Il presidente dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani) e direttore del Dipartimento per la salute della donna e la tutela del nascituro all’Ospedale Santa Maria di Bari, per i 40 anni della Legge 194, avverte: "Una legge iniqua, applicata anche tramite alcuni inganni".
di Dario Cataldo
"Le donne vanno sostenute e occorre garantire loro anche il diritto di non abortire”. Con queste parole, nel quarantennale della Legge 194/70, il ginecologo Filippo Maria Boscia, presidente dell’Amci pone l'obiettivo su una questione di carattere sociale. "Una legge iniqua e applicata anche tramite alcuni inganni", che tra l’altro, non ha causatol’aumento degli aborti tardivi (oltre i 90 giorni).
Con le sue dichiarazioni rilasciate al Sir, il Ginecologo esprime perplessità sull’escamotage della salute mentale a rischio per la donna e mette in guardia dal rischio di diagnosi a volte “azzardate di una malformazione che magari non si ripresenterà”.
La pratica dell'aborto merita consulenze approfondite, “scrupolose, fornite da medici attenti, capaci di assumersi puntuali responsabilità mentre sono spesso frettolose, effettuate magari da professionisti che temono di essere in futuro chiamati a rispondere per danni”.
Boscia ricorda che “in quarant’anni gli aborti in Italia sono stati 6 milioni". Nella percezione comune, "oggi l’aborto procurato non viene riconosciuto come omicidio, ma piuttosto come un bene sociale”.
Questo dato, per il presidente Amci, il dato diffuso dal Sistema di sorveglianza non tiene conto di 405.000 aborti nascosti: “Nel 2016 sono state acquistate 214.532 confezioni di pillola del giorno dopo (dal 2015 venduta liberamente) e 189.589 di pillola dei cinque giorni dopo per un totale di quasi 405.000 confezioni”.
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