Nel corso del 2016 sono stati uccisi nel mondo 28 operatori pastorali cattolici e, per l’ottavo anno consecutivo, il numero più elevato si registra in America.
Radio Vaticana - A pubblicarne l’elenco, con una breve biografia di ciascuno, è l’agenzia Fides nel suo annuale rapporto di fine anno. Drammaticamente cresciuto il numero delle religiose uccise, nove, più del doppio rispetto al 2015. Adriana Masotti: ascolta
Quattordici sacerdoti, nove religiose, un seminarista, quattro laici: sono gli operatori cattolici morti quest’anno in modo violento, dodici nel continente americano, ucciso un sacerdote anche in Europa, e precisamente in Francia: si tratta di padre Jacques Hamel, vittima del terrorismo mentre celebrava la Messa .
Tentativi di rapina o di furto, lo scenario a volte feroce, in cui nella maggior parte dei casi gli operatori sono stati uccisi, in contesti di degrado e povertà. E in questi contesti i sacerdoti, le religiose e i laici uccisi, erano tra coloro che denunciavano con coraggio le ingiustizie, la corruzione, la povertà, nel nome del Vangelo. Operavano a fianco dei più bisognosi e qualcuno di loro è stato ucciso proprio dalle stesse persone che aiutava. Il rapporto di Fides ricorda i tre sacerdoti rapiti e uccisi in Messico, probabilmente per il loro impegno nella lotta al narcotraffico e anche il sacerdote José Luis Sánchez Ruiz, sempre in Messico, rapito e poi rilasciato con "evidenti segni di tortura", dopo aver ricevuto minacce a causa delle dure critiche contro la corruzione e il crimine. Altri uccisi in Brasile, Venezuela, Colombia, Haiti, ma anche in Florida negli Stati Uniti. In Africa sacerdoti, religiose e operatori Caritas hanno perso la vita, vittime di agguati e aggressioni, in Nigeria, Sud Sudan, Repubblica democratica del Congo. In Asia sono stati uccisi operatori nelle Filippine, in Indonesia, Siria e di recente quattro suore missionarie della Carità nello Yemen.
Nel Rapporto emerge anche la preoccupazione della comunità cristiana per la sorte di altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie. L’Agenzia Fides infine ricorda che all’elenco redatto annualmente, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti uomini e donne, di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo.
Per un commento al Rapporto pubblicato oggi, Stefano Leszczynski ha intervistato Stefano Lodigiani, coordinatore della redazione di Fides e curatore del dossier: ascolta
R. – L’America continua a registrare un numero elevato soprattutto di sacerdoti uccisi e molti altri vengono minacciati, rapiti, sequestrati, torturati, poi rilasciati, perché c’è un contesto di particolare violenza, denunciato più volte dalla Chiesa, violenza a tutti i livelli, corruzione, naturalmente legata ai traffici illeciti. Quindi, molto spesso, i sacerdoti, le suore, i laici sono tra coloro che alzano la voce, denunciano a voce alta queste ingiustizie, sempre nel nome del Vangelo e per questo danno fastidio.
D. - Questo cosa ci dice? Il fatto che non spicchi l’odio alla fede nell’uccisione di questi operatori pastorali bensì motivazioni più di tipo sociale, forse, cosa ci dice anche di quello che è l’impegno della Chiesa nel mondo?
R. – La Chiesa nel mondo è impegnata ad annunciare il Vangelo ma questo Vangelo non è un annuncio disincarnato, quindi se ci sono situazioni contrarie ai principi cristiani, contrarie ai valori del Vangelo, gli operatori pastorali che in coscienza svolgono la loro missione devono denunciarle e, chiaramente, danno fastidio per questo. Lo stesso Papa Francesco, proprio nell’Angelus della festa di Santo Stefano, ha sottolineato che il mondo odia i cristiani per la stessa ragione per cui ha odiato Gesù: perché Lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvagie.
D. – Il sacrificio di questi operatori pastorali non è invano, molti seguono il loro esempio…
R. – Certo, fortunatamente, si richiama sempre in questo contesto la famosa frase di Tertulliano: “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”. Se noi pensiamo che Tertulliano è vissuto tra il I e il II secolo, e noi ci troviamo ben oltre l’anno 2000, si può capire l’attualità di questo messaggio e anche l’attualità del martirio che fa parte del Dna del cristiano in generale ma del missionario in particolare. Non dimentichiamo che i cristiani traggono origine dalla Croce, quindi dal martirio del Figlio di Dio, che è morto sulla Croce, quindi versando il suo sangue per la salvezza dell’umanità. In un certo senso siamo figli del martirio, siamo figli della Croce, anche se dopo la Croce ci aspetta la Risurrezione: questa è la nostra fede.
D. – C’è ancora un ultimo dato che viene riportato e sottolineato nel rapporto di Fides e che risulta preoccupante, cioè quello degli operatori pastorali scomparsi, di cui non si ha più notizia…
R. – Esatto, anche qui abbiamo purtroppo diversi sacerdoti che sono stati rapiti, sequestrati, di cui non si hanno più notizie, un po’ a tutte le latitudini. E questo aggrava ancora di più la situazione in quanto si teme quasi che anche solamente far ritrovare il loro corpo, sia pure purtroppo senza vita, possa suscitare un nuovo vigore nella comunità cristiana di cui facevano parte. Quindi si aggiunge una nuova efferatezza proprio nel far scomparire anche il loro corpo in modo che di queste persone non si abbia più traccia. Comunque, non per questo la memoria della comunità cristiana si perde, anzi continua ancora con maggiore fede e con maggiore speranza nel suo cammino di annuncio del Vangelo.
