Il recente allarme lanciato dal Canada circa gli effetti sulla demenza senile dell’inquinamento da traffico (The Lancet, 4-1-2017) trova una sponda nella campagna CARE (Carbonaceous Aerosol in Rome and Environs) che si avvia a Roma il primo Febbraio 2017, organizzata dall'Isac-Cnr.
Cnr - Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono ormai evidenze epidemiologiche che l’esposizione a breve termine alla frazione ultrafine del particolato atmosferico - quelle particelle con dimensioni minori di 100 nanometri, cioè un decimillesimo di millimetro- sia causa di mortalità, oltre che di malattie polmonari, cardiocircolatorie e del sistema nervoso centrale, a cui si aggiunge ora la demenza senile (WHO, 2013; OMS report, Health effects of black Carbon, 2012).
Vivere in ambienti urbani aumenta inevitabilmente l’esposizione alle particelle ultrafini e, in particolare, a quella frazione di tali particelle chiamata black carbon, un marker emesso da tutti i processi di combustione, in particolare dal traffico stradale diesel. Il colore stesso del particolato atmosferico varia dal bianco al marrone al nero (da cui appunto il nome di black carbon) al variare delle quantità relative di questi inquinanti. Un recente lavoro, finanziato dalla Commissione Europea ha mostrato come le concentrazioni di black carbon nelle aree urbanizzate del Mediterraneo sarebbero fra le più alte di tutta Europa (Cavalli et al., 2016).
Poiché le particelle ultrafini e il black carbon sono ancora oggetto di ricerca, la loro misura non è attualmente prescritta dalle norme europee sulla qualità dell'aria. Solo recentemente studi clinici e tossicologici hanno mostrato che le particelle ultrafini agiscono in parte secondo meccanismi totalmente diversi da quelli dominanti per le polveri più grossolane monitorate da anni dalle nostre agenzie ambientali su direttive europee (cioè quelle grandi fino al centesimo di millimetro, o PM10) . Tali meccanismi, dominati dalla dimensione, numero e superficie delle particelle, sono infatti 'mascherati' dall'inclusione della frazione ultrafine nel carico totale del PM10 o PM2.5. Ne consegue che, anche se polveri del tipo PM10 e PM2.5 sono riconosciuti concausa di danni alla salute (OMS-REVIHAAP Report, 2013) occorre sviluppare metodi ad hoc per individuare propriamente la frazione ultrafine ed il black carbon compresi in queste due metriche e valutarne il relativo impatto sulla salute.
Le osservazioni condotte nell'ambito della campagna 'CARE 2017' volgono proprio in questa direzione: saranno realizzate grazie all’ospitalità di Roma Capitale e alla collaborazione tra gruppi di ricerca nazionali e internazionali: oltre all’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr, laboratorio AEROLAB), sono presenti l’Istituto di inquinamento atmosferico (Iia-Cnr), l’Infn di Sesto Fiorentino, l'Enea di Bologna e Roma, le università Statale di Milano, Sapienza di Roma e La Tuscia di Viterbo, ARPA Lazio, l’IDAEA-CSIC di Barcellona e l’Istituto TROPOS di Lipsia.
'CARE 2017' avrà il suo sito di riferimento in prossimità delle Terme di Caracalla, a Roma. Qui, a bordo di due laboratori mobili del Cnr, saranno effettuate misure all'avanguardia, di composizione, dimensioni, 'colore' del particolato atmosferico, della sua frazione ultrafine e del black carbon, con elevatissima risoluzione temporale. Saranno contemporaneamente esposte in-vitro cellule del polmone umano per valutare la tossicità del particolato ultrafine e del black carbon. Da qui, inoltre, partiranno ogni giorno ricercatori con uno zainetto contenente strumentazione portatile per la caratterizzazione del black carbon in vari ambienti della città: dalle zone a traffico limitato (Fori Imperiali) alle direttrici più inquinate (canyon urbani).
CARE fornirà così la prima caratterizzazione dell’attuale esposizione della città, dei suoi abitanti e dei suoi monumenti al particolato ultrafine ed al black carbon.
