Sono responsabili del 93% delle otturazioni di scarichi e fogne britanniche. Msc: 30 salviettine umidificate ogni 100 metri di spiaggia.
GreenReport - Entro una ventina di anni in Gran Bretagna le salviettine umidificate, utilizzate per pulirsi le dita appiccicose, per rimuovere il trucco dagli occhi e per motivi igienici in un Paese senza bidet, potrebbero essere spazzate.
Il governo conservatore ha detto che il suo piano per eliminare i rifiuti di plastica «include prodotti monouso come salviettine umidificate» che contengono plastica non biodegradabile.
Quindi, o l’industria riuscirà a produrre salviette prive di plastica o i consumatori dovranno rinunciarci.
In Gran Bretagna le salviettine umidificate sono usate in maniera così massiccia che, secondo Water UK, l’associazione di categoria che rappresenta tutte le principali compagnie idriche e fognarie del paese, sono la causa del 93% delle otturazioni delle fognature del Regno Unito, un elemento chiave dei famigerati giganteschi “tappi” noti come fatberg, E’ per questo che governo e industria idrica hanno lanciato campagne informative per convincere i consumatori a non gettare le salviette nei water, da dove finiscono nel sistema delle acque reflue.
Un portavoce del Department for environment, food and rural affairs (Defra) ha dichiarato:
«Stiamo continuando a collaborare con produttori e rivenditori di salviettine umidificate per assicurarci che l’etichettatura sugli imballaggi sia chiara e che le persone sappiano come smaltirli correttamente», E ha aggiunto che il Defra «sta anche incoraggiando l’innovazione in modo che un numero sempre maggiore di questi prodotti possa essere riciclato e stiano lavorando con l’industria per supportare lo sviluppo di alternative, come un prodotto a umido che non contiene plastica e può quindi essere lavato».
Le aziende che aderiscono a Water UK hanno raccolto campioni dai fatberg per analizzare cosa provochi i blocchi di fognature, pompe e opere di trattamento delle acque reflue e hanno scoperto che «Le salviettine umidificate – principalmente le salviette per neonati, ma anche quelle usate per rimuovere il trucco e ripulire le superfici – costituivano la stragrande maggioranza del materiale». Grassi e oli rappresentavano solo lo 0,5% e un altro 7% era costituito da una serie di altri materiali, tra cui prodotti per l’igiene femminile, tamponi di cotone e involucri di plastica. La carta igienica costituiva solo lo 0,01% del materiale che ostruiva i tubi e le fogne britanniche.
Associazioni ambientaliste come Greenpeace UK e Marine Conservation Society (Mcs) dicono di non essere sorprese da questi dati, visto che le salviettine umidificate vengono spesso commercializzate come “flushable”
Il rapporto Great British Beach Clean 2017 della Mcs ha rivelato «un aumento del 94% delle salviettine umidificate sulle spiagge del Regno Unito». E l’associazione ambientalista ricorda che «Sono in cima alla classifica dei prodotti per l’igiene personale, ma cosa fai una volta che le hai usate? Con sorpresa di molti, Le salviettine umidificate, non sono “flushable”, anche quando lo dice la confezione. Sono fatti di poliestere, la stessa roba di una maglia da calcio o di un pile. Ora, non vorresti buttare nello scarico la tua maglia da calcio, vero? Rappresentano una grave minaccia per la fauna selvatica che continua a mangiarli e sostanze chimiche e batteri tossici possono attaccarsi a loro durante il loro viaggio verso il fondale».
Ci sono rischi anche per la salute dei bagnanti: i censimenti realizzati dall’iniziativa MCS Beachwatch hanno rilevato in media 30 salviettine umidificate ogni 100 metri di spiaggia.
Laura Foster, responsabile inquinamento alla Mcs, ha sottolineato che «Questa fonte di microplastica è facile da prevenire e vogliamo che qualsiasi prodotto che è stato progettato per essere lavato o gettato nello scarico sia privo di materie plastiche”.
La Mcs ha raccolto oltre 10.000 firme per presentare una petizione all’Edana, la confederazione che riunisce i produttori di salviettine umide, chiedendo che i suoi membri tolgano la plastica dai loro prodotti flushable e che le salviette risciacquabili rispettino gli standard dell’industria idrica del Regno Unito.
L’industria delle salviettine ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi dieci anni con i produttori che offrono una gamma di salviette sempre più ampia, per pelli sensibili, per neonati, per rimuvere il trucco, con repellente per insetti, deodorante o crema solare. «Tuttavia – come avverte BBC News – la maggior parte sono fatte di poliestere e altri materiali non biodegradabili».
Jeremy Freedman, amministratore delegato di Guardpack che produce proprio salviettine umidificate, ha scritto al parlamentare del suo collegio asserendo che in realtà «metterle al bando sarebbe stato disastroso per l’ambiente» e poi ha spiegato il perché alla BBC: «Per esempio, se andate a TGI Friday e Nando’s, lì vdrete i nostri prodotti, Queste salviette sono biodegradabili, assorbono in media 3 ml di liquido, se non si potessero utilizzare, dovremmo lavarci le mani, usando in media un litro d’acqua. Sono anche largamente utilizzate nell’industria medica e per le persone con incontinenza e i disabili, queste salviette sono fondamentali per il loro benessere. Molte delle salviette che produco sono atte con materiali biodegradabili al 100%», ma ha ammesso che non sono “flushable”.
Il Defra sta studiando come utilizzare modifiche fiscali o tariffarie per ridurre la quantità di plastica monouso che viene gettata in giro e a gennaio la premier Theresa May ha promesso di eliminare entro il 2042 tutti i «rifiuti di plastica evitabili». Il governo conservatore ha anche detto che si consulterà sull’opportunità o meno di vietare le cannucce di plastica, cotton fioc e i drink stirrers.
