A Malta il vertice informale dei capi di Stato e di governo europei sull’immigrazione. In una nota i leader assicurano pieno sostegno al “Memorandum” firmato ieri sera dal premier italiano, Paolo Gentiloni e il capo del governo di unità nazionale libico, Fayez al-Sarraj, per contenere l’afflusso dei migranti dalla Libia. Allo studio il rafforzamento dei rimpatri. Il servizio di Adriana Masotti: ascolta
Radio Vaticana - Dopo l'accordo raggiunto a marzo 2016 con la Turchia, l'Ue prova di nuovo a frenare "a monte" l'afflusso di migranti sul suolo europeo. In prima linea l’Italia firmataria di un Memorandum di intenti con la Libia. Obiettivo è cooperare nel contrasto all'immigrazione clandestina rafforzando i confini libici e riducendo il traffico di esseri umani. Accordo che dal Vertice di Malta, l'Unione europea fa sapere di accogliere con favore e di essere pronta a sostenere. Lo si legge nella dichiarazione congiunta stilata in tarda mattinata dai leader europei al termine della prima sessione dei lavori. Tra gli altri impegni quello di rafforzare la pratica dei rimpatri rendendola più operativa e individuando i potenziali ostacoli, “nel rispetto del diritto internazionale".
Dalla Libia arriva il 90 per cento dei migranti e l'accordo apre un capitolo nuovo", aveva detto il presidente del consiglio italiano Paolo Gentiloni al suo arrivo nell’isola. “La nostra parte l'abbiamo fatta, aveva aggiunto, ora chiediamo all'Europa le risorse economiche che servono”. Intanto, preoccupazione circa il memorandum viene espressa da molte organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere. La Libia non è un Paese sicuro, per questo non possiamo considerare questa proposta come un approccio umano alla migrazione", afferma Hehenkamp, uno dei direttori generali dell’organizzazione, tornato ieri da una missione in Libia che si chiede che ne sarà delle persone che saranno riportate in Libia dopo essere state intercettate in mare o che restano intrappolate nel Paese. Contraria al tentativo di chiusura della rotta migratoria dalla Libia all’Italia, anche la Caritas italiana. Sentiamo al microfono di Fabio Colagrande, Oliviero Forti, referente per l’immigrazione:
“In questi anni abbiamo già, in più occasioni, potuto assistere a tentativi di accordi con Paesi come la Libia, che evidentemente non danno nessun tipo di sicurezza rispetto poi alla reale capacità di implementazione dei contenuti di questi accordi. Capiamo che significa tenere queste persone in un Paese come la Libia, dove sono presenti ancora oggi carceri per migranti; dove si verifica quello che nessuno a volte riesce neanche ad immaginare – stupri di donne, situazioni disumane… – quindi, ecco, cerchiamo ancora oggi di capire come un governo o dei governi europei possano stringere rapporti con un Paese che peraltro non ha neanche un governo stabile, nella misura in cui, come sappiamo, al-Sarraj è il riferimento per l’Europa ma non per il popolo libico”.
Come fermare allora il traffico degli esseri umani, secondo la Caritas italiana? Ancora Forti:
“Aprendo canali legali e sicuri di ingresso. Come più volte abbiamo detto, solo sottraendo merce ai trafficanti – e in questo caso la merce sono donne, uomini e bambini – probabilmente possiamo indebolire queste reti criminali. Nel momento in cui invece blocchiamo queste persone nel Paese di transito – la Libia – rimettiamo in moto un meccanismo di traffico che alzerà il livello del rischio per tutti; aumenterà i costi di questi viaggi cosiddetti 'irregolari': quindi sarà un’operazione a perdere per tutti”.
Radio Vaticana - Dopo l'accordo raggiunto a marzo 2016 con la Turchia, l'Ue prova di nuovo a frenare "a monte" l'afflusso di migranti sul suolo europeo. In prima linea l’Italia firmataria di un Memorandum di intenti con la Libia. Obiettivo è cooperare nel contrasto all'immigrazione clandestina rafforzando i confini libici e riducendo il traffico di esseri umani. Accordo che dal Vertice di Malta, l'Unione europea fa sapere di accogliere con favore e di essere pronta a sostenere. Lo si legge nella dichiarazione congiunta stilata in tarda mattinata dai leader europei al termine della prima sessione dei lavori. Tra gli altri impegni quello di rafforzare la pratica dei rimpatri rendendola più operativa e individuando i potenziali ostacoli, “nel rispetto del diritto internazionale".
Dalla Libia arriva il 90 per cento dei migranti e l'accordo apre un capitolo nuovo", aveva detto il presidente del consiglio italiano Paolo Gentiloni al suo arrivo nell’isola. “La nostra parte l'abbiamo fatta, aveva aggiunto, ora chiediamo all'Europa le risorse economiche che servono”. Intanto, preoccupazione circa il memorandum viene espressa da molte organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere. La Libia non è un Paese sicuro, per questo non possiamo considerare questa proposta come un approccio umano alla migrazione", afferma Hehenkamp, uno dei direttori generali dell’organizzazione, tornato ieri da una missione in Libia che si chiede che ne sarà delle persone che saranno riportate in Libia dopo essere state intercettate in mare o che restano intrappolate nel Paese. Contraria al tentativo di chiusura della rotta migratoria dalla Libia all’Italia, anche la Caritas italiana. Sentiamo al microfono di Fabio Colagrande, Oliviero Forti, referente per l’immigrazione:
“In questi anni abbiamo già, in più occasioni, potuto assistere a tentativi di accordi con Paesi come la Libia, che evidentemente non danno nessun tipo di sicurezza rispetto poi alla reale capacità di implementazione dei contenuti di questi accordi. Capiamo che significa tenere queste persone in un Paese come la Libia, dove sono presenti ancora oggi carceri per migranti; dove si verifica quello che nessuno a volte riesce neanche ad immaginare – stupri di donne, situazioni disumane… – quindi, ecco, cerchiamo ancora oggi di capire come un governo o dei governi europei possano stringere rapporti con un Paese che peraltro non ha neanche un governo stabile, nella misura in cui, come sappiamo, al-Sarraj è il riferimento per l’Europa ma non per il popolo libico”.
Come fermare allora il traffico degli esseri umani, secondo la Caritas italiana? Ancora Forti:
“Aprendo canali legali e sicuri di ingresso. Come più volte abbiamo detto, solo sottraendo merce ai trafficanti – e in questo caso la merce sono donne, uomini e bambini – probabilmente possiamo indebolire queste reti criminali. Nel momento in cui invece blocchiamo queste persone nel Paese di transito – la Libia – rimettiamo in moto un meccanismo di traffico che alzerà il livello del rischio per tutti; aumenterà i costi di questi viaggi cosiddetti 'irregolari': quindi sarà un’operazione a perdere per tutti”.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.