martedì, gennaio 17, 2017
La creazione di nuovi soggetti non bancari attivi nel settore del credito rischia di far crollare i profitti fino al 30%. Istituti europei tra i piu' colpiti. 

WSI - La crisi delle banche a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e’ solo un assaggio. Il peggio deve ancora arrivare. Parola di McKinsey la multinazionale americana della consulenza, che, nel nuovo “McKinsey Global Banking” mette in evidenza che le banche nei prossimi anni saranno chiamate a nuove sfide: non solo dovranno far fronte a un’economia sempre debole e a nuove e piu’ rigide regole, ma soprattutto dovranno cercare di difendersi dall’attacco dei giganti dell’e-commerce. Per McKinsey, dunque, questi tre fattori finiranno per mettere sotto pressione i margini delle banche di qui al 2020.

Che in alcuni casi rischiano una flessione degli utili che può arrivare anche a superare il 30 per cento. Gran parte del problema – come specificano nella ricerca in questione – è legato alla “tempesta digitale”: se è vero che le banche ne stanno beneficiando, snellendo molte attività e riducendo molti costi, è anche vero che il processo di digitalizzazione sposta verso nuovi soggetti non bancari una quota crescente di clienti. Sotto attacco saranno soprattutto le banche dei mercati avanzati con ben 90 miliardi di dollari di profitti a rischio, pari al 25% del totale. Ma anche quelle dei mercati emergenti non sono al riparo da possibili crisi.

Secondo il nuovo “McKinsey Global Banking” tra i principali mercati sviluppati, quello degli Stati Uniti sembra essere nella posizione migliore per affrontare tali rischi. Le banche giapponesi e quelle statunitensi, a secondo della portata di quello che può essere definito l’uragano digitale, rischiano tra 1 a 45 miliardi di dollari di profitti in meno entro il 2020. Andrà peggio, secondo le stime, alle banche europee, Regno Unito compreso, questo rischio arriva sino al 31% dei profitti, ovvero a 35 miliardi di dollari. Ma non si esclude che se gli effetti possano essere più forti del previsto e possano perdere tra 50 e 110 miliardi di dollari in più. Per difendersi dall’uragano in arrivo, l’industria del credito deve – dicono da Mc Kinsey – portare avanti un processo di di ristrutturazione superiore a quello attuale mettendo in campo nuove capacità tecnologiche e nuove strutture organizzative.


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