La clonazione dei due animali così vicini all’essere umano, apre alla possibilità di ridurre il numero di primati usati per la sperimentazione ma apre anche prospettive inquietanti. Le parole di Sgreccia e Dallapiccola.
di Andrea Tornielli, Città del Vaticano
Vatican Insider - Zhong Zhong e Hua Hua, sono le prime due scimmie clonate con la stessa tecnica della pecora Dolly. La loro nascita, avvenuta rispettivamente otto e sei settimane fa, è stata annunciata sulla rivista “Cellˮ dai ricercatori dell'Istituto di Neuroscienze dell'Accademia cinese delle Scienze a Shanghai, e apre alla possibilità di ridurre il numero di primati usati nella sperimentazione animale. Un ulteriore passo è stato dunque fatto e non ci si può non chiedere quali saranno i successivi.
Il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato la notizia definendola «una minaccia per il futuro dell'uomo». «Al contrario della ipotesi di clonazione umana, sulla quale la Chiesa non può che esprimere la sua condanna più forte e totale - ha spiegato il porporato bioeticista - sulla clonazione animale il magistero ecclesiastico non ha finora espresso una condanna esplicita, ufficiale, lasciando il tema alla valutazione responsabile degli scienziati». Ma, aggiunge, «non c'è dubbio che il passaggio dalla prima pecora Dolly ad altri animali e ora persino alla scimmia, ovvero a un primate così vicino all'uomo, rappresenta un autentico attentato al futuro dell'intera umanità. C'è il fortissimo rischio che la clonazione della scimmia possa essere considerato come il penultimo passo, prima di arrivare alla clonazione dell'uomo, evento che la Chiesa non potrà mai approvare».
Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha detto ai microfoni di Tg2000: «Si riaccende drammaticamente il problema etico. Siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo». «La vita umana non è stata programmata per essere attivata con sistemi di tipo artificiale ma dall’incontro di due gameti, uno dell’uomo e l’altro della donna»
Dallapiccola ha spiegato: «La notizia è attendibile, perché lo dice l’autorevolezza di una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo. Siamo sicuri che non è un falso allarme. La clonazione di una scimmia significa aver clonato un animale che è il più vicino all’uomo. Tutto questo apre ad una strada completamente nuova».
«L’aver ripreso questo tipo di ricerca – ha affermato lo studioso - è una notizia importante anche per le ricadute pratiche, avere due animali identici con lo stesso profilo genetico può servire alla sperimentazione farmacologica. È chiaro che tutto questo riaccende drammaticamente il problema del dibattito etico perché siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo, con tutte le ricadute che ne derivano. Il dibattito che è stato attivato alla fine degli anni '90 rimane acceso perché è difficile capire fino a che punto il ricercatore è capace di mettere un limite alla propria ricerca. Ricordiamo che la pecora Dolly è morta di malattia quindi il soggetto clonato potrebbe avere qualcosa che ancora oggi non sappiamo ben definire».
A proposito della manipolazione genetica, nell'enciclica Laudato si’ Papa Francesco aveva riproposto la posizione di san Giovanni Paolo II, il quale metteva in risalto i benefici dei progressi scientifici e tecnologici, che «manifestano quanto sia nobile la vocazione dell’uomo a partecipare responsabilmente all’azione creatrice di Dio», ma che al tempo stesso ricordava «come ogni intervento in un’area dell’ecosistema non possa prescindere dal considerare le sue conseguenze in altre aree».
