Lo Stato avrà il 70%. I vertici dell'istituto senese, l'ad Morelli e il presidente Falciai hanno parlato in audizione alla Commissione Finanze del futuro della banca.
WSI - Dopo l’intervento dello Stato nel Monte dei Paschi il flusso di depositi in uscita che ha subito un’accelerazione agli inizi di dicembre con tutta la pressione mediatica che c’è stata, si è del tutto arrestato tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. A dirlo durante un’audizione dinanzi alle Commissioni Finanze di camera e Senato, l’ad della banca senese Marco Morelli intervenuto insieme al presidente Alessandro Falciai. Sul perché l’operazione privata di aumento di capitale prevista da Jp Morgan e Mediobanca sia fallita, i due banchieri non si sbilanciano ma il presidente Falciai preme a sottolineare che era dovere morale dei vertici dell’istituto di credito provare ad “esperire tutte le possibili operazioni di mercato”, prima di avanzare richiesta d’aiuto ai contribuenti. Come sottolinea Falciai, la cosa certa è che lo Stato avrà circa il 70 per cento del capitale di Mps.
“Lo Stato avrà il 70% circa delle azioni, mentre il 30% sarà in mano agli investitori istituzionali che subiranno la conversione obbligatoria delle obbligazioni subordinate in azioni. Ci sarà anche un mercato retail, composto dai vecchi azionisti e dai risparmiatori che sceglieranno di non scambiare le azioni frutto della conversione forzosa dei bond subordinate con nuovi bond senior. Ma non si sa ancora quando Mps potrà tornare alla quotazione di Borsa, dalla quale è sospesa dal 23 dicembre (..) Abbiamo circa 4 miliardi di euro di obbligazioni che verranno convertite e il resto verrà preso dallo Stato. Lo Stato attraverso questo meccanismo di conversione alla fine investirà circa 6 miliardi, perciò avremo una struttura azionaria che fondamentalmente avrà gli ‘istituzionali’ per un paio di miliardi e lo Stato per 6 miliardi (…) quindi lo Stato avrà circa il 70 per cento degli istituzionali mentre i ‘retail’ su base volontaria potranno convertire ed uscire”.
Parola d’ordine è muoversi e farlo in fretta, partendo dal vecchio piano industriale presentato ad ottobre per arrivare ad una conclusione che, come dice Morelli, “tenga conto delle indicazioni date dagli organi di vigilanza ma che dall’altra dia la possibilità alla banca di proseguire il percorso di riposizionamento, soprattutto commerciale, e di ritornare a fare il lavoro che banca Montepaschi ha sempre fatto”. A fine gennaio-inizio febbraio verrà presentata la bozza del piano industriale dopo il confronto con Bruxelles sugli Npl della banca.
“Le sofferenze di Mps devono essere eliminate dal bilancio sennò la banca non riprende un percorso di redditività. L’aumento di capitale era di 5 miliardi a fronte di una cessione in blocco di sofferenze bancarie per 27,7 miliardi di euro, l’obiettivo del management della banca è di proseguire su un percorso che prevede la cessione in blocco”.
Come? Le strade sono ancora tutte aperte: cartolarizzazione, vendita, società mista sull’esempio di Unicredit. Obiettivo è che la banca torni in una posizione dominante, questione che deve passare anche dal nodo dipendenti. Se nel precedente piano industriale si prevedeva un taglio delle filiali di Mps da 2mila a 1500 nonché del personale di 2450 unità in tre anni, ora sottolinea l’ad Morelli si deve fare in modo che la banca possa ripartire senza alcuna penalizzazione della forza lavoro nelle sue varie articolazioni”. Lo stesso Morelli annuncia di voler restare al suo posto, nonostante il taglio di stipendio, ricordando tra l’altro anche di avere messo immediatamente il suo mandato a disposizione del nuovo azionista, il Tesoro.
“Io resto anche con la riduzione dello stipendio, ho dato un impegno e a questo punto onoro l’impegno perché credo che il rilancio della banca sia possibile (…) Preferisco che sia ridotto il mio stipendio in maniera pesante ma che vengano tutelate figure di manager che sono importanti per la banca. Se li perdesse, si creerebbe in prospettiva anche un danno al nuovo azionista”.
