Imprese sul piede di guerra in seguito alle indiscrezioni stampa, finora non confermate, in base alle quali il Governo sarebbe al lavoro su un decreto per innalzare l’età pensionabile a 67 anni dagli attuali 66 anni e 7 mesi a partire dal 2019.
di Mariangela Tessa
WSI - Il decreto dovrebbe essere emanato dopo l’estate ed è legato all’aumento della speranza di vita dopo i 65 anni, che si sta allungando sia per gli uomini sia per le donne. La notizia ha immediatamente scatenato un coro di polemiche. Tra i contrari al possibile decreto, ci sarebbe anche Unimpresa che, tramite il suo presidente, Maria Concetta Cammarata ha fatto sapere:
“Un eventuale nuovo intervento sulla previdenza con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019 penalizza sia i lavoratori sia le aziende. Per i lavoratori si allungherebbe ancora di più la vita lavorativa oltre le aspettative a lungo pianificate; per le aziende, si creerebbe ancora una volta un quadro di incertezza, con costi maggiori e con l’impossibilità di procedere al necessario ricambio occupazionale del quale trarrebbe benefici l’intera economia italiana.
La certezza del diritto, soprattutto in campo fiscale e nel settore della previdenza, è un valore imprescindibile per chi fa impresa. Le continue riforme – ha aggiunto la vicepresidente di Unimpresa – così come i provvedimenti scritti male e in fretta, non gettano le basi per poter fare investimenti. E invece, negli ultimi anni, si sono susseguiti continui interventi normativi, in alcuni casi una vera e propria tela di Penelope, che hanno confuso le aziende del Paese”.
Se è vero che l’innalzamento dei requisiti previdenziali è un percorso già in atto in altri Paesi, sarebbe davvero difficile leggere la decisione come popolare, soprattutto perché arriverebbe a ridosso delle elezioni politiche.
Nel frattempo, si sta lavorando a misure che potrebbero accompagnare il decreto, facendo da paracadute. Come l’Ape, l’anticipo pensionistico che ha debuttato sabato nella versione social, cioè quella riservata alle categorie deboli, come disoccupati, invalidi e persone che hanno svolto le attività gravose.
di Mariangela Tessa
WSI - Il decreto dovrebbe essere emanato dopo l’estate ed è legato all’aumento della speranza di vita dopo i 65 anni, che si sta allungando sia per gli uomini sia per le donne. La notizia ha immediatamente scatenato un coro di polemiche. Tra i contrari al possibile decreto, ci sarebbe anche Unimpresa che, tramite il suo presidente, Maria Concetta Cammarata ha fatto sapere:
“Un eventuale nuovo intervento sulla previdenza con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019 penalizza sia i lavoratori sia le aziende. Per i lavoratori si allungherebbe ancora di più la vita lavorativa oltre le aspettative a lungo pianificate; per le aziende, si creerebbe ancora una volta un quadro di incertezza, con costi maggiori e con l’impossibilità di procedere al necessario ricambio occupazionale del quale trarrebbe benefici l’intera economia italiana.
La certezza del diritto, soprattutto in campo fiscale e nel settore della previdenza, è un valore imprescindibile per chi fa impresa. Le continue riforme – ha aggiunto la vicepresidente di Unimpresa – così come i provvedimenti scritti male e in fretta, non gettano le basi per poter fare investimenti. E invece, negli ultimi anni, si sono susseguiti continui interventi normativi, in alcuni casi una vera e propria tela di Penelope, che hanno confuso le aziende del Paese”.
Se è vero che l’innalzamento dei requisiti previdenziali è un percorso già in atto in altri Paesi, sarebbe davvero difficile leggere la decisione come popolare, soprattutto perché arriverebbe a ridosso delle elezioni politiche.
Nel frattempo, si sta lavorando a misure che potrebbero accompagnare il decreto, facendo da paracadute. Come l’Ape, l’anticipo pensionistico che ha debuttato sabato nella versione social, cioè quella riservata alle categorie deboli, come disoccupati, invalidi e persone che hanno svolto le attività gravose.
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