Il quotidiano “La Stampa” compie oggi 150 anni. Per celebrare il passato, ma con lo sguardo rivolto al futuro, il giornale è uscito in edicola con un’edizione speciale firmata da personalità di tutto il mondo, mentre alla celebrazione organizzata nel pomeriggio al Lingotto di Torino parteciperà il presidente Sergio Mattarella.
Radio Vaticana - A “La Stampa” anche gli auguri di Papa Francesco. Il servizio di Adriana Masotti:
“Auguro alla Stampa, di raccontare il mondo in cui viviamo sapendone sempre descrivere la complessità, senza mai dimenticare quell’oceano di bene che ci fa guardare al futuro con speranza”. Papa Francesco scrive al quotidiano torinese, il terzo più importante quotidiano in Italia, un ampio e non formale messaggio in cui torna sul concetto della “globalizzazione dell’indifferenza” che oggi rischia di pietrificare i nostri cuori togliendoci la capacità di piangere sui tanti drammi dell’umanità. Un rischio da vincere, dice, sentendoci appartenenti ad “una casa comune e dunque interessandoci gli uni agli altri”. Il Papa ricorda che “la pace, la giustizia si costruiscono giorno per giorno, “riconoscendo l’insopprimibile dignità di ogni vita umana e riconoscendo ogni essere umano come nostro fratello”. Ma sentiamo il direttore de “La Stampa”, Maurizio Molinari:
R. - La scelta di aprire il numero speciale del "La Stampa" con l’intervento di Papa Francesco ha a che vedere con il suo messaggio, ovvero l’importanza di un leader che è stato fra i primi, se non il primo, a sollevare il tema delle diseguaglianze come chiave di lettura di quanto sta avvenendo. Nel momento stesso in cui lui scrive sul nostro giornale: “No alla globalizzazione dell’indifferenza” accusando a questa indifferenza la responsabilità di pietrificare i cuori e c’è un messaggio che ha a che vedere con la necessità di rivalutare gli individui, la migliore e più efficace risposta alle diseguaglianze è dare attenzione a quelle persone, a quegli esseri umani che come Papa Francesco dice vengono trattati, si sentono degli scarti. Noi dobbiamo ripartire da questi scarti, dare loro protezione e attenzione. Dobbiamo far venire meno quest’indifferenza e quindi sanare le ferite della globalizzazione. In questo c’è un’indicazione che può essere patrimonio di tutti, anche di un giornale laico come "La Stampa".
D. – Lei, sempre sul numero di oggi, descrive quella che è stata l’identità e la storia del quotidiano. Dice: espressione di Torino, radicato nel Nordovest, custode dei valori dell’Italia repubblicana, con un’identità europea. Come è cambiata "La Stampa" e che cosa ancora rimane?
R. – Ciò che resta è il Dna delle origini. Non c’è dubbio che "La Stampa" sia espressione di Torino e radicata nel Nordovest perché appartiene a questo territorio. Ed è un territorio che ha una forte identità non solamente nazionale e repubblicana ma anche europea ed è capace, nelle famiglie che lo abitano, di avere uno sguardo sul mondo. E la sfida per un giornale guardando avanti agli anni che verranno è quella di declinare questa identità glocal sulle molteplici piattaforme della comunicazione, non solamente quelle che noi conosciamo e che esistono: digitale, in carta, video o sui social network, ma anche quelle che verranno.
D. – Ecco guardando proprio alle sfide del futuro, è interessante quello che scrive Romano Prodi: invita "La Stampa" a continuare a discutere di Europa nella consapevolezza che solo uniti si può affrontare il futuro…
R. – L’Europa si trova di fronte a tre sfide da far tremare i polsi. La prima sono le diseguaglianze, la seconda sono le migrazioni, lo spostamento di masse umane che arrivano nei nostri Paesi da zone di crisi e di guerra e di impoverimento. E la terza è il terrorismo che minaccia la sicurezza di tutti soprattutto quello di matrice jihadista. L’Europa deve dare risposte a queste tre emergenze per riuscire ad essere più vicina ai cittadini e, per riuscire a fare questo, l’Europa deve essere guidata e interpretata da leader capaci di declinare una visione europea. Noi oggi guardiamo in più capitali europee cercando di capire e di raccontare chi possono essere questi leader.
D. - Se dovesse in sintesi esprimere l’impegno che oggi "La Stampa" e quindi le persone che ci lavorano si assumono, quale potrebbe essere questo impegno?
R. – L’impegno è quello di sommare il vecchio mestiere alle nuove tecnologie. Non c’è nessun dubbio che le tecnologie mutano, si moltiplicano e sfidano la nostra immaginazione arricchendo la possibilità di comunicare ma, per essere efficaci i contenuti, a prescindere da come vengono distribuiti, devono essere contenuti di qualità. Affinché siano di qualità a generarli devono essere giornalisti che lavorano oggi come nel passato, ovvero andando in giro, consumando le suole delle scarpe, cercando le fonti, dimostrandosi rispettosi delle notizie e dei lettori e dei fatti, differenziando i fatti dalle opinioni: è nel momento in cui il racconto diventa credibile e affidabile che l’informazione vince la sua sfida più bella.