WSI - Dopo l’intervento dello Stato nel Monte dei Paschi il flusso di depositi in uscita che ha subito un’accelerazione agli inizi di dicembre con tutta la pressione mediatica che c’è stata, si è del tutto arrestato tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. A dirlo durante un’audizione dinanzi alle Commissioni Finanze di camera e Senato, l’ad della banca senese Marco Morelli intervenuto insieme al presidente Alessandro Falciai. Sul perché l’operazione privata di aumento di capitale prevista da Jp Morgan e Mediobanca sia fallita, i due banchieri non si sbilanciano ma il presidente Falciai preme a sottolineare che era dovere morale dei vertici dell’istituto di credito provare ad “esperire tutte le possibili operazioni di mercato”, prima di avanzare richiesta d’aiuto ai contribuenti. Come sottolinea Falciai, la cosa certa è che lo Stato avrà circa il 70 per cento del capitale di Mps.
“Lo Stato avrà il 70% circa delle azioni, mentre il 30% sarà in mano agli investitori istituzionali che subiranno la conversione obbligatoria delle obbligazioni subordinate in azioni. Ci sarà anche un mercato retail, composto dai vecchi azionisti e dai risparmiatori che sceglieranno di non scambiare le azioni frutto della conversione forzosa dei bond subordinate con nuovi bond senior. Ma non si sa ancora quando Mps potrà tornare alla quotazione di Borsa, dalla quale è sospesa dal 23 dicembre (..) Abbiamo circa 4 miliardi di euro di obbligazioni che verranno convertite e il resto verrà preso dallo Stato. Lo Stato attraverso questo meccanismo di conversione alla fine investirà circa 6 miliardi, perciò avremo una struttura azionaria che fondamentalmente avrà gli ‘istituzionali’ per un paio di miliardi e lo Stato per 6 miliardi (…) quindi lo Stato avrà circa il 70 per cento degli istituzionali mentre i ‘retail’ su base volontaria potranno convertire ed uscire”.
Parola d’ordine è muoversi e farlo in fretta, partendo dal vecchio piano industriale presentato ad ottobre per arrivare ad una conclusione che, come dice Morelli, “tenga conto delle indicazioni date dagli organi di vigilanza ma che dall’altra dia la possibilità alla banca di proseguire il percorso di riposizionamento, soprattutto commerciale, e di ritornare a fare il lavoro che banca Montepaschi ha sempre fatto”. A fine gennaio-inizio febbraio verrà presentata la bozza del piano industriale dopo il confronto con Bruxelles sugli Npl della banca.
“Le sofferenze di Mps devono essere eliminate dal bilancio sennò la banca non riprende un percorso di redditività. L’aumento di capitale era di 5 miliardi a fronte di una cessione in blocco di sofferenze bancarie per 27,7 miliardi di euro, l’obiettivo del management della banca è di proseguire su un percorso che prevede la cessione in blocco”.
Come? Le strade sono ancora tutte aperte: cartolarizzazione, vendita, società mista sull’esempio di Unicredit. Obiettivo è che la banca torni in una posizione dominante, questione che deve passare anche dal nodo dipendenti. Se nel precedente piano industriale si prevedeva un taglio delle filiali di Mps da 2mila a 1500 nonché del personale di 2450 unità in tre anni, ora sottolinea l’ad Morelli si deve fare in modo che la banca possa ripartire senza alcuna penalizzazione della forza lavoro nelle sue varie articolazioni”. Lo stesso Morelli annuncia di voler restare al suo posto, nonostante il taglio di stipendio, ricordando tra l’altro anche di avere messo immediatamente il suo mandato a disposizione del nuovo azionista, il Tesoro.
“Io resto anche con la riduzione dello stipendio, ho dato un impegno e a questo punto onoro l’impegno perché credo che il rilancio della banca sia possibile (…) Preferisco che sia ridotto il mio stipendio in maniera pesante ma che vengano tutelate figure di manager che sono importanti per la banca. Se li perdesse, si creerebbe in prospettiva anche un danno al nuovo azionista”.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.