del sedicente Stato Islamico e la cosiddetta opposizione moderata ha fatto appello a Trump per fermare il bagno di sangue
. In Iraq, prosegue l’offensiva su Mosul: i combattimenti si sono avvicinati all’antico sito archeologico di Nimrud; in città si segnalano nuove esecuzioni sommarie di civili da parte dei jihadisti; Amnesty denuncia violazioni anche da parte delle forze anti-Is e l’Unicef stima che ancora 600.000 bambini sono esposti all’assedio di Mosul. Su questo punto sentiamo il portavoce di Unicef italia, Andrea Iacomini:
R. – Al netto degli scontri, della situazione che certamente è preoccupante con il numero degli sfollati, che continuano a salire, noi registriamo che ci sono 600 mila bambini imprigionati all’interno di Mosul. Questo significa che sono bambini che hanno bisogno di tutto, bambini che si trovano in condizioni soprattutto psicologiche molto complesse perché hanno visto i peggiori degli eccidi e perché l'Is naturalmente, in questa fase della guerra, utilizza i bambini – l’abbiamo visto – come kamikaze, ci sono casi di abusi, di violenza … Insomma, è una situazione abbastanza complessa. Il numero è enorme: 600 mila bambini vuol dire che si rischia una tragedia umanitaria se non si interviene per proteggerli.
D. – Dopo due anni di “Stato Islamico”, di “califfato”, i bambini hanno subito anche violenze psicologiche e un vero e proprio lavaggio del cervello, come risulta da alcuni documenti di altre Ong?
R. – Sì: diciamo che hanno subito di tutto; molte scuole hanno addirittura cambiato i loro piani didattici … quindi, è una situazione veramente piuttosto complessa e abbastanza difficile. Quello che noi diciamo è che quello che ci raccontano questi bambini, quello che ci dicono nei Campi di accoglienza: che hanno assistito a crocifissioni, a uccisioni e che, insomma, l'Is è stato violento come noi immaginavamo.
D. – L’offensiva è partita da un mese; però, ci confermi che il grosso della possibile emergenza umanitaria dev’essere ancora affrontato, visto che ci sono ancora almeno un milione di persone all’interno di Mosul?
R. – Sì: ci stiamo attrezzando con Campi a sud e a nord della città; stiamo cercando di trovare la migliore sistemazione proprio in virtù di una possibile futuribile accoglienza immediata di un numero enorme di persone che dovranno arrivare.
D. – Mentre si avvicina anche l’inverno …
R. – Purtroppo si avvicina anche l’inverno: noi stiamo provvedendo anche con i nostri kit invernali, con una serie di materiali proprio per cercare di assistere il numero maggiore possibile di bambini. Voglio ricordare questo: i bambini rappresentano l’elemento più debole, l’anello debole, sono quelli che destano più preoccupazioni e sono quelli che hanno bisogno di un’assistenza immediata. Quindi io mi auguro che riusciamo soprattutto a ottenere un numero di donazioni tali, in questa fase, da poterli aiutare nell’immediato.
D. – Perché, ricordiamolo, Mosul è nel Nord dell’Iraq: il clima lì, in inverno, cambia …
R. – Sì, il clima è molto rigido e quindi bisogna intervenire d’urgenza.
R. – Al netto degli scontri, della situazione che certamente è preoccupante con il numero degli sfollati, che continuano a salire, noi registriamo che ci sono 600 mila bambini imprigionati all’interno di Mosul. Questo significa che sono bambini che hanno bisogno di tutto, bambini che si trovano in condizioni soprattutto psicologiche molto complesse perché hanno visto i peggiori degli eccidi e perché l'Is naturalmente, in questa fase della guerra, utilizza i bambini – l’abbiamo visto – come kamikaze, ci sono casi di abusi, di violenza … Insomma, è una situazione abbastanza complessa. Il numero è enorme: 600 mila bambini vuol dire che si rischia una tragedia umanitaria se non si interviene per proteggerli.
D. – Dopo due anni di “Stato Islamico”, di “califfato”, i bambini hanno subito anche violenze psicologiche e un vero e proprio lavaggio del cervello, come risulta da alcuni documenti di altre Ong?
R. – Sì: diciamo che hanno subito di tutto; molte scuole hanno addirittura cambiato i loro piani didattici … quindi, è una situazione veramente piuttosto complessa e abbastanza difficile. Quello che noi diciamo è che quello che ci raccontano questi bambini, quello che ci dicono nei Campi di accoglienza: che hanno assistito a crocifissioni, a uccisioni e che, insomma, l'Is è stato violento come noi immaginavamo.
D. – L’offensiva è partita da un mese; però, ci confermi che il grosso della possibile emergenza umanitaria dev’essere ancora affrontato, visto che ci sono ancora almeno un milione di persone all’interno di Mosul?
R. – Sì: ci stiamo attrezzando con Campi a sud e a nord della città; stiamo cercando di trovare la migliore sistemazione proprio in virtù di una possibile futuribile accoglienza immediata di un numero enorme di persone che dovranno arrivare.
D. – Mentre si avvicina anche l’inverno …
R. – Purtroppo si avvicina anche l’inverno: noi stiamo provvedendo anche con i nostri kit invernali, con una serie di materiali proprio per cercare di assistere il numero maggiore possibile di bambini. Voglio ricordare questo: i bambini rappresentano l’elemento più debole, l’anello debole, sono quelli che destano più preoccupazioni e sono quelli che hanno bisogno di un’assistenza immediata. Quindi io mi auguro che riusciamo soprattutto a ottenere un numero di donazioni tali, in questa fase, da poterli aiutare nell’immediato.
D. – Perché, ricordiamolo, Mosul è nel Nord dell’Iraq: il clima lì, in inverno, cambia …
R. – Sì, il clima è molto rigido e quindi bisogna intervenire d’urgenza.
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