GreenReport - Entro una ventina di anni in Gran Bretagna le salviettine umidificate, utilizzate per pulirsi le dita appiccicose, per rimuovere il trucco dagli occhi e per motivi igienici in un Paese senza bidet, potrebbero essere spazzate.
Il governo conservatore ha detto che il suo piano per eliminare i rifiuti di plastica «include prodotti monouso come salviettine umidificate» che contengono plastica non biodegradabile.
Quindi, o l’industria riuscirà a produrre salviette prive di plastica o i consumatori dovranno rinunciarci.
In Gran Bretagna le salviettine umidificate sono usate in maniera così massiccia che, secondo Water UK, l’associazione di categoria che rappresenta tutte le principali compagnie idriche e fognarie del paese, sono la causa del 93% delle otturazioni delle fognature del Regno Unito, un elemento chiave dei famigerati giganteschi “tappi” noti come fatberg, E’ per questo che governo e industria idrica hanno lanciato campagne informative per convincere i consumatori a non gettare le salviette nei water, da dove finiscono nel sistema delle acque reflue.
Un portavoce del Department for environment, food and rural affairs (Defra) ha dichiarato:
«Stiamo continuando a collaborare con produttori e rivenditori di salviettine umidificate per assicurarci che l’etichettatura sugli imballaggi sia chiara e che le persone sappiano come smaltirli correttamente», E ha aggiunto che il Defra «sta anche incoraggiando l’innovazione in modo che un numero sempre maggiore di questi prodotti possa essere riciclato e stiano lavorando con l’industria per supportare lo sviluppo di alternative, come un prodotto a umido che non contiene plastica e può quindi essere lavato».
Le aziende che aderiscono a Water UK hanno raccolto campioni dai fatberg per analizzare cosa provochi i blocchi di fognature, pompe e opere di trattamento delle acque reflue e hanno scoperto che «Le salviettine umidificate – principalmente le salviette per neonati, ma anche quelle usate per rimuovere il trucco e ripulire le superfici – costituivano la stragrande maggioranza del materiale». Grassi e oli rappresentavano solo lo 0,5% e un altro 7% era costituito da una serie di altri materiali, tra cui prodotti per l’igiene femminile, tamponi di cotone e involucri di plastica. La carta igienica costituiva solo lo 0,01% del materiale che ostruiva i tubi e le fogne britanniche.
Associazioni ambientaliste come Greenpeace UK e Marine Conservation Society (Mcs) dicono di non essere sorprese da questi dati, visto che le salviettine umidificate vengono spesso commercializzate come “flushable”
Il rapporto Great British Beach Clean 2017 della Mcs ha rivelato «un aumento del 94% delle salviettine umidificate sulle spiagge del Regno Unito». E l’associazione ambientalista ricorda che «Sono in cima alla classifica dei prodotti per l’igiene personale, ma cosa fai una volta che le hai usate? Con sorpresa di molti, Le salviettine umidificate, non sono “flushable”, anche quando lo dice la confezione. Sono fatti di poliestere, la stessa roba di una maglia da calcio o di un pile. Ora, non vorresti buttare nello scarico la tua maglia da calcio, vero? Rappresentano una grave minaccia per la fauna selvatica che continua a mangiarli e sostanze chimiche e batteri tossici possono attaccarsi a loro durante il loro viaggio verso il fondale».
Ci sono rischi anche per la salute dei bagnanti: i censimenti realizzati dall’iniziativa MCS Beachwatch hanno rilevato in media 30 salviettine umidificate ogni 100 metri di spiaggia.
Laura Foster, responsabile inquinamento alla Mcs, ha sottolineato che «Questa fonte di microplastica è facile da prevenire e vogliamo che qualsiasi prodotto che è stato progettato per essere lavato o gettato nello scarico sia privo di materie plastiche”.
La Mcs ha raccolto oltre 10.000 firme per presentare una petizione all’Edana, la confederazione che riunisce i produttori di salviettine umide, chiedendo che i suoi membri tolgano la plastica dai loro prodotti flushable e che le salviette risciacquabili rispettino gli standard dell’industria idrica del Regno Unito.
L’industria delle salviettine ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi dieci anni con i produttori che offrono una gamma di salviette sempre più ampia, per pelli sensibili, per neonati, per rimuvere il trucco, con repellente per insetti, deodorante o crema solare. «Tuttavia – come avverte BBC News – la maggior parte sono fatte di poliestere e altri materiali non biodegradabili».
Jeremy Freedman, amministratore delegato di Guardpack che produce proprio salviettine umidificate, ha scritto al parlamentare del suo collegio asserendo che in realtà «metterle al bando sarebbe stato disastroso per l’ambiente» e poi ha spiegato il perché alla BBC: «Per esempio, se andate a TGI Friday e Nando’s, lì vdrete i nostri prodotti, Queste salviette sono biodegradabili, assorbono in media 3 ml di liquido, se non si potessero utilizzare, dovremmo lavarci le mani, usando in media un litro d’acqua. Sono anche largamente utilizzate nell’industria medica e per le persone con incontinenza e i disabili, queste salviette sono fondamentali per il loro benessere. Molte delle salviette che produco sono atte con materiali biodegradabili al 100%», ma ha ammesso che non sono “flushable”.
Il Defra sta studiando come utilizzare modifiche fiscali o tariffarie per ridurre la quantità di plastica monouso che viene gettata in giro e a gennaio la premier Theresa May ha promesso di eliminare entro il 2042 tutti i «rifiuti di plastica evitabili». Il governo conservatore ha anche detto che si consulterà sull’opportunità o meno di vietare le cannucce di plastica, cotton fioc e i drink stirrers.
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