Radio Vaticana - A “La Stampa” anche gli auguri di Papa Francesco. Il servizio di Adriana Masotti:
“Auguro alla Stampa, di raccontare il mondo in cui viviamo sapendone sempre descrivere la complessità, senza mai dimenticare quell’oceano di bene che ci fa guardare al futuro con speranza”. Papa Francesco scrive al quotidiano torinese, il terzo più importante quotidiano in Italia, un ampio e non formale messaggio in cui torna sul concetto della “globalizzazione dell’indifferenza” che oggi rischia di pietrificare i nostri cuori togliendoci la capacità di piangere sui tanti drammi dell’umanità. Un rischio da vincere, dice, sentendoci appartenenti ad “una casa comune e dunque interessandoci gli uni agli altri”. Il Papa ricorda che “la pace, la giustizia si costruiscono giorno per giorno, “riconoscendo l’insopprimibile dignità di ogni vita umana e riconoscendo ogni essere umano come nostro fratello”. Ma sentiamo il direttore de “La Stampa”, Maurizio Molinari:
R. - La scelta di aprire il numero speciale del "La Stampa" con l’intervento di Papa Francesco ha a che vedere con il suo messaggio, ovvero l’importanza di un leader che è stato fra i primi, se non il primo, a sollevare il tema delle diseguaglianze come chiave di lettura di quanto sta avvenendo. Nel momento stesso in cui lui scrive sul nostro giornale: “No alla globalizzazione dell’indifferenza” accusando a questa indifferenza la responsabilità di pietrificare i cuori e c’è un messaggio che ha a che vedere con la necessità di rivalutare gli individui, la migliore e più efficace risposta alle diseguaglianze è dare attenzione a quelle persone, a quegli esseri umani che come Papa Francesco dice vengono trattati, si sentono degli scarti. Noi dobbiamo ripartire da questi scarti, dare loro protezione e attenzione. Dobbiamo far venire meno quest’indifferenza e quindi sanare le ferite della globalizzazione. In questo c’è un’indicazione che può essere patrimonio di tutti, anche di un giornale laico come "La Stampa".
R. – Ciò che resta è il Dna delle origini. Non c’è dubbio che "La Stampa" sia espressione di Torino e radicata nel Nordovest perché appartiene a questo territorio. Ed è un territorio che ha una forte identità non solamente nazionale e repubblicana ma anche europea ed è capace, nelle famiglie che lo abitano, di avere uno sguardo sul mondo. E la sfida per un giornale guardando avanti agli anni che verranno è quella di declinare questa identità glocal sulle molteplici piattaforme della comunicazione, non solamente quelle che noi conosciamo e che esistono: digitale, in carta, video o sui social network, ma anche quelle che verranno.
D. – Ecco guardando proprio alle sfide del futuro, è interessante quello che scrive Romano Prodi: invita "La Stampa" a continuare a discutere di Europa nella consapevolezza che solo uniti si può affrontare il futuro…
R. – L’Europa si trova di fronte a tre sfide da far tremare i polsi. La prima sono le diseguaglianze, la seconda sono le migrazioni, lo spostamento di masse umane che arrivano nei nostri Paesi da zone di crisi e di guerra e di impoverimento. E la terza è il terrorismo che minaccia la sicurezza di tutti soprattutto quello di matrice jihadista. L’Europa deve dare risposte a queste tre emergenze per riuscire ad essere più vicina ai cittadini e, per riuscire a fare questo, l’Europa deve essere guidata e interpretata da leader capaci di declinare una visione europea. Noi oggi guardiamo in più capitali europee cercando di capire e di raccontare chi possono essere questi leader.
D. - Se dovesse in sintesi esprimere l’impegno che oggi "La Stampa" e quindi le persone che ci lavorano si assumono, quale potrebbe essere questo impegno?
R. – L’impegno è quello di sommare il vecchio mestiere alle nuove tecnologie. Non c’è nessun dubbio che le tecnologie mutano, si moltiplicano e sfidano la nostra immaginazione arricchendo la possibilità di comunicare ma, per essere efficaci i contenuti, a prescindere da come vengono distribuiti, devono essere contenuti di qualità. Affinché siano di qualità a generarli devono essere giornalisti che lavorano oggi come nel passato, ovvero andando in giro, consumando le suole delle scarpe, cercando le fonti, dimostrandosi rispettosi delle notizie e dei lettori e dei fatti, differenziando i fatti dalle opinioni: è nel momento in cui il racconto diventa credibile e affidabile che l’informazione vince la sua sfida più bella.
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