Al Qaeda attualmente ha il controllo delle sorgenti che riforniscono Damasco. La vicenda accade nel silenzio più assoluto dei media. E’ dal 22 dicembre che diversi gruppi jihadisti hanno il controllo dell’acquedotto situato a 10 km dalla capitale (ottenuto sopraffacendo i gruppi più moderati). Fonti dirette da Damasco ci confermano che l’azione dei ‘ribelli’ sta assetando 5 milioni di abitanti a Damasco.
di Patrizio Ricci
La sacca di Wadi Barada era inattaccabile proprio perché controllava le sorgenti che assicuravano la fornitura idrica di Damasco. Evidentemente ora che è stata presa da al Nusra non lo è più. Infatti sono in corso furiosi combattimenti tra le forze governative e al Nusra ed alleati, per riconquistare gli impianti dell’acquedotto. Masdar News ne parla oggi, riferendo di un attacco di Hetzbollah e esercito siriano che però è stato respinto dal nemico. In precedenza le forze governative hanno ripreso l’altura di Ayn al Fijha.
Come già era noto, il sito Moon of Alabama riferisce che il 22 dicembre i ribelli takfiri alleati ad al Qaeda hanno interrotto l’approvvigionamento idrico principale per la capitale siriana nella valle di Wadi Barada chiudendo le chiuse e danneggiando alcuni impianti.
Da allora la città e le periferie sostentati dall’acquedotto (vi abitano in tutto 5-6 milioni di abitanti), devono sopravvivere con le distribuzioni di acqua di emergenza messe a disposizione dal governo siriano. Però l’acqua a disposizione è appena sufficiente per il sostentamento personale, e non è sufficiente per svolgere le attività commerciali e soddisfare gli altri usi.
Quello che sta succedendo è molto preoccupante perché questa interruzione fa parte di una strategia più ampia e coordinata, messa in atto il tramite il sabotaggio sistematico delle forniture essenziali di pubblica utilità in tutto il paese come acqua, luce e gas.
Questo tipo di azioni avvengono anche altrove: ad Aleppo lo Stato Islamico ha diminuito in modo considerevolmente l’apporto di acqua che viene dal fiume Eufrate. Inoltre, i piloni che trasportano energia elettrica ad alta tensione per alimentare Damasco sono stati distrutti e alle squadre di riparazione, è stato negato l’accesso. Anche le forniture di gas in alcune parti di Damasco sono state tagliate.
Wadi Barada è una valle che prende il nome dall’omonimo fiume ed è la zona dove ci sono le sorgenti che con apposite condutture forniscono l’acqua a Damasco. Essa si trova a circa 10 miglia ad ovest della capitale siriana nella montuosa tra il Libano e la Siria. E ‘ nelle mani degli insorti locali dal 2012. La zona attualmente è circondata dalle forze governative siriane e da Hezbollah.
Dal 2012 i ribelli locali avevano accettato di mantenere il flusso d’acqua potabile per Damasco. Gruppi allineati ad Al-Qaeda sono stati nella zona per qualche tempo. Un video di propaganda distribuito da questi terroristi mostra l’asecuzione di soldati governativi siriani.
Quando la parte orientale della città di Aleppo è stata liberata dalle forze governative siriane, i ribelli locali e gli abitanti nella valle del fiume Barada erano disposti a riconciliarsi con il governo siriano. Ma è allora che la situazione è precipitata: i ribelli fondamentalisti non sono stati d’accordo e hanno assunto il comando. Così ora la zona è sotto il pieno controllo di al-Qaeda, e quindi al di fuori del recente accordo di cessate il fuoco.
Il 22 dicembre la fornitura di acqua a Damasco proveniente da Wadi Barada è stata improvvisamente contaminata con gasolio. Il giorno dopo le forze governative siriane hanno iniziato un’operazione per riconquistare il territorio e per ricostituire le riserve d’acqua. Le operazioni sono ancora in corso. Una volta ripresa la zona, però ci vorranno almeno 10 giorni prima di riparare gli impianti danneggiati, perciò si calcola che Damasco rimarrà quasi senz’acqua fino a fine mese.
I media occidentali intanto riferiscono queste vicende giustificando i ribelli: secondo la propaganda dei media mainstream l’azione messa in atto da al Nusra e Co. sarebbe causa dell’attacco dei governativi e non viceversa.
