MoVimento 5 Stelle e Lega Nord, che potrebbero riavvicinarsi e formare insieme una maggioranza di governo, sono due dei partiti che vorrebbero rivedere la riforma Fornero, ma senza le riforme del sistema delle pensioni varate dal 2014 in poi, il debito pubblico avrebbe raggiunto il livello di pericolo del 150% in rapporto al PIL.
di Daniele Chicca
WSI - Questo soltanto sul breve, perché poi alla lunga il debito pubblico sarebbe schizzato al 200% del Pil negli anni in cui andrà in pensione la generazione dei baby boomer, ossia nel periodo compreso tra il 2030 e il 2040.
Sono le considerazioni fatte dal governo nel Def “tendenziale” presentato ieri con le quali l’esecutivo uscente di fatto lancia un allarme sulle pensioni e un avvertimento a chi gli succederà a Palazzo Chigi.
Ieri nel presentare il Documento di Economia e Finanza programmatico, il ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan si è vantato dei progressi fatti in termini di aggiustamento dei conti pubblici, lanciando un appello al futuro governo perché si continui a percorrere la strada delle riforme.
La simulazione effettuata dalle autorità, sottolinea Il Sole 24 Ore, offre “un’ulteriore rappresentazione statistica alle segnalazioni sul costo di eventuali misure di riduzione dei requisiti di pensionamento attuali finora espresse facendo riferimento al debito pensionistico implicito”.
Nel Def le previsioni del governo sul rapporto tra debito e Pil sono per un calo al 130,8% nel 2018, con un ulteriore abbassamento al 128% nel 2019 e al 124,7% nel 2020. Le stime sul deficit per il 2017 sono state riviste al rialzo al 2,3% rispetto alla “iniziale previsione dell’1,9%” per poter destinare risorse sufficienti ad “aggredire le situazioni difficili dal punto di vista bancario“.
Dopo aver parlato di un “quadro incoraggiante” per la terza economia dell’area euro, l’ex funzionario dell’Ocse ha sottolineato come lo Spread tra Btp e Bund decennali sia su “livelli molto bassi rispetto al passato” e, “fatemelo dire visto che è di moda parlare di Spagna, rispetto alla Spagna si è ulteriormente ristretto”.
di Daniele Chicca
WSI - Questo soltanto sul breve, perché poi alla lunga il debito pubblico sarebbe schizzato al 200% del Pil negli anni in cui andrà in pensione la generazione dei baby boomer, ossia nel periodo compreso tra il 2030 e il 2040.
Sono le considerazioni fatte dal governo nel Def “tendenziale” presentato ieri con le quali l’esecutivo uscente di fatto lancia un allarme sulle pensioni e un avvertimento a chi gli succederà a Palazzo Chigi.
Ieri nel presentare il Documento di Economia e Finanza programmatico, il ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan si è vantato dei progressi fatti in termini di aggiustamento dei conti pubblici, lanciando un appello al futuro governo perché si continui a percorrere la strada delle riforme.
La simulazione effettuata dalle autorità, sottolinea Il Sole 24 Ore, offre “un’ulteriore rappresentazione statistica alle segnalazioni sul costo di eventuali misure di riduzione dei requisiti di pensionamento attuali finora espresse facendo riferimento al debito pensionistico implicito”.
Nel Def le previsioni del governo sul rapporto tra debito e Pil sono per un calo al 130,8% nel 2018, con un ulteriore abbassamento al 128% nel 2019 e al 124,7% nel 2020. Le stime sul deficit per il 2017 sono state riviste al rialzo al 2,3% rispetto alla “iniziale previsione dell’1,9%” per poter destinare risorse sufficienti ad “aggredire le situazioni difficili dal punto di vista bancario“.
Dopo aver parlato di un “quadro incoraggiante” per la terza economia dell’area euro, l’ex funzionario dell’Ocse ha sottolineato come lo Spread tra Btp e Bund decennali sia su “livelli molto bassi rispetto al passato” e, “fatemelo dire visto che è di moda parlare di Spagna, rispetto alla Spagna si è ulteriormente ristretto”.
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