Il miliardario cinese Xiao Jianhua è scomparso in circostanze misteriose dal suo hotel di lusso a Hong Kong durante il fine settimana del Capodanno. Stando a diverse fonti citate dal South China Morning Post, il tycoon si trova ora in Cina per "collaborare alle indagini" sulle turbolenze del mercato azionario del 2015 e sul caso di una ex spia di alto rango.
Xiao Jianhua, fondatore della Tomorrow Group, compagnia di stanza a Pechino, sarebbe stato "persuaso" a cooperare piuttosto che costretto da agenti provenienti dalla madrepatria.
Hong Kong (AsiaNews) - Non è ancora chiaro a quale titolo gli agenti si siano recati ad Hong Kong, o quali agenzie rappresentino. Il caso ha suscitato il timore che gli agenti possano aver agito al di là della loro giurisdizione attraversando il confine per svolgere le loro attivit, violando le leggi della città.
Sempre secondo voci che circolano ad Hong Kong, Xiao Jianhua starebbe collaborando sulle operazioni che hanno contribuito, nel 2015, ad una fase turbolenta del mercato azionario, quando si verificarono irrazionali vendite generalizzate. Si pensa anche che tale indagine possa essere collegata all’ex vice-ministro alla sicurezza Ma Jian, caduto in disgrazia a seguito delle accuse di violazione del codice di condotta del Partito comunista – un eufemismo per corruzione.
Lunedì 30 gennaio, la Tomorrow Group – che vanta stretti legami con numerose figure di spicco del governo e i che si occupa di servizi bancari, fondi di investimento ed energia – aveva rilasciato due dichiarazioni a nome di Xiao tramite il proprio account WeChat nei quali venivano smentite le voci che volevano il tycoon in Cina, mentre si parlava di trattamenti medici ad Hong Kong. Le dichiarazioni sono state subito rimosse, così come il resto dei post pubblicati nell’account.
La compagnia di Xiao ha poi provveduto, mercoledì 1 febbraio, alla pubblicazione di un annuncio a pagina intera in un quotidiano di lingua cinese che ha confermato la versione dei trattamenti medici. Nell’annuncio l’imprenditore si dichiara in possesso di un passaporto canadese, cosa questa non ancora confermata dalle autorità nordamericane. Afferma anche di avere un passaporto diplomatico. Secondo il portale Caribbean360 Antigua e Barbuda lo avevano nominato ambasciatore all’estero nel 2015.
Un’altra fonte vicina al tycoon citata dal South China Morning Post afferma che Xiao Jianhua si trova ora in Cina ed è in contatto diretto con la sua famiglia, in particolare con la moglie, la quale alla scomparsa del marito aveva fatto denuncia per poi ritirarla il giorno dopo.
Il miliardario è stato a lungo coinvolto in fusioni, acquisizioni e offerte misteriose, di alto profilo, alcune delle quali hanno coinvolto importanti dirigenti statali e le loro famiglie. I suoi rapporti con i più alti vertici del Partito hanno spesso insospettito analisti politici e media.
Il New York Times ha rivelato nel 2014 che Xiao Jianhua aveva acquistato le azioni, detenute dalla sorella del presidente cinese Xi Jinping e suo marito, in una società di investimento che la coppia aveva liquidato dopo le rivelazioni di un sondaggio di Bloomberg sulla ricchezza nascosta della famiglia del nuovo leader cinese. Il tycoon, attraverso una sua portavoce, aveva confermato l’indiscrezione, specificando però che i familiari del presidente non avevano tratto nessun profitto dall’operazione. Egli ha anche organizzato un’operazione finanziaria con il figlio di Jia Qinglin, membro permanente del Comitato centrale fino al 2012, il cuore del potere. La fortuna di Xiao Jianhua stimata da Hurun è di circa a 5,5 miliardi di euro.
Nonostante i suoi potenti legami, Xiao ha avuto un inizio umile. E' infatti cresciuto in una famiglia povera di agricoltori dello Shandong. E' stato ammesso a 14 anni all'Università di Pechino ed era il capo del sindacato degli studenti, quando è scoppiato il movimento democratico nel 1989. Tuttavia, egli non ha aderito alle proteste studentesche che hanno portato alla repressione di Tiananmen.
