martedì, gennaio 24, 2017
L'antibiotico resistenza non ha le caratteristiche di un problema "acuto", che richiede quindi un'azione immediata, quanto quelle di uno "cronico". Uno alla volta, anno dopo anno, i farmaci usati per curare le infezioni più tenaci sono diventati inefficaci man mano che i batteri si sono evoluti e hanno sviluppano strategie intelligenti per resistere al nostro tentativo di eliminarli.

Informa Salus -  Per certe infezioni è rimasto un solo antibiotico efficace, la colistina (o polimixina E). Ma, il 18 novembre 2015, alcuni scienziati hanno pubblicato un articolo sulla rivista britannica The Lancet dichiarando di aver scoperto e identificato un singolo gene che renderebbe i batteri che lo contengono resistenti a questo antibiotico, di fatto uno dei pochi ancora "utili".

Gli scienziati cinesi hanno trovato questo gene, chiamato mcr-1, negli allevamenti suini e nella carne di maiale dei supermercati. Come mai proprio in questo tipo di carne? 
La colistina è un vecchio tipo di antibiotico, andato in disuso nel tempo a causa dei suoi effetti indesiderati a livello renale. Con la scoperta negli anni di nuovi antibiotici, la colistina non è più stata utilizzata per uso umano. Per questo motivo in Cina gli allevatori hanno cominciato a usarla in quantità massicce, perché basse dosi di antibiotici possono favorire la crescita degli animali.

Capite quindi l'ironia? 
L'antibiotico che una volta è stato scartato in funzione di altri farmaci più sicuri, ora è tornato essenziale a causa dello sviluppo dell'antibiotico-resistenza da parte dei batteri. Ma ora anche questo a causa dell'abuso che ne è stato fatto è diventato inefficace. La Cina non usa la colistina nell'uomo, ma in molti altri paesi, tra cui gli Stati Uniti, viene tenuta come ultima risorsa.

Ancora più problematico è il fatto che, secondo l'articolo di The Lancet, ci sarebbero sufficienti prove per affermare che questo gene è "saltato" dai maiali agli esseri umani. Da un campione di 1.322 persone (pazienti ricoverati in ospedale in Cina) ne sono state trovate 16 aventi il batterio con il gene mcr-1. Ovviamente l'antibiotico-resistenza non conosce e non rispetta i confini nazionali, per cui è solo una (inesorabile) questione di tempo prima che si diffonda ovunque nel mondo.

Una volta pubblicato nelle banche dati scientifiche, l'articolo ha fatto il giro del mondo, preoccupando non poco gli scienziati. Già a dicembre sono arrivate le prime segnalazioni di ritrovamento del gene in Danimarca, Germania, Vietnam, Spagna e Stati Uniti. E non solo. Secondo il microbiologo dell'università di Bristol James Spencer, che ha collaborato con gli autori dell'articolo originale pubblicato su The Lancet, ogni settimana ci saranno nuovi sviluppi legati al gene mcr-1.

La vicenda della diffusione silenziosa del gene mcr-1 è ormai famigliare. 
Negli anni gli scienziati hanno identificato numerosi geni che conferiscono resistenza a classi di antibiotici, per scoprire subito dopo che il gene era già ampiamente diffuso in tutto il globo. "Studiare la resistenza è un continuo gioco a rincorrersi" afferma Alexander Kallen, epidemiologo dei CDC di Atlanta. "Non scopri nulla finché non c'è qualcosa da scoprire, e nel tempo necessario per fare la scoperta, qualcosa di brutto è già accaduto. E come se non bastasse devi avere occhi ovunque, anche in un allevamento di maiali cinese, perché poi può avere ripercussioni in tutto il mondo."

Quanto è semplice per i batteri sviluppare resistenza agli antibiotici?

Il fatto che un batterio sia in grado di sviluppare un certo grado di resistenza verso un antibiotico è un evento che potremmo definire improbabile, ma non impossibile, anzi. Una delle strategie di resistenza che l'agente patogeno mette in atto per sopravvivere è la modifica delle molecole presenti sulla sua superficie, così da impedire che l'antibiotico (come la colistina) si leghi a lui e lo distrugga. Una modifica di questo tipo però richiede di solito mutazioni (cambiamenti) in differenti geni localizzati a livello del DNA. In questo modo quindi il batterio dovrà avere svariati "fortunati cambiamenti di geni" prima di poter sopravvivere. Ecco perché la scoperta che il responsabile della resistenza alla colistina è un solo gene (il mcr-1) ha lasciato in principio tutti sorpresi.

In questo caso però il fattore determinante è stato la collocazione di questo gene, essendo situato in un piccolo filamento di DNA libero chiamato plasmide, che i batteri, anche quelli di specie differenti, possono scambiarsi molto facilmente come se fossero dei braccialetti. E questo, inevitabilmente, rende estremamente più facile la diffusione del gene mcr-1. Un singolo batterio può così acquisire piccoli pezzi di plasmidi di altri batteri, che possono contenere le informazioni per sviluppare la resistenza verso altri antibiotici. Gli scienziati non hanno ancora trovato un batterio resistente a tutti gli antibiotici, ma non si fanno troppe illusioni: "non è tanto questione se succederà, ma di quando accadrà" - afferma Timothy Walsh, microbiologo dell'università di Cardiff.

E continua dicendo: "Quello che accade negli Stati Uniti, nel Regno Unito, Africa o Cina, inevitabilmente diventerà un problema di tutto il mondo". Ogni volta che persone e animali si spostano, i batteri migrano con loro.

Fonte: https://www.theatlantic.com/health/archive/2017/01/colistin-resistance-spread/512705/


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