Radio Vaticana - A pubblicarne l’elenco, con una breve biografia di ciascuno, è l’agenzia Fides nel suo annuale rapporto di fine anno. Drammaticamente cresciuto il numero delle religiose uccise, nove, più del doppio rispetto al 2015. Adriana Masotti: ascolta
Quattordici sacerdoti, nove religiose, un seminarista, quattro laici: sono gli operatori cattolici morti quest’anno in modo violento, dodici nel continente americano, ucciso un sacerdote anche in Europa, e precisamente in Francia: si tratta di padre Jacques Hamel, vittima del terrorismo mentre celebrava la Messa .
Tentativi di rapina o di furto, lo scenario a volte feroce, in cui nella maggior parte dei casi gli operatori sono stati uccisi, in contesti di degrado e povertà. E in questi contesti i sacerdoti, le religiose e i laici uccisi, erano tra coloro che denunciavano con coraggio le ingiustizie, la corruzione, la povertà, nel nome del Vangelo. Operavano a fianco dei più bisognosi e qualcuno di loro è stato ucciso proprio dalle stesse persone che aiutava. Il rapporto di Fides ricorda i tre sacerdoti rapiti e uccisi in Messico, probabilmente per il loro impegno nella lotta al narcotraffico e anche il sacerdote José Luis Sánchez Ruiz, sempre in Messico, rapito e poi rilasciato con "evidenti segni di tortura", dopo aver ricevuto minacce a causa delle dure critiche contro la corruzione e il crimine. Altri uccisi in Brasile, Venezuela, Colombia, Haiti, ma anche in Florida negli Stati Uniti. In Africa sacerdoti, religiose e operatori Caritas hanno perso la vita, vittime di agguati e aggressioni, in Nigeria, Sud Sudan, Repubblica democratica del Congo. In Asia sono stati uccisi operatori nelle Filippine, in Indonesia, Siria e di recente quattro suore missionarie della Carità nello Yemen.
Nel Rapporto emerge anche la preoccupazione della comunità cristiana per la sorte di altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie. L’Agenzia Fides infine ricorda che all’elenco redatto annualmente, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti uomini e donne, di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo.
Per un commento al Rapporto pubblicato oggi, Stefano Leszczynski ha intervistato Stefano Lodigiani, coordinatore della redazione di Fides e curatore del dossier: ascolta
R. – L’America continua a registrare un numero elevato soprattutto di sacerdoti uccisi e molti altri vengono minacciati, rapiti, sequestrati, torturati, poi rilasciati, perché c’è un contesto di particolare violenza, denunciato più volte dalla Chiesa, violenza a tutti i livelli, corruzione, naturalmente legata ai traffici illeciti. Quindi, molto spesso, i sacerdoti, le suore, i laici sono tra coloro che alzano la voce, denunciano a voce alta queste ingiustizie, sempre nel nome del Vangelo e per questo danno fastidio.
D. - Questo cosa ci dice? Il fatto che non spicchi l’odio alla fede nell’uccisione di questi operatori pastorali bensì motivazioni più di tipo sociale, forse, cosa ci dice anche di quello che è l’impegno della Chiesa nel mondo?
R. – La Chiesa nel mondo è impegnata ad annunciare il Vangelo ma questo Vangelo non è un annuncio disincarnato, quindi se ci sono situazioni contrarie ai principi cristiani, contrarie ai valori del Vangelo, gli operatori pastorali che in coscienza svolgono la loro missione devono denunciarle e, chiaramente, danno fastidio per questo. Lo stesso Papa Francesco, proprio nell’Angelus della festa di Santo Stefano, ha sottolineato che il mondo odia i cristiani per la stessa ragione per cui ha odiato Gesù: perché Lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvagie.
D. – Il sacrificio di questi operatori pastorali non è invano, molti seguono il loro esempio…
R. – Certo, fortunatamente, si richiama sempre in questo contesto la famosa frase di Tertulliano: “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”. Se noi pensiamo che Tertulliano è vissuto tra il I e il II secolo, e noi ci troviamo ben oltre l’anno 2000, si può capire l’attualità di questo messaggio e anche l’attualità del martirio che fa parte del Dna del cristiano in generale ma del missionario in particolare. Non dimentichiamo che i cristiani traggono origine dalla Croce, quindi dal martirio del Figlio di Dio, che è morto sulla Croce, quindi versando il suo sangue per la salvezza dell’umanità. In un certo senso siamo figli del martirio, siamo figli della Croce, anche se dopo la Croce ci aspetta la Risurrezione: questa è la nostra fede.
D. – C’è ancora un ultimo dato che viene riportato e sottolineato nel rapporto di Fides e che risulta preoccupante, cioè quello degli operatori pastorali scomparsi, di cui non si ha più notizia…
R. – Esatto, anche qui abbiamo purtroppo diversi sacerdoti che sono stati rapiti, sequestrati, di cui non si hanno più notizie, un po’ a tutte le latitudini. E questo aggrava ancora di più la situazione in quanto si teme quasi che anche solamente far ritrovare il loro corpo, sia pure purtroppo senza vita, possa suscitare un nuovo vigore nella comunità cristiana di cui facevano parte. Quindi si aggiunge una nuova efferatezza proprio nel far scomparire anche il loro corpo in modo che di queste persone non si abbia più traccia. Comunque, non per questo la memoria della comunità cristiana si perde, anzi continua ancora con maggiore fede e con maggiore speranza nel suo cammino di annuncio del Vangelo.
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