Per ulteriori informazioni:
Gian Paolo Gobbi, Isac-Cnr, email: g.gobbi@isac.cnr.it
Francesca Costabile, Isac-Cnr, email: f.costabile@isac.cnr.it
Luca Di Liberto, Isac-Cnr, email: l.diliberto@isac.cnr.it
Cnr - Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono ormai evidenze epidemiologiche che l’esposizione a breve termine alla frazione ultrafine del particolato atmosferico - quelle particelle con dimensioni minori di 100 nanometri, cioè un decimillesimo di millimetro- sia causa di mortalità, oltre che di malattie polmonari, cardiocircolatorie e del sistema nervoso centrale, a cui si aggiunge ora la demenza senile (WHO, 2013; OMS report, Health effects of black Carbon, 2012).
Vivere in ambienti urbani aumenta inevitabilmente l’esposizione alle particelle ultrafini e, in particolare, a quella frazione di tali particelle chiamata black carbon, un marker emesso da tutti i processi di combustione, in particolare dal traffico stradale diesel. Il colore stesso del particolato atmosferico varia dal bianco al marrone al nero (da cui appunto il nome di black carbon) al variare delle quantità relative di questi inquinanti. Un recente lavoro, finanziato dalla Commissione Europea ha mostrato come le concentrazioni di black carbon nelle aree urbanizzate del Mediterraneo sarebbero fra le più alte di tutta Europa (Cavalli et al., 2016).
Poiché le particelle ultrafini e il black carbon sono ancora oggetto di ricerca, la loro misura non è attualmente prescritta dalle norme europee sulla qualità dell'aria. Solo recentemente studi clinici e tossicologici hanno mostrato che le particelle ultrafini agiscono in parte secondo meccanismi totalmente diversi da quelli dominanti per le polveri più grossolane monitorate da anni dalle nostre agenzie ambientali su direttive europee (cioè quelle grandi fino al centesimo di millimetro, o PM10) . Tali meccanismi, dominati dalla dimensione, numero e superficie delle particelle, sono infatti 'mascherati' dall'inclusione della frazione ultrafine nel carico totale del PM10 o PM2.5. Ne consegue che, anche se polveri del tipo PM10 e PM2.5 sono riconosciuti concausa di danni alla salute (OMS-REVIHAAP Report, 2013) occorre sviluppare metodi ad hoc per individuare propriamente la frazione ultrafine ed il black carbon compresi in queste due metriche e valutarne il relativo impatto sulla salute.
Le osservazioni condotte nell'ambito della campagna 'CARE 2017' volgono proprio in questa direzione: saranno realizzate grazie all’ospitalità di Roma Capitale e alla collaborazione tra gruppi di ricerca nazionali e internazionali: oltre all’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr, laboratorio AEROLAB), sono presenti l’Istituto di inquinamento atmosferico (Iia-Cnr), l’Infn di Sesto Fiorentino, l'Enea di Bologna e Roma, le università Statale di Milano, Sapienza di Roma e La Tuscia di Viterbo, ARPA Lazio, l’IDAEA-CSIC di Barcellona e l’Istituto TROPOS di Lipsia.
'CARE 2017' avrà il suo sito di riferimento in prossimità delle Terme di Caracalla, a Roma. Qui, a bordo di due laboratori mobili del Cnr, saranno effettuate misure all'avanguardia, di composizione, dimensioni, 'colore' del particolato atmosferico, della sua frazione ultrafine e del black carbon, con elevatissima risoluzione temporale. Saranno contemporaneamente esposte in-vitro cellule del polmone umano per valutare la tossicità del particolato ultrafine e del black carbon. Da qui, inoltre, partiranno ogni giorno ricercatori con uno zainetto contenente strumentazione portatile per la caratterizzazione del black carbon in vari ambienti della città: dalle zone a traffico limitato (Fori Imperiali) alle direttrici più inquinate (canyon urbani).
CARE fornirà così la prima caratterizzazione dell’attuale esposizione della città, dei suoi abitanti e dei suoi monumenti al particolato ultrafine ed al black carbon.
Per ulteriori informazioni:
Gian Paolo Gobbi, Isac-Cnr, email: g.gobbi@isac.cnr.it
Francesca Costabile, Isac-Cnr, email: f.costabile@isac.cnr.it
Luca Di Liberto, Isac-Cnr, email: l.diliberto@isac.cnr.it
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