Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Milioni di studenti vietnamiti – dopo il blocco imposto dalla pandemia - sono tornati a scuola per l'anno scolastico 2022-2023. Tuttavia, molti di loro - insieme a genitori e docenti - sono ancora colpiti dagli effetti del Covid-19. La percentuale di giovani che soffrono di depressione aumenta di giorno in giorno, così come il numero di suicidi.
“È un dato di fatto che molti studenti non si sentono felici per le pressioni degli insegnanti, dei test scolastici e persino per il comportamento degli amici”, spiega il preside della Nguyễn Du High School nella città di Hồ Chí Minh, Huỳnh Thanh Phú. Anche in Vietnam sta crescendo dunque l’allarme per le forme di depressione tra gli studenti. “Le scuole e i genitori si preoccupano solo del rendimento di questi giovani e non dei loro possibili problemi psicologici” aggiunge la psicologa Phạm Thị Thúy. “Questo aumenta il rischio di depressione a tutte le età, ma specialmente per gli adolescenti, che non si sentono amati”.
A confermarlo drammaticamente è anche la crescita del numero di studenti che hanno deciso di togliersi la vita. Nguyễn N.V., per esempio, studente della provincia di Bình Định, quando è arrivato a Hồ Chí Minh City per il nuovo anno scolastico, si è gettato nel fiume con uno zaino contenente 10 chili di pietre sulla schiena. Nella stessa città, il 21 febbraio, anche una studentessa della NHT High School, si è suicidata saltando dal 3° piano. Un gesto estremo, seguito da quello di un sedicenne al 10° anno della Amsterdam High School for the Gifted nella città di Hà Nội, che il 1 aprile si è lanciato dal 28° piano del suo condominio.
Molti educatori si stanno chiedendo: quali pressioni hanno causato questi suicidi? I gesti sono comuni tra gli studenti provenienti sia da famiglie agiate sia da quelle più in difficoltà. Secondo la psicologa Phạm Thị Thúy sarebbero dettati proprio dalle continue richieste di alte prestazioni da parte di genitori e insegnanti.
Al fine di ridurre il rischio di depressione per gli studenti, l’esperta suggerisce sia alle famiglie sia agli enti locali e ai settori dell’educazione di “porre al primo posto il criterio dell’amore in tutte le relazioni sociali e di insegnare ai bambini ad amarsi, rispettando e curando se stessi”. Solo così, aggiunge, “saranno in grado di prevenire e affrontare gli eventi negativi nelle loro vite. Le persone - conclude - hanno bisogno di affetto e comprensione reciproca in comunità residenziali appropriate”.
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