I dati del rapporto dell'organizzazione britannica, confermano un aumento delle diseguaglianze nel mondo. A otto Paperoni la ricchezza di 3,6 miliardi di poveri. Situazione in peggioramento anche in Italia.
La disuguaglianza cresce nel mondo. Bastano i primi 8 'Paperoni' del pianeta per fare la ricchezza dei 3,6 miliardi più poveri. Lo dice il rapporto Oxfam - ong britannica attenta all'economia sociale - confermando il dato del 2015: l'1% dei più facoltosi al mondo possiede quanto il restante 99%. In un contesto di crescenti contrasti, la ricchezza cumulata da un'esigua minoranza di super ricchi sta crescendo a dismisura tanto che, con questo ritmo, tra 25 anni potremmo trovarci di fronte al primo trillionario, con una ricchezza superiore ai 1.000 miliardi di dollari.
Questi i numeri snocciolati dal rapporto. Una persona su 10 nel mondo vive con meno di 2 dollari al giorno e 7 persone su 10 nel mondo vivono in paesi in cui la disuguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni. Intanto, 10 tra le più grandi multinazionali hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche dei 180 Paesi più poveri. A risentirne anche l'ambiente, con la quota di emissioni in atmosfera prodotta a livello globale dal 10% più ricco del mondo al 50%. Sono, infine, 124 milioni i bambini che potrebbero andare a scuola se si recuperassero i proventi dell’elusione fiscale delle grandi corporation a danno dei paesi poveri.
Nel quadro tratteggiato da Oxfam, sono tuttavia le donne ad essere particolarmente svantaggiate, trovando prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi e mantenendo sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.
Accompagnato da una petizione rivolta ai governi per chiedere una serie di interventi in favore di una economia umana, il rapporto aggiorna i dati della disuguaglianza in occasione dell'appuntamento del World Economic Forum che vede i potenti del mondo riuniti a Davos, nella cittadina svizzera del cantone dei Grigioni nota per la sua "montagna incantata".
Otto i punti sollecitati: politiche per arginare la concentrazione di ricchezza; stop alla concorrenza fiscale al ribasso; sostegno a modelli di business non orientati solo a massimizzare il profitto; incoraggiamento di innovazioni tecnologiche a vantaggio di tutti; una transizione verso l'uso di energie rinnovabili; la promozione dello sviluppo in base anche ad indicatori relativi al benessere dei cittadini e non solo del Pil.
Disuguaglianze in aumento anche in Italia, dove l'1% più ricco degli italiani possiede oggi il 25% di ricchezza nazionale netta, mentre nel 2016 è stata oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. E come rilevato da una recente indagine demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia, sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più pronunciate.
Questi i numeri snocciolati dal rapporto. Una persona su 10 nel mondo vive con meno di 2 dollari al giorno e 7 persone su 10 nel mondo vivono in paesi in cui la disuguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni. Intanto, 10 tra le più grandi multinazionali hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche dei 180 Paesi più poveri. A risentirne anche l'ambiente, con la quota di emissioni in atmosfera prodotta a livello globale dal 10% più ricco del mondo al 50%. Sono, infine, 124 milioni i bambini che potrebbero andare a scuola se si recuperassero i proventi dell’elusione fiscale delle grandi corporation a danno dei paesi poveri.
Nel quadro tratteggiato da Oxfam, sono tuttavia le donne ad essere particolarmente svantaggiate, trovando prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi e mantenendo sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.
Accompagnato da una petizione rivolta ai governi per chiedere una serie di interventi in favore di una economia umana, il rapporto aggiorna i dati della disuguaglianza in occasione dell'appuntamento del World Economic Forum che vede i potenti del mondo riuniti a Davos, nella cittadina svizzera del cantone dei Grigioni nota per la sua "montagna incantata".
Otto i punti sollecitati: politiche per arginare la concentrazione di ricchezza; stop alla concorrenza fiscale al ribasso; sostegno a modelli di business non orientati solo a massimizzare il profitto; incoraggiamento di innovazioni tecnologiche a vantaggio di tutti; una transizione verso l'uso di energie rinnovabili; la promozione dello sviluppo in base anche ad indicatori relativi al benessere dei cittadini e non solo del Pil.
Disuguaglianze in aumento anche in Italia, dove l'1% più ricco degli italiani possiede oggi il 25% di ricchezza nazionale netta, mentre nel 2016 è stata oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. E come rilevato da una recente indagine demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia, sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più pronunciate.
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