Nel video che segue le operazioni in corso per riprendere la zona. Gran parte della popolazione è fuggita raggiungendo la zona tenuta dalle forze governative.
di Patrizio Ricci
La sacca di Wadi Barada era inattaccabile proprio perché controllava le sorgenti che assicuravano la fornitura idrica di Damasco. Evidentemente ora che è stata presa da al Nusra non lo è più. Infatti sono in corso furiosi combattimenti tra le forze governative e al Nusra ed alleati, per riconquistare gli impianti dell’acquedotto. Masdar News ne parla oggi, riferendo di un attacco di Hetzbollah e esercito siriano che però è stato respinto dal nemico. In precedenza le forze governative hanno ripreso l’altura di Ayn al Fijha.
Come già era noto, il sito Moon of Alabama riferisce che il 22 dicembre i ribelli takfiri alleati ad al Qaeda hanno interrotto l’approvvigionamento idrico principale per la capitale siriana nella valle di Wadi Barada chiudendo le chiuse e danneggiando alcuni impianti.
Da allora la città e le periferie sostentati dall’acquedotto (vi abitano in tutto 5-6 milioni di abitanti), devono sopravvivere con le distribuzioni di acqua di emergenza messe a disposizione dal governo siriano. Però l’acqua a disposizione è appena sufficiente per il sostentamento personale, e non è sufficiente per svolgere le attività commerciali e soddisfare gli altri usi.
Quello che sta succedendo è molto preoccupante perché questa interruzione fa parte di una strategia più ampia e coordinata, messa in atto il tramite il sabotaggio sistematico delle forniture essenziali di pubblica utilità in tutto il paese come acqua, luce e gas.
Questo tipo di azioni avvengono anche altrove: ad Aleppo lo Stato Islamico ha diminuito in modo considerevolmente l’apporto di acqua che viene dal fiume Eufrate. Inoltre, i piloni che trasportano energia elettrica ad alta tensione per alimentare Damasco sono stati distrutti e alle squadre di riparazione, è stato negato l’accesso. Anche le forniture di gas in alcune parti di Damasco sono state tagliate.
Wadi Barada è una valle che prende il nome dall’omonimo fiume ed è la zona dove ci sono le sorgenti che con apposite condutture forniscono l’acqua a Damasco. Essa si trova a circa 10 miglia ad ovest della capitale siriana nella montuosa tra il Libano e la Siria. E ‘ nelle mani degli insorti locali dal 2012. La zona attualmente è circondata dalle forze governative siriane e da Hezbollah.
Dal 2012 i ribelli locali avevano accettato di mantenere il flusso d’acqua potabile per Damasco. Gruppi allineati ad Al-Qaeda sono stati nella zona per qualche tempo. Un video di propaganda distribuito da questi terroristi mostra l’asecuzione di soldati governativi siriani.
Quando la parte orientale della città di Aleppo è stata liberata dalle forze governative siriane, i ribelli locali e gli abitanti nella valle del fiume Barada erano disposti a riconciliarsi con il governo siriano. Ma è allora che la situazione è precipitata: i ribelli fondamentalisti non sono stati d’accordo e hanno assunto il comando. Così ora la zona è sotto il pieno controllo di al-Qaeda, e quindi al di fuori del recente accordo di cessate il fuoco.
Il 22 dicembre la fornitura di acqua a Damasco proveniente da Wadi Barada è stata improvvisamente contaminata con gasolio. Il giorno dopo le forze governative siriane hanno iniziato un’operazione per riconquistare il territorio e per ricostituire le riserve d’acqua. Le operazioni sono ancora in corso. Una volta ripresa la zona, però ci vorranno almeno 10 giorni prima di riparare gli impianti danneggiati, perciò si calcola che Damasco rimarrà quasi senz’acqua fino a fine mese.
I media occidentali intanto riferiscono queste vicende giustificando i ribelli: secondo la propaganda dei media mainstream l’azione messa in atto da al Nusra e Co. sarebbe causa dell’attacco dei governativi e non viceversa.
Nel video che segue le operazioni in corso per riprendere la zona. Gran parte della popolazione è fuggita raggiungendo la zona tenuta dalle forze governative.
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