L'effetto referendum ha riscritto l'agenda politica: tutto in un giorno. Mattarella: "Inconcepibile voto senza riforma elettorale".
Il ministro per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi in Aula al Senato ha posto la questione di fiducia alla manovra di Bilancio. "A nome del governo, - ha detto - e autorizzata dal consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti articolo 1" del ddl sulla legge di bilancio "nel testo identico a quello approvato dalla Camera". In sottofondo mormorii dall'Assemblea. Il ministro ha lasciato subito dopo l'Aula.
Sono tempi strettissimi quelli per l'ok della manovra in Senato, oggi. Si punta ad arrivare al voto in Aula entro domani sera. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 12 e la prima chiama è prevista per le 14.30. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha accettato di 'congelare' le proprie dimissioni in attesa dell'ok alla manovra convinto anche dai tempi strettissimi di approvazione che saranno, dunque, tali.
Intanto il Colle impone la riforma elettorale prima del voto: "E' inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee. Il risultato del referendum ha confermato un Parlamento con due Camere, regolate da due leggi elettorali profondamente differenti, l'una del tutto proporzionale, l'altra fortemente maggioritaria con forti rischi di effetti incompatibili rispetto all'esigenza di governabilità".
Dopodiché sarà transizione ordinata. Ma servirà anche il giudizio della Consulta sull'Italicum, che però non arriverà prima del 24 Gennaio. Una data lontana, secondo le opposizioni, che indicano un "consiglio" dal Quirinale, nel tentativo di normalizzare quanto più possibile la situazione al momento caldissima. Intanto la palma potrebbe passare ad una rosa di nomi, tra cui Piero Grasso, Pier Carlo Padoan e Graziano Del Rio.
Nodo Renzi. Stando alle sue parole, l'uscita pare scontata. Il segretario del Pd nell'attesa direzione di oggi indicherà due vie: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del paese o le elezioni. Certo il Partito democratico non riuscirà a reggere un governo da solo, schiacciato dalle opposizioni che chiedono all'unisono il voto anticipato.
Il ministro per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi in Aula al Senato ha posto la questione di fiducia alla manovra di Bilancio. "A nome del governo, - ha detto - e autorizzata dal consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti articolo 1" del ddl sulla legge di bilancio "nel testo identico a quello approvato dalla Camera". In sottofondo mormorii dall'Assemblea. Il ministro ha lasciato subito dopo l'Aula.
Sono tempi strettissimi quelli per l'ok della manovra in Senato, oggi. Si punta ad arrivare al voto in Aula entro domani sera. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 12 e la prima chiama è prevista per le 14.30. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha accettato di 'congelare' le proprie dimissioni in attesa dell'ok alla manovra convinto anche dai tempi strettissimi di approvazione che saranno, dunque, tali.
Intanto il Colle impone la riforma elettorale prima del voto: "E' inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee. Il risultato del referendum ha confermato un Parlamento con due Camere, regolate da due leggi elettorali profondamente differenti, l'una del tutto proporzionale, l'altra fortemente maggioritaria con forti rischi di effetti incompatibili rispetto all'esigenza di governabilità".
Dopodiché sarà transizione ordinata. Ma servirà anche il giudizio della Consulta sull'Italicum, che però non arriverà prima del 24 Gennaio. Una data lontana, secondo le opposizioni, che indicano un "consiglio" dal Quirinale, nel tentativo di normalizzare quanto più possibile la situazione al momento caldissima. Intanto la palma potrebbe passare ad una rosa di nomi, tra cui Piero Grasso, Pier Carlo Padoan e Graziano Del Rio.
Nodo Renzi. Stando alle sue parole, l'uscita pare scontata. Il segretario del Pd nell'attesa direzione di oggi indicherà due vie: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del paese o le elezioni. Certo il Partito democratico non riuscirà a reggere un governo da solo, schiacciato dalle opposizioni che chiedono all'unisono il voto anticipato.
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