domenica, gennaio 29, 2017
Cosa stabilisce l'Executive Order sull'Immigrazione e chi ne sarà colpito. 

di Lorenzo Carchini

Venerdì scorso, il Presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo, giuridicamente vincolante, che sospende l'ingresso negli Stati Uniti di tutti i rifugiati per 120 giorni, ed esclude perennemente l'ingresso di rifugiati siriani. Porte sbarrate per 90 giorni anche per tutti i cittadini provenienti da 7 paesi musulmani: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Un ordine che ha da subito scatenato polemiche e nuove proteste .

Come sempre, leggersi l'intero testo della legge può essere pratica noiosa, ma permette di cogliere alcuni aspetti fondamentali di un testo di legge problematico e che, ad un primo sguardo, non sembra risolvere alcuno dei problemi che il Presidente si è posto in sede di campagna.

Secondo la legge, sono esclusi dal bando tutti i cittadini già americani, qualora naturalizzati o "natural-born", ma bandisce l'ingresso nel paese di qualsiasi rifugiato per 120 giorni. Una misura ancor più aspra per coloro che escono dalla Siria, il cui bando è prolungato fino a nuovo ordine. Inoltre, vengono chiusi per 90 giorni i canali migratori (anche con visto) con i sette paesi musulmani.

Una misura che sembra includere anche coloro che sono residenti permanenti negli Stati Uniti con la famosa "green card", qualora si trovino nel proprio paese d'origine per visitare la propria famiglia o per lavoro. Una condizione, ha stabilito la Homeland Security, che verrà valutata caso per caso e che "salva", perlopiù, i diplomatici e le Organizzazioni Internazionali.

I paesi affetti, dunque, sono a grande maggioranza musulmana, ma finiscono sotto l'ombrello della legge anche coloro che hanno una doppia cittadinanza, per esempio gli iracheno-canadesi. La legge di venerdì, tuttavia, non si ferma alla situazione presente, bensì guarda avanti. Permettendo al Segretario della Homeland Security e al Segretario di Stato di fornire al Presidente ulteriori liste di paesi da escludere, la lista attuale potrebbe allungarsi, senza specificare limiti di tempo o di spazio.

Messa in numeri, tuttavia, la quantità di abitanti provenienti da questi paesi è relativamente bassa. Su più di un milione di green card richieste nel 2014, gli iracheni erano 19 mila e gli iraniani 11 mila, per citare, dei sette paesi coinvolti, quelli con le cifre maggiori. In totale si parla di 500 mila residenti negli Stati Uniti.

La questione più grave riguarda l'ingresso di rifugiati, il cui 40% arriva da questi paesi. A molti di essi, da venerdì, è stato impedito di salire in aereo. Così, coloro che avevano superato la procedura di ammissione (richiede anni e anni) si ritrovano bloccate in altri paesi. Spesso parliamo di studenti iraniani o di iracheni che in patria avevano aiutato l'esercito americano. Molte aziende tecnologiche sono in contatto diretto con i propri lavoratori all'estero.

Il testo dell'ordine esecutivo si avvita su alcuni aspetti fondamentali, sia a livello retorico che pratico. Innanzitutto, si torna ad evocare l'11 Settembre: "the terrorist attacks of September 11, 2001, when State Department policy prevented consular officers from properly scrutinizing the visa applications of several of the 19 foreign nationals who went on to murder nearly 3,000 Americans". Gran parte di quei terroristi, però, veniva dall'Arabia Saudita - storico e problematico alleato americano mediorientale. Gli altri provenivano da Egitto, Libano ed Emirati. Tutti paesi esclusi dal bando.

In un passo successivo la legge non solo tende a reinterpretare lo spirito della Dichiarazione d'Indipendenza in materia di migrazioni, ma allarga il suo sguardo verso tutti coloro che vivono al di fuori del paese: "The United States cannot, and should not, admit those who do not support the Constitution, or those who would place violent ideologies over American law". Peccato che non esista alcuno statuto che imponga ai non americani di dover sostenere la Costituzione; proviamo, per assurdo, ad immaginare un turista appena sceso dall'aereo: presa alla lettera, la legge imporrebbe anche a lui di credere e giurare sulla Costituzione.

La domanda più importante che solleva il testo di legge è la seguente: considerate le caratteristiche degli Executive Order, il Presidente ha il potere di imporre questa legge?

Per capirlo bisogna analizzare la "Inadmissible Aliens", Titolo 8 Capitolo 12 del Codice. Una legge che concede al Presidente il potere di negare l'ingresso a qualunque straniero. Un potere forte che nessuna corte ha mai fronteggiato e che Trump si è "limitato" ad utilizzare su un raggio più esteso. Parimenti una simile estensione, secondo alcuni accademici americani, comporterebbe uno sconfinamento nel "rifiuto di un permesso a causa della razza, del sesso, della nazionalità, del luogo di nascita o residenza". Una situazione abbastanza grave da poter consigliare a Congresso e giudici di ridiscutere il potere discrezionale del Presidente in materia.

Resta, infine, la situazione sui rifugiati cristiani. In generale, l'ordine concede la priorità a questi ultimi rispetto ai musulmani. Sebbene posta nel testo in termini neutri ("religious-based persecution" e "minority religion"), la legge in questo senso solleva delle questioni sulla discriminazione religiosa, anche in rispetto alle stesse parole di Trump, che aveva ammesso di voler favorire i rifugiati cristiani. Se così fosse, si parlerebbe di una violazione in piena regola del Primo Emendamento, in materia di libertà religiosa.


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