La vicenda rimane tutt’ora poco chiara, anche se organi di informazione come il Bowen Press spiegano la sparizione con i disaccordi che il tycoon avrebbe avuto con i vertici del Partito comunista. Il caso di Xiao Jianhua fa eco alla scomparsa di cinque editori di libri di Hong Kong di un anno fa, suscitando apprensione dato che Pechino sta violando l'autonomia di Hong Kong. La questione potrebbe quindi assumere una notevole importanza nel dibattito politico e giocare un ruolo fondamentale nella prossima campagna elettorale per la carica di Capo Esecutivo.
Hong Kong (AsiaNews) - Non è ancora chiaro a quale titolo gli agenti si siano recati ad Hong Kong, o quali agenzie rappresentino. Il caso ha suscitato il timore che gli agenti possano aver agito al di là della loro giurisdizione attraversando il confine per svolgere le loro attivit, violando le leggi della città.
Sempre secondo voci che circolano ad Hong Kong, Xiao Jianhua starebbe collaborando sulle operazioni che hanno contribuito, nel 2015, ad una fase turbolenta del mercato azionario, quando si verificarono irrazionali vendite generalizzate. Si pensa anche che tale indagine possa essere collegata all’ex vice-ministro alla sicurezza Ma Jian, caduto in disgrazia a seguito delle accuse di violazione del codice di condotta del Partito comunista – un eufemismo per corruzione.
Lunedì 30 gennaio, la Tomorrow Group – che vanta stretti legami con numerose figure di spicco del governo e i che si occupa di servizi bancari, fondi di investimento ed energia – aveva rilasciato due dichiarazioni a nome di Xiao tramite il proprio account WeChat nei quali venivano smentite le voci che volevano il tycoon in Cina, mentre si parlava di trattamenti medici ad Hong Kong. Le dichiarazioni sono state subito rimosse, così come il resto dei post pubblicati nell’account.
La compagnia di Xiao ha poi provveduto, mercoledì 1 febbraio, alla pubblicazione di un annuncio a pagina intera in un quotidiano di lingua cinese che ha confermato la versione dei trattamenti medici. Nell’annuncio l’imprenditore si dichiara in possesso di un passaporto canadese, cosa questa non ancora confermata dalle autorità nordamericane. Afferma anche di avere un passaporto diplomatico. Secondo il portale Caribbean360 Antigua e Barbuda lo avevano nominato ambasciatore all’estero nel 2015.
Un’altra fonte vicina al tycoon citata dal South China Morning Post afferma che Xiao Jianhua si trova ora in Cina ed è in contatto diretto con la sua famiglia, in particolare con la moglie, la quale alla scomparsa del marito aveva fatto denuncia per poi ritirarla il giorno dopo.
Il miliardario è stato a lungo coinvolto in fusioni, acquisizioni e offerte misteriose, di alto profilo, alcune delle quali hanno coinvolto importanti dirigenti statali e le loro famiglie. I suoi rapporti con i più alti vertici del Partito hanno spesso insospettito analisti politici e media.
Il New York Times ha rivelato nel 2014 che Xiao Jianhua aveva acquistato le azioni, detenute dalla sorella del presidente cinese Xi Jinping e suo marito, in una società di investimento che la coppia aveva liquidato dopo le rivelazioni di un sondaggio di Bloomberg sulla ricchezza nascosta della famiglia del nuovo leader cinese. Il tycoon, attraverso una sua portavoce, aveva confermato l’indiscrezione, specificando però che i familiari del presidente non avevano tratto nessun profitto dall’operazione. Egli ha anche organizzato un’operazione finanziaria con il figlio di Jia Qinglin, membro permanente del Comitato centrale fino al 2012, il cuore del potere. La fortuna di Xiao Jianhua stimata da Hurun è di circa a 5,5 miliardi di euro.
Nonostante i suoi potenti legami, Xiao ha avuto un inizio umile. E' infatti cresciuto in una famiglia povera di agricoltori dello Shandong. E' stato ammesso a 14 anni all'Università di Pechino ed era il capo del sindacato degli studenti, quando è scoppiato il movimento democratico nel 1989. Tuttavia, egli non ha aderito alle proteste studentesche che hanno portato alla repressione di Tiananmen.
La vicenda rimane tutt’ora poco chiara, anche se organi di informazione come il Bowen Press spiegano la sparizione con i disaccordi che il tycoon avrebbe avuto con i vertici del Partito comunista. Il caso di Xiao Jianhua fa eco alla scomparsa di cinque editori di libri di Hong Kong di un anno fa, suscitando apprensione dato che Pechino sta violando l'autonomia di Hong Kong. La questione potrebbe quindi assumere una notevole importanza nel dibattito politico e giocare un ruolo fondamentale nella prossima campagna elettorale per la carica di Capo Esecutivo.
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