Gesti eclatanti dal forte tono mediatico; Porte Sante tra le periferie del mondo; documenti pontifici dal retrogusto incerto e aperture verso altre confessioni in nome della fratellanza tra popoli: questo è il condensato del quadriennio di un Papa che "viene dalla fine del mondo".
di Dario Cataldo
Era il 13 Marzo del 2013 quando il card. Jorge Mario Bergoglio, lasciava la sua amata Buenos Aires per il Vaticano, salendo sul trono di Pietro con il nome di Papa Francesco. Quattro anni sono passati e tante cose sono cambiate, a cominciare dalla presenza di un Papa emerito, quel Benedetto XVI che di tanto in tanto, torna di moda, per mettergli in bocca scomode parole.
La sua indole esuberante, Bergoglio, l'aveva dimostrata già in Patria, con quella propensione verso la disobbedienza alla forma che ne aveva fatto un Vescovo del popolo. A Roma si raggiunge l'apoteosi, culminata con la prima pagina della rivista "Rolling Stones Italia", che celebra una vera e propria icona pop. Certo, ogni via è buona per pubblicizzare la "Buona novella", ma se le modalità talvolta stridono i denti con ciò che si rappresenta, come giustificarle?
In quattro anni di pontificato, molti "laici" hanno rivisto le proprie posizioni circa la figura papale. Con il termine laico, qui non si vuole intendere solo chi non crede in Dio, gli atei. Tra i laici si includono anche i cattolici non praticanti, che per pigrizia o riluttanza verso le istituzioni ecclesiali, hanno allontanato la Chiesa e i Sacramenti dalla propria vita.
Se molti di loro hanno trovato le giustificazioni che cercavano, tanti altri cattolici e ferventi religiosi, hanno nutrito dubbi circa la genuinità di un processo che all'apparenza sembra innovativo, ma che in realtà lascia un'incertezza che non aderisce né alla tradizione né al progressismo.
L'apice di un fenomeno che sembra cambiare le carte in tavola è l'Esortazione apostolica "Amoris Laetitia" del 2016. In tale documento, se da una parte le porte della misericordia si spalancano verso tutti, dall'altra generano "Dubia" irrisolti e in attesa di risposte.
La propensione missionaria della Chiesa è da sempre tra le vie più eccelse per l'attuazione del Vangelo. L'aiuto della tradizione rappresentata dal Magistero, però, è la bussola che orienta tutti, attraverso parole e gesti coerenti e per nulla fuorvianti.
In uno dei suoi discorsi Benedetto XVI afferma: "Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare". Forse oggi, ciò che abbiamo perso è questo anelito verso l'altrove, perché distratti dal chiacchiericcio mondano. La strada per ritrovarlo passa dall'adesione alla dottrina evangelica.
di Dario Cataldo
Era il 13 Marzo del 2013 quando il card. Jorge Mario Bergoglio, lasciava la sua amata Buenos Aires per il Vaticano, salendo sul trono di Pietro con il nome di Papa Francesco. Quattro anni sono passati e tante cose sono cambiate, a cominciare dalla presenza di un Papa emerito, quel Benedetto XVI che di tanto in tanto, torna di moda, per mettergli in bocca scomode parole.
La sua indole esuberante, Bergoglio, l'aveva dimostrata già in Patria, con quella propensione verso la disobbedienza alla forma che ne aveva fatto un Vescovo del popolo. A Roma si raggiunge l'apoteosi, culminata con la prima pagina della rivista "Rolling Stones Italia", che celebra una vera e propria icona pop. Certo, ogni via è buona per pubblicizzare la "Buona novella", ma se le modalità talvolta stridono i denti con ciò che si rappresenta, come giustificarle?
In quattro anni di pontificato, molti "laici" hanno rivisto le proprie posizioni circa la figura papale. Con il termine laico, qui non si vuole intendere solo chi non crede in Dio, gli atei. Tra i laici si includono anche i cattolici non praticanti, che per pigrizia o riluttanza verso le istituzioni ecclesiali, hanno allontanato la Chiesa e i Sacramenti dalla propria vita.
Se molti di loro hanno trovato le giustificazioni che cercavano, tanti altri cattolici e ferventi religiosi, hanno nutrito dubbi circa la genuinità di un processo che all'apparenza sembra innovativo, ma che in realtà lascia un'incertezza che non aderisce né alla tradizione né al progressismo.
L'apice di un fenomeno che sembra cambiare le carte in tavola è l'Esortazione apostolica "Amoris Laetitia" del 2016. In tale documento, se da una parte le porte della misericordia si spalancano verso tutti, dall'altra generano "Dubia" irrisolti e in attesa di risposte.
La propensione missionaria della Chiesa è da sempre tra le vie più eccelse per l'attuazione del Vangelo. L'aiuto della tradizione rappresentata dal Magistero, però, è la bussola che orienta tutti, attraverso parole e gesti coerenti e per nulla fuorvianti.
In uno dei suoi discorsi Benedetto XVI afferma: "Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare". Forse oggi, ciò che abbiamo perso è questo anelito verso l'altrove, perché distratti dal chiacchiericcio mondano. La strada per ritrovarlo passa dall'adesione alla dottrina evangelica.
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