Papa Wojtyla affermava che la Chiesa apprezza l’apporto «dello studio e delle applicazioni della biologia molecolare, completata dalle altre discipline come la genetica e la sua applicazione tecnologica nell’agricoltura e nell’industria». Benché dicesse anche che questo non deve dar luogo ad una «indiscriminata manipolazione genetica» che ignori gli effetti negativi di questi interventi. Non è possibile frenare la creatività umana. Se non si può proibire ad un artista di esprimere la sua capacità creativa, neppure si possono ostacolare coloro che possiedono doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli altri. Nello stesso tempo, non si può fare a meno di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto e i limiti etici di tale attività umana che è una forma di potere con grandi rischi».
di Andrea Tornielli, Città del Vaticano
Vatican Insider - Zhong Zhong e Hua Hua, sono le prime due scimmie clonate con la stessa tecnica della pecora Dolly. La loro nascita, avvenuta rispettivamente otto e sei settimane fa, è stata annunciata sulla rivista “Cellˮ dai ricercatori dell'Istituto di Neuroscienze dell'Accademia cinese delle Scienze a Shanghai, e apre alla possibilità di ridurre il numero di primati usati nella sperimentazione animale. Un ulteriore passo è stato dunque fatto e non ci si può non chiedere quali saranno i successivi.
Il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato la notizia definendola «una minaccia per il futuro dell'uomo». «Al contrario della ipotesi di clonazione umana, sulla quale la Chiesa non può che esprimere la sua condanna più forte e totale - ha spiegato il porporato bioeticista - sulla clonazione animale il magistero ecclesiastico non ha finora espresso una condanna esplicita, ufficiale, lasciando il tema alla valutazione responsabile degli scienziati». Ma, aggiunge, «non c'è dubbio che il passaggio dalla prima pecora Dolly ad altri animali e ora persino alla scimmia, ovvero a un primate così vicino all'uomo, rappresenta un autentico attentato al futuro dell'intera umanità. C'è il fortissimo rischio che la clonazione della scimmia possa essere considerato come il penultimo passo, prima di arrivare alla clonazione dell'uomo, evento che la Chiesa non potrà mai approvare».
Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha detto ai microfoni di Tg2000: «Si riaccende drammaticamente il problema etico. Siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo». «La vita umana non è stata programmata per essere attivata con sistemi di tipo artificiale ma dall’incontro di due gameti, uno dell’uomo e l’altro della donna»
Dallapiccola ha spiegato: «La notizia è attendibile, perché lo dice l’autorevolezza di una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo. Siamo sicuri che non è un falso allarme. La clonazione di una scimmia significa aver clonato un animale che è il più vicino all’uomo. Tutto questo apre ad una strada completamente nuova».
«L’aver ripreso questo tipo di ricerca – ha affermato lo studioso - è una notizia importante anche per le ricadute pratiche, avere due animali identici con lo stesso profilo genetico può servire alla sperimentazione farmacologica. È chiaro che tutto questo riaccende drammaticamente il problema del dibattito etico perché siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo, con tutte le ricadute che ne derivano. Il dibattito che è stato attivato alla fine degli anni '90 rimane acceso perché è difficile capire fino a che punto il ricercatore è capace di mettere un limite alla propria ricerca. Ricordiamo che la pecora Dolly è morta di malattia quindi il soggetto clonato potrebbe avere qualcosa che ancora oggi non sappiamo ben definire».
A proposito della manipolazione genetica, nell'enciclica Laudato si’ Papa Francesco aveva riproposto la posizione di san Giovanni Paolo II, il quale metteva in risalto i benefici dei progressi scientifici e tecnologici, che «manifestano quanto sia nobile la vocazione dell’uomo a partecipare responsabilmente all’azione creatrice di Dio», ma che al tempo stesso ricordava «come ogni intervento in un’area dell’ecosistema non possa prescindere dal considerare le sue conseguenze in altre aree».
Papa Wojtyla affermava che la Chiesa apprezza l’apporto «dello studio e delle applicazioni della biologia molecolare, completata dalle altre discipline come la genetica e la sua applicazione tecnologica nell’agricoltura e nell’industria». Benché dicesse anche che questo non deve dar luogo ad una «indiscriminata manipolazione genetica» che ignori gli effetti negativi di questi interventi. Non è possibile frenare la creatività umana. Se non si può proibire ad un artista di esprimere la sua capacità creativa, neppure si possono ostacolare coloro che possiedono doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli altri. Nello stesso tempo, non si può fare a meno di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto e i limiti etici di tale attività umana che è una forma di potere con grandi rischi».
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