Ieri l'incontro al Quirinale e l'incarico. Subito il no secco di Lega e 5 Stelle. Il Totoministri. Oggi la Direzione Pd, temi e polemiche sul piatto.
Il premier incaricato Paolo Gentiloni concluderà oggi le consultazioni, dopo aver ottenuto ieri un secco no da Lega e M5S. Il primo gruppo parlamentare che incontrerà sarà quello di Fratelli d'Italia, poi il Nuovo Centro Destra (e il nodo Alfano sarà determinante per una maggioranza), l'ultimo quello del Pd. Al termine degli incontri Gentiloni dovrebbe portare la lista dei ministri al Quirinale per quello che lui stesso ha definito un "governo di responsabilità". Domani, invece, l'eventuale giuramento.
Da ieri in corso il totoministri. Alfano previsto agli Esteri (in corsa anche Fassino), mentre Luca Lotti, renziano della prima ora nel Pd, dovrebbe avere un ruolo nell'esecutivo. Prossimi a saltare Poletti e Giannini, incerto il destino di Boschi (sostituzione con Finocchiaro) e Madia. Minniti pronto per l'Interno. Conferma per Padoan, Franceschini, Calenda e Martina. Restano dubbi sull'effettiva durata del nuovo governo: arrivare al 24 Gennaio con la sentenza della Corte sull'Italicum, oppure fino a fine legislatura?
Le consultazioni, dunque, sono state allargate a tutte le forze politiche, incluse quelle dell'opposizione, sebbene dal Quirinale affermi nettamente che il suo governo si muoverà "nel quadro del governo e della maggioranza uscente", nel solco della maggioranza del governo Renzi, con l'ingresso ormai scontato di Ala-Sc. Proprio i verdiani, infine, provano a far cassa: senza di loro in Senato il governo non reggerebbe, così si chiedono dicasteri "pesanti" per Enrico Zanetti, Saverio Romano e Riccardo Mazzoni.
Prevista, infine, per oggi al Direzione del Pd. Nel clima ancora teso dopo la batosta del referendum costituzionale, in dubbio la presenza del segretario Matteo Renzi. Il segretario non vorrebbe prendervi parte ma i dirigenti Dem stanno provando a convincerlo a ripensarci per non dare adito a polemiche. "Sarebbe di una gravità inaudita la sua assenza - dice un bersaniano - un segretario che non va alla direzione del suo partito di fatto è già dimesso".
La minoranza chiederà soprattutto discontinuità tra governo Gentiloni e Renzi, in particolare per Lavoro e Istruzione. Ma si analizzerà anche la sconfitta del referendum? Sembra di no, se non indirettamente. Eppure una batosta con pochi pari, meriterebbe una discussione approfondita se non un avvicendamento in almeno parte dei vertici. Necessaria una riflessione anche nel caso venissero accolte le richieste di Verdini.
Il premier incaricato Paolo Gentiloni concluderà oggi le consultazioni, dopo aver ottenuto ieri un secco no da Lega e M5S. Il primo gruppo parlamentare che incontrerà sarà quello di Fratelli d'Italia, poi il Nuovo Centro Destra (e il nodo Alfano sarà determinante per una maggioranza), l'ultimo quello del Pd. Al termine degli incontri Gentiloni dovrebbe portare la lista dei ministri al Quirinale per quello che lui stesso ha definito un "governo di responsabilità". Domani, invece, l'eventuale giuramento.
Da ieri in corso il totoministri. Alfano previsto agli Esteri (in corsa anche Fassino), mentre Luca Lotti, renziano della prima ora nel Pd, dovrebbe avere un ruolo nell'esecutivo. Prossimi a saltare Poletti e Giannini, incerto il destino di Boschi (sostituzione con Finocchiaro) e Madia. Minniti pronto per l'Interno. Conferma per Padoan, Franceschini, Calenda e Martina. Restano dubbi sull'effettiva durata del nuovo governo: arrivare al 24 Gennaio con la sentenza della Corte sull'Italicum, oppure fino a fine legislatura?
Le consultazioni, dunque, sono state allargate a tutte le forze politiche, incluse quelle dell'opposizione, sebbene dal Quirinale affermi nettamente che il suo governo si muoverà "nel quadro del governo e della maggioranza uscente", nel solco della maggioranza del governo Renzi, con l'ingresso ormai scontato di Ala-Sc. Proprio i verdiani, infine, provano a far cassa: senza di loro in Senato il governo non reggerebbe, così si chiedono dicasteri "pesanti" per Enrico Zanetti, Saverio Romano e Riccardo Mazzoni.
Prevista, infine, per oggi al Direzione del Pd. Nel clima ancora teso dopo la batosta del referendum costituzionale, in dubbio la presenza del segretario Matteo Renzi. Il segretario non vorrebbe prendervi parte ma i dirigenti Dem stanno provando a convincerlo a ripensarci per non dare adito a polemiche. "Sarebbe di una gravità inaudita la sua assenza - dice un bersaniano - un segretario che non va alla direzione del suo partito di fatto è già dimesso".
La minoranza chiederà soprattutto discontinuità tra governo Gentiloni e Renzi, in particolare per Lavoro e Istruzione. Ma si analizzerà anche la sconfitta del referendum? Sembra di no, se non indirettamente. Eppure una batosta con pochi pari, meriterebbe una discussione approfondita se non un avvicendamento in almeno parte dei vertici. Necessaria una riflessione anche nel caso venissero accolte le richieste di Verdini.
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