Secondo il premier israeliano Netanyahu “tutti gli elementi” mostrano che il 28enne Fadi Qunbar era un sostenitore del movimento jihadista. Ma non fornisce le prove a sostegno della sua tesi. Ieri a bordo di un camion ha investito un gruppo di militari israeliani; morti quattro soldati, altri 17 sono rimasti feriti.
Gerusalemme (AsiaNews) - “Tutti gli elementi” emersi dalle indagini compiute in queste ore dagli investigatori mostrano che l’uomo che ha ucciso ieri quattro soldati a Gerusalemme è un “simpatizzante” dello Stato islamico (SI). È quanto ha affermato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, commentando l’attacco compiuto da un giovane palestinese che - a bordo di un camion - ha investito di proposito un gruppo di militari israeliani .
Il premier non ha voluto però rendere pubbliche le prove a sostegno di questa sua affermazione.
L’assalitore sarebbe il 28enne Fadi Qunbar, un palestinese originario del distretto di Jabel Mukaber, a Gerusalemme est, non lontano dal luogo in cui è avvenuto l’attacco. Dopo aver colpito i soldati con il proprio mezzo - secondo uno schema già visto in passato a Berlino e Nizza - egli è stato ucciso dalle forze di sicurezza.
In queste ore il governo israeliano, al termine di una riunione del comitato di emergenza, ha approvato il provvedimento di detenzione senza processo per sostenitori e simpatizzanti dello SI.
Nell’attacco sono deceduti quattro soldati, tre donne e un uomo, tutti poco più che ventenni. Almeno 17 i feriti. Le immagini catturate dalle telecamere di sicurezza hanno mostrato il mezzo pesante piombare ad alta velocità sul gruppo di militari, poi fare retromarcia e passare una seconda volta sulle vittime.
In una nota l’esercito israeliano ha pubblicato i nomi delle vittime: essi sono Yael Yekutiel, di 20 anni, Shir Hajaj di 22 anni, Erez Orbach di 20 anni e Shira Tzur, anch’essa di 20 anni.
Nelle ore successive all’attacco la polizia ha effettuato un raid nell’area di provenienza dell’attentatore, arrestando nove persone fra cui cinque membri della sua famiglia.
Visitando il luogo in cui è avvenuto l'attacco, Netanyahu ha ipotizzato una “connessione” fra quanto successo in Francia e in Germania, e gli eventi di ieri a Gerusalemme. E il capo della polizia Roni Alseich ha aggiunto che gli eventi di Berlino avrebbero fornito ulteriori “motivazioni”.
Il gruppo militante palestinese Hamas, che controlla la Striscia di Gaza ed è considerato un movimento terrorista da Stati Uniti e Unione europea, ha esultato alla notizia dell’attentato e inneggiato al giovane assalitore. Abdul-Latif Qanou, portavoce di Hamas, ha parlato di gesto “eroico” che deve incoraggiare gli altri palestinesi a “intensificare la resistenza”.
L’episodio si inserisce nel clima di violenze in corso dall’ottobre 2015 nella regione, innescate da una serie di provocazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi, che hanno voluto pregare sulla Spianata delle moschee, luogo santo non solo per i palestinesi, ma per tutto l’islam. Da quel momento si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. Almeno 35 gli israeliani uccisi a colpi di coltello, investiti da auto e camion o raggiunti da proiettili; sul versante palestinese si sono registrate oltre 200 vittime. Per la leadership palestinese dietro le violenze vi è la crescente frustrazione della popolazione per la politica di occupazione promossa - e inasprita dall’attuale governo - da Israele.
Gerusalemme (AsiaNews) - “Tutti gli elementi” emersi dalle indagini compiute in queste ore dagli investigatori mostrano che l’uomo che ha ucciso ieri quattro soldati a Gerusalemme è un “simpatizzante” dello Stato islamico (SI). È quanto ha affermato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, commentando l’attacco compiuto da un giovane palestinese che - a bordo di un camion - ha investito di proposito un gruppo di militari israeliani .
Il premier non ha voluto però rendere pubbliche le prove a sostegno di questa sua affermazione.
L’assalitore sarebbe il 28enne Fadi Qunbar, un palestinese originario del distretto di Jabel Mukaber, a Gerusalemme est, non lontano dal luogo in cui è avvenuto l’attacco. Dopo aver colpito i soldati con il proprio mezzo - secondo uno schema già visto in passato a Berlino e Nizza - egli è stato ucciso dalle forze di sicurezza.
In queste ore il governo israeliano, al termine di una riunione del comitato di emergenza, ha approvato il provvedimento di detenzione senza processo per sostenitori e simpatizzanti dello SI.
Nell’attacco sono deceduti quattro soldati, tre donne e un uomo, tutti poco più che ventenni. Almeno 17 i feriti. Le immagini catturate dalle telecamere di sicurezza hanno mostrato il mezzo pesante piombare ad alta velocità sul gruppo di militari, poi fare retromarcia e passare una seconda volta sulle vittime.
In una nota l’esercito israeliano ha pubblicato i nomi delle vittime: essi sono Yael Yekutiel, di 20 anni, Shir Hajaj di 22 anni, Erez Orbach di 20 anni e Shira Tzur, anch’essa di 20 anni.
Nelle ore successive all’attacco la polizia ha effettuato un raid nell’area di provenienza dell’attentatore, arrestando nove persone fra cui cinque membri della sua famiglia.
Visitando il luogo in cui è avvenuto l'attacco, Netanyahu ha ipotizzato una “connessione” fra quanto successo in Francia e in Germania, e gli eventi di ieri a Gerusalemme. E il capo della polizia Roni Alseich ha aggiunto che gli eventi di Berlino avrebbero fornito ulteriori “motivazioni”.
Il gruppo militante palestinese Hamas, che controlla la Striscia di Gaza ed è considerato un movimento terrorista da Stati Uniti e Unione europea, ha esultato alla notizia dell’attentato e inneggiato al giovane assalitore. Abdul-Latif Qanou, portavoce di Hamas, ha parlato di gesto “eroico” che deve incoraggiare gli altri palestinesi a “intensificare la resistenza”.
L’episodio si inserisce nel clima di violenze in corso dall’ottobre 2015 nella regione, innescate da una serie di provocazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi, che hanno voluto pregare sulla Spianata delle moschee, luogo santo non solo per i palestinesi, ma per tutto l’islam. Da quel momento si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. Almeno 35 gli israeliani uccisi a colpi di coltello, investiti da auto e camion o raggiunti da proiettili; sul versante palestinese si sono registrate oltre 200 vittime. Per la leadership palestinese dietro le violenze vi è la crescente frustrazione della popolazione per la politica di occupazione promossa - e inasprita dall’attuale governo - da Israele.
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