Sinodo Giovani, Instrumentum laboris: richiesta di una "Chiesa meno istituzionale e più relazionale"
“Uno stile di dialogo interno ed esterno alla Chiesa per affrontare alcuni nodi del nostro tempo”. Questo è il sunto del testo in previsione del Sinodo dei giovani. Arginare una religione sempre più liquida e contrastare la forma con la sostanza sono le parole d'ordine per invitare i Giovani all'incontro con il Cristianesimo.
di Dario Cataldo
“Un numero consistente di giovani, provenienti soprattutto da aree molto secolarizzate, non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono un interlocutore significativo per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante”.
Questo è un estratto dell’Instrumentum laboris dedicata all’emergenza di “un nuovo paradigma di religiosità, poco istituzionalizzata e sempre più ‘liquida’, segnata da radicali sentieri individuali, che spesso si dichiarano appartenenti alla stessa confessione”.
Le istanze dei più giovani sono precise e vertono su precise richieste. La loro domanda “non nasce da un disprezzo acritico e impulsivo, ma affonda le sue radici anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici, su cui i giovani chiedono alla Chiesa di rafforzare la sua politica di tolleranza zero contro gli abusi sessuali all’interno delle proprie istituzioni; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea”.
Nel loro essere critici, talvolta severi verso le Istituzioni religiose, “i giovani chiedono che la Chiesa sia un’istituzione che brilli per esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale”: una Chiesa “meno istituzionale e più relazionale”, capace di “accogliere senza giudicare previamente”, una Chiesa “amica e prossima”, una comunità ecclesiale che sia “una famiglia dove ci si sente accolti, ascoltati, custoditi e integrati”.
di Dario Cataldo
“Un numero consistente di giovani, provenienti soprattutto da aree molto secolarizzate, non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono un interlocutore significativo per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante”.
Questo è un estratto dell’Instrumentum laboris dedicata all’emergenza di “un nuovo paradigma di religiosità, poco istituzionalizzata e sempre più ‘liquida’, segnata da radicali sentieri individuali, che spesso si dichiarano appartenenti alla stessa confessione”.
Le istanze dei più giovani sono precise e vertono su precise richieste. La loro domanda “non nasce da un disprezzo acritico e impulsivo, ma affonda le sue radici anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici, su cui i giovani chiedono alla Chiesa di rafforzare la sua politica di tolleranza zero contro gli abusi sessuali all’interno delle proprie istituzioni; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea”.
Nel loro essere critici, talvolta severi verso le Istituzioni religiose, “i giovani chiedono che la Chiesa sia un’istituzione che brilli per esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale”: una Chiesa “meno istituzionale e più relazionale”, capace di “accogliere senza giudicare previamente”, una Chiesa “amica e prossima”, una comunità ecclesiale che sia “una famiglia dove ci si sente accolti, ascoltati, custoditi e integrati”.
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