Il responsabile del morbo non va ricercato nell'area associata alla memoria.
di Paolo Antonio Magrì
Promette di sconvolgere l'approccio scientifico che fino a oggi aveva accompagnato la ricerca di una cura. Parliamo dell'Alzheimer, il devastante morbo che ha la sua manifestazione più evidente e debilitante nella perdita di memoria. Fino a oggi l'attenzione dei ricercatori si era focalizzata sull'area del cervello associata proprio alla memoria. Uno studio italiano, pubblicato su Nature Communications, rivoluziona le conoscenze su questa malattia e reindirizza su nuove strade gli sforzi rivolti a individuare una cura.
Secondo i ricercatori italiani il responsabile del terribile morbo è da cercare nell'area del cervello che regola l'umore. Sarebbe la morte dei neuroni di questa zona a scatenare la malattia e non la degenerazione delle cellule dell'ippocampo, l'area del cervello deputata ai meccanismi del ricordo. Il tilt dell'ippocampo non sarebbe la causa principale dell'Alzheimer, ma un effetto secondario derivante dal mancato afflusso di dopamina dovuto alla morte dei neuroni deputati alla sua produzione.
La ricerca, coordinata da Marcello D'Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, condotta in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma si è soffermata sull'area tegmentale ventrale, dove viene prodotta la dopamina, neurotrasmettitore collegato anche ai disturbi d'umore.
"L'area tegmentale ventrale - chiarisce D'Amelio - rilascia dopamina anche nell'area che controlla la gratificazione. Per cui, con la degenerazione dei neuroni dopaminergici, aumenta anche il rischio di perdita di iniziativa".
La ricerca inverte quindi il nesso causa effetto tra depressione e Alzheimer: i cambiamenti dell'umore associati all'Alzheimer non sarebbero conseguenza della sua comparsa, ma un alert che segnala l'inizio della patologia. Questo spiega perché l'Alzheimer è accompagnato da un calo nell'interesse per le attività della vita, fino alla depressione
"Perdita di memoria e depressione - conclude D'Amelio - sono due facce della stessa medaglia".
Paolo Antonio Magrì
Ama le sfide e beve adrenalina a colazione.
www.paoloantoniomagri.com
di Paolo Antonio Magrì
Promette di sconvolgere l'approccio scientifico che fino a oggi aveva accompagnato la ricerca di una cura. Parliamo dell'Alzheimer, il devastante morbo che ha la sua manifestazione più evidente e debilitante nella perdita di memoria. Fino a oggi l'attenzione dei ricercatori si era focalizzata sull'area del cervello associata proprio alla memoria. Uno studio italiano, pubblicato su Nature Communications, rivoluziona le conoscenze su questa malattia e reindirizza su nuove strade gli sforzi rivolti a individuare una cura.
Secondo i ricercatori italiani il responsabile del terribile morbo è da cercare nell'area del cervello che regola l'umore. Sarebbe la morte dei neuroni di questa zona a scatenare la malattia e non la degenerazione delle cellule dell'ippocampo, l'area del cervello deputata ai meccanismi del ricordo. Il tilt dell'ippocampo non sarebbe la causa principale dell'Alzheimer, ma un effetto secondario derivante dal mancato afflusso di dopamina dovuto alla morte dei neuroni deputati alla sua produzione.
La ricerca, coordinata da Marcello D'Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, condotta in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma si è soffermata sull'area tegmentale ventrale, dove viene prodotta la dopamina, neurotrasmettitore collegato anche ai disturbi d'umore.
"L'area tegmentale ventrale - chiarisce D'Amelio - rilascia dopamina anche nell'area che controlla la gratificazione. Per cui, con la degenerazione dei neuroni dopaminergici, aumenta anche il rischio di perdita di iniziativa".
La ricerca inverte quindi il nesso causa effetto tra depressione e Alzheimer: i cambiamenti dell'umore associati all'Alzheimer non sarebbero conseguenza della sua comparsa, ma un alert che segnala l'inizio della patologia. Questo spiega perché l'Alzheimer è accompagnato da un calo nell'interesse per le attività della vita, fino alla depressione
"Perdita di memoria e depressione - conclude D'Amelio - sono due facce della stessa medaglia".
Paolo Antonio Magrì
Ama le sfide e beve adrenalina